Urb.lat.187
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.187
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV
- Data inizio:
- 1474
- Data fine:
- 1482
- Paese:
- Italia
- Localita:
- Firenze
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 381
- Larghezza:
- 240
- Numero fogli:
- I. 260. I
- Contenuto:
- "In hoc codice continentur infrascripta opera Avicenne philosophi viri doctissimi ex arabico i(n) latinum traducta q(uam) in circulis sunt annotata. Methafisica Avicenne libri. De anima Avicen(n)e libri. De animalib(us) Avicenne libri" (f. 1v).
- Nota generale:
- Avicenna, Liber de philosophia prima, sive scientia divina; De anima; De animalibus.
Descrizione
- Collazione:
- 28 fascicoli: 1 bifoglio (ff. 1-2; f. 1v con antiporta miniata), 2-4 quinioni (ff. 3-12, 13-22, 23-32), 5 ternione (ff. 33-38), 6-11 quinioni (ff. 39-48, 49-58, 59-68, 69-78, 79-88, 89-98), 12 bifoglio (ff. 99-100), 13 quaternione (ff. 101-108), 14-28 quinioni (ff. 109-118, 119-128, 129-138, 139-148, 149-158, 159-168, 169-178, 179-188, 189-198, 199-208, 209-218, 219-228, 229-238, 239-248, 249-258), 29 bifoglio (ff. 259-260). Il bifoglio iniziale comincia con il lato pelo, sicché ai ff. 2v-3r si trovano vis-à-vis lato pelo (f. 2v) e lato carne (f. 3r); la regola di Gregory è rispettata negli altri fascicoli. Fogli di guardia membranacei (ff. I, 261). Bianchi i ff. Ir-v, 1r, 260v, 261r-v.
- Impaginazione:
- Testo a piena pagina; rr. 45/ll. 45, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a colore (tipo Derolez 31). Presenta rigatura anche il f. 260v, bianco. Specchio rigato (f. 19r): 381 (36+264+81) x 240 (29+7+136+7+61) mm. Visibili due fori di costruzione lungo il margine interno di ciascun foglio, rispettivamente al di sopra e al di sotto delle righe delimitanti lo specchio scrittorio.
- Foliazione:
- Il codice presenta tre numerazioni: una coeva alla trascrizione del testo, in inchiostro bruno, nell’angolo superiore destro dei fogli, in corrispondenza della riga esterna della giustificazione, che numera 67-142 gli attuali ff. 3-78; una recenziore (a cui ci si riferisce nella descrizione), in inchiostro bruno, nell’angolo superiore destro ma più esterna rispetto alla precedente, che numera regolarmente i ff. 1-260; una con numeratore meccanico, nell’angolo inferiore destro dei fogli, per ff. 1-259, con salto di numerazione dopo il f. 51, successivamente numerato "51a" a matita, e dopo il f. 118, numerato a matita "118a". Foglio di guardia posteriore numerato a penna 261.
- Scrittura - Nota:
- Umanistica di unica mano in inchiostro bruno. Rare correzioni marginali di mano dello stesso copista; alcuni notabilia (ad es. ff. 98v-99r).
- Decorazione - Nota:
- 1 antiporta (f. 1v, mm 190x175) costituita da una fascia rosa e da un clipeo laureato, con il contenuto del codice su 8 linee di scrittura alternativamente in oro e in blu in capitale; tutt’intorno una corona fitofloreale policroma (verde, rosa, blu) con pomi gialli e globi aurei cigliati; tre clipei minori (mm 27) che mostrano in capitale in oro o in blu i titoli delle singole opere. 1 pagina di incipit (f. 2r), su tre margini del foglio fregio fitofloreale policromo uguale alla corona dell’antiporta, a bas-de-page due puttini alati sorreggono il clipeo laureato con lo stemma ducale post 1474, rubrica a inchiostro blu e in capitale. 17 iniziali maggiori (ff. 2r, 13v, 20r, 33r, 39v, 51v, 61v, 67r, 78r, 95v, 101r-v, 113v, 123r, 140v, 153r, 169r; mm 27x33, media) con corpo in foglia d’oro e campo fitofloreale della medesima tipologia del fregio e della corona dell’antiporta. 46 iniziali medie calligrafiche in blu, a partire da f. 102r (mm 20x20, media); rubricati incipit, explicit, titoli correnti al centro del margine superiore (talvolta anche a inchiostro bruno).
