Urb.lat.1324
Informazioni sul manoscritto
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Segnatura:
- Urb.lat.1324
- Biblioteca:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Datazione:
- sec. XV med
- Data inizio:
- 1451
- Data fine:
- 1474
- Paese:
- Italia
- Localita:
- Firenze
- Materiale:
- membr.
- Altezza:
- 270
- Larghezza:
- 179
- Numero fogli:
- III. 139
- Nota generale:
- Aristotele, Ethica Nicomachea, nella traduzione di Giovanni Argiropulo.
Descrizione
- Collazione:
- 14 fascicoli: 1-14 quinioni (ff. 2-11, 12-21, 22-31, 32-41, 42-51, 52-61, 62-71, 72-81, 82-91, 92-101, 