- Legatura -Nota:
- Coperta in pergamena tinta di verde priva di decorazione, su quadranti di cartone; in corrispondenza del dorso è stata staccata e, lacera lungo i bordi, rinforzata con carta giapponese e incollata sulla controguardia anteriore. Dorso a 7 compartimenti, delimitati da 6 doppi nervi in corda. Nel primo compartimento, mutilo del bordo superiore, doveva essere impressa in oro l’antica segnatura assegnata nell’inventario vaticano di Stefano Gradi (“450 / VR∙B∙”, cf. Storia), come avviene solitamente negli altri manoscritti urbinati; nel terzo e nel sesto elementi araldici (due spade passate in croce di S. Andrea sormontate da una cometa) dello stemma del card. Bibliotecario (1681-1693) Lorenzo Brancati di Lauria; nel quarto e quinto elementi araldici (aquila e leone) dello stemma di Innocenzo XI (1676-1689). La legatura è dunque databile agli anni 1681-1689. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Rubro» (cf. Storia).
- Segnature di fascicoli:
- Segnatura a registro nell’angolo inferiore destro del recto dei fogli che compongono la prima metà dei fascicoli, talvolta eliminata dalla rifilatura, del tipo h1-h5 (ff. 3r-7r), i1-i5 (ff. 13r-17r) fino a r1-r5 (ff. 89r-93r); segue 1-4 (ff. 101-104), b1-b5 (ff. 109r-113r) e prosegue fino g1-g5 (ff. 159r-163r); quindi 1-5 (ff. 169r-173r), bb1-bb5 (ff. 179-183) fino kk1-kk2 (ff. 259-260). Le tre serie di segnature corrispondono alle tre opere aristoteliche contenute nel codice: il De anima (ff. 101r-168v) probabilmente era stato pensato per occupare la posizione incipitaria.
- Verba reclamantia:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina della giustificazione; assente al f. 168v.
- Stemma:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 2r, stemma ducale inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate.
- Nota:
- Per questo ms. cf. anche E. Ponzi, Urb. lat. 187, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Il codice è appartenuto a Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente al f. 2r, ed è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 33r: «Avicennae Arabi philosophi excellentissimi Metaphysicorum Libri X. Eiusdem de Anima libri V. Eiusdem de Animalibus Tractatus XVIIII. In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. XC, nr. 227). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657. L’antica segnatura “450”, segnata a penna a f. 1r nell’angolo superiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. [48]v; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. IV). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. [I]r, 1r, 2r, 260r.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 188; Avicenna latinus. Codices, p. 88-89.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Innocentius PP. XI, b., 1611-1689 [person]
Brancati, Lorenzo, card., 1612-1693 [person]
Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro, f. 1460-1480 [person]
Scuola del Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro [artist]
Testo del curatore
In formato medio-grande e dalla pergamena consistente, l'Urb. lat. 187 già ad apertura mostra la sua appartenenza alla libraria di Federico da Montefeltro, esibendo l’antiporta decorata con il contenuto del libro (f. 1v), dispositivo visivo comune alla collezione urbinate, e la pagina di incipit (f. 2r), che introduce al testo della Metafisica di Avicenna (980-1037) – il volume tramanda anche il De anima e il De animalibus del medesimo autore.
Pressoché inedito, l’apparato decorativo del ms., nonostante la presenza di alcuni scarti linguistici, si può assegnare a una bottega vicina a quella del Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro che, come indica il suo nome convenzionale, lavorò alla realizzazione dell'Urb. lat. 9, il Salterio trilingue appunto, ma anche all’Urb. lat. 185. Un piccolo corpus di questo artefice è stato definito da Ada Labriola in appendice al catalogo Ornatissimo codice (Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, pp. 228-229): i lavori di tale miniatore, a oggi tutti collocabili tra gli anni ’60 e i primissimi anni ’80 del secolo XV (cfr. de la Mare, Vespasiano da Bisticci as Producer, pp. 181, 198), sono caratterizzati da fregi floreali ordinati e regolari, resi vivaci da una tavolozza pittorica luminosa. Seppure nell'Urb. lat. 187 siano assenti esempi di pittura figurativa che avrebbero reso meno disagevole una proposta attributiva, i puttini reggistemma e i volatili che abitano il fregio a f. 2r possono essere utili elementi di confronto proprio con la produzione del Maestro o, comunque, con quella sfera di azione che a lui può variamente riferirsi; egli infatti tende a realizzare genietti paffuti e dall’incarnato lievemente ombreggiato, mentre gli uccelli, pur desunti da un repertorio comune alla miniatura fiorentina del Quattrocento, mostrano una certa vivacità esecutiva. Sempre presenti sono peraltro gli echi dei lavori di Francesco di Antonio del Chierico (Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, pp. 228-232): il suo magistero fu tale che, nella Firenze della seconda metà del secolo, molti artisti dovettero formarsi accanto a lui e, nella consuetudine con le sue proposte illustrative e figurative, giungessero poi a elaborare un linguaggio autonomo. Ma per tornare al Maestro del Salterio, l’artista conferisce ai suoi genietti un peculiare «incarnato livido» e chiome brune, come si può osservare nell’Avicenna, ma anche nell'Urb. lat. 55, per esempio. Vero è che, come Labriola non manca di sottolineare, «piccole diversità di conduzione formale» nel catalogo di tale artefice – cfr. per es., Urb. lat. 9, Urb. lat. 28, Urb. lat. 68, Urb. lat. 328 – sono spie di una pratica comune in quegli anni, sebbene non ancora abbastanza indagata: l’abitudine cioè alla collaborazione tra botteghe e miniatori, in una osmosi continua basata sulla diffusione dei modelli decorativi, dell’imagerie figurativa, di un certo gusto pittorico e di alcuni stilemi esornativi. Un fenomeno che nel caso dell'Urb. lat. 187 si manifesta anche sotto un altro aspetto.
Pur nella facies visivamente omogenea sia dal punto di vista decorativo sia da quello testuale, l’Avicenna urbinate mostra una serie di peculiarità che divengono indizi di una certa prassi esecutiva. Il dittico decorativo di antiporta e pagina di incipit è stato realizzato su un bifoglio probabilmente esemplato al momento dell’ingresso del codice nella collezione federiciana; la pergamena risulta molto più consistente rispetto ai fogli che seguono e, nell’avvicendarsi tra i fascicoli 1 e 2, la regola di Gregory non è rispettata (ff. 2v-3r, pelo-carne). A f. 2v è inoltre presente un richiamo, in una posizione singolare quindi, ma che può tuttavia trovare una spiegazione se messo in relazione con altre evidenze codicologiche. Il f. 3r esibisce una foliazione coeva alla confezione del ms. – o almeno a una porzione di esso, come si vedrà tra poco –, che indica tale foglio come 67, in una progressione crescente fino al 142 (attuale f. 77); a essa corrisponde una segnatura a registro, visibile a bas-de-page, secondo una sequenza che prende avvio dall’odierno fascicolo 2 (ff. 3-12) con la formula h1-h5, fino al fascicolo 11 (ff. 89-98), segnato r1-r5. Il fascicolo 12 (ff. 99-100), con segnatura rifilata o comunque non più evidente, chiude la compagine contenente il testo della Metafisica: esso è un bifoglio, sorta di spartiacque codicologico tra la prima unità del codice e la successiva. Essa, che inizia con il fascicolo 13 (ff. 101-108), è infatti ordinata secondo una nuova segnatura a registro, a partire dalla sequenza 1-5, b1-b5 e così in avanti per l’intero testo del De anima; al fascicolo 20 si apre il De animalibus (ff. 169-178), ordinato secondo la sequenza progressiva 1-5, bb1-bb5 etc. etc.
Un insieme di elementi che rende quindi plausibile un’ipotesi, quella cioè che nella sua bottega Vespasiano da Bisticci conservasse fascicoli parzialmente rilegati, trascritti e decorati da medesimi artefici, contenenti insiemi omogenei di opere, da combinare variamente – talora senza troppa cura per la qualità – in accordo con le richieste della committenza. In questo caso specifico, egli non solo assemblò in uno stesso ms. opere di Avicenna trascritte da un medesimo copista e decorate da un unico miniatore, pur in momenti diversi – ne è dimostrazione la parziale foliazione originaria –, ma fece anche altro. Il codice si apre infatti con un bifoglio che tramanda i primi brani della Metafisica, bifoglio chiaramente aggiunto, come già si è detto, in ragione della posizione inusuale del richiamo di fascicolo presente a f. 2v; il fatto che il f. 3 sia inoltre indicato come 67 lascia supporre che, da qualche parte nella bottega, fossero conservati fascicoli foliati “1-66” e contenenti forse altre opere del filosofo arabo che tuttavia in quel momento non erano utili alla commissione di Vespasiano.
Altro elemento in favore di tale ricostruzione è racchiuso nell’Urb. lat. 186 (Avicenne en Occident, p. 136; Avicenna latinus. Codices, pp. 253-256), a oggi unico testimone della traduzione di una parte della Physica e contenente anche altre opere del filosofo arabo (De caelo et mundo, De generatione, De actionibus et passionibus elementorum, Liber meteororum); pur non custodendo i fascicoli foliati “1-66” ai quali si è appena fatto cenno, è innegabile che esso costituisca un corpus insieme all’Urb. lat. 187. L’uno e l’altro sono infatti omogenei nel formato – medio-grande –, nella scrittura – affidati ai medesimi copisti –, nell’apparato decorativo: antiporta, pagina di incipit, iniziali maggiori, iniziali medie sono eseguiti da un’équipe all’interno della quale lavoravano probabilmente maestri diversi, ma tutti educati a un medesimo linguaggio figurativo che aveva come riferimento l’opera di Francesco di Antonio del Chierico (Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, pp. 228-232) e che si propone qui di ricondurre alla sfera del Maestro del Salterio di Federico da Montefeltro. I due mss. inoltre si avvicendano anche nell’Indice vecchio, poiché l’Urb. lat. 187 corrisponde al nr. 227, mentre l’Urb. lat. 186 segue con il nr. 228, ulteriore conferma della loro presenza come dittico all’interno della collezione libraria di Urbino.
Descrizioni interne
101r-168v
Liber Avicenne sexti naturaliu(m) vel liber de anima translatus a quoda(m) magistro Havendana philosopho et israelita ad archiepiscopu(m) Toletane ci(vi)tatis primatem etia(m) Hispanaru(m) civitatum scribens eidem intentionem suam
- Locus:
- 101r-168v
- Titolo:
- Liber Avicenne sexti naturaliu(m) vel liber de anima translatus a quoda(m) magistro Havendana philosopho et israelita ad archiepiscopu(m) Toletane ci(vi)tatis primatem etia(m) Hispanaru(m) civitatum scribens eidem intentionem suam
- Titolo uniforme:
- De anima (Avicenna, 980-1037)
- Incipit testo:
- Dicemus ergo quod primu(m) quod debemus (f. 102r)
- Incipit dedica:
- Reverendissimo tholetane sedis archiepiscopo et hispanaru(m) (f. 101r)
- Incipit prefazione:
- Iam explevimus in primo libro verbu(m) (f. 101v)
- Explicit testo:
- postea scies cu(m) loquemur de animalibus (f. 168v)
- Explicit dedica:
- ostend(itu)r que sunt instrume(n)ta anime (f. 101v)
- Explicit prefazione:
- ita ibi p(er)ficiet(ur) totus noster liber (f. 102r)
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Gundissalinus, Dominicus, sec. XII [translator]
Iohannes Hispanus, sec. XII [translator]
2r-100v
Avicenne Arabi Metafisica per eum conposita
- Locus:
- 2r-100v
- Titolo:
- Avicenne Arabi Metafisica per eum conposita
- Titolo supplito:
- Metaphysica.
- Titolo uniforme:
- Liber de philosophia prima, sive scientia divina (Avicenna, 980-1037)
- Incipit testo:
- Postquam autem auxilio Dei explicuimus
- Explicit testo:
- terreni mundi et vicarius Dei in illo
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
169r-260r
Avicenne principis de animalibus liber continens tractatus decem et novem
- Locus:
- 169r-260r
- Titolo:
- Avicenne principis de animalibus liber continens tractatus decem et novem
- Titolo uniforme:
- De animalibus (Avicenna, 980-1037)
- Incipit testo:
- Et animalia quedam com(m)unicant in me(m)bris
- Explicit testo:
- utilitate iam scis ex alio loco
- Nota:
- Al f. 169r precede la dedica: "Frederice domine mundi romanoru(m) imperator suscipe devote hunc laborem Michaelis Scoti, ut sit gratia capiti tuo et torques collo tuo".
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Scot, Michael, c. 1175-1234 [translator]
Friedrich II, imperatore del Sacro romano impero e re di Sicilia, 1194-1250 [dedicatee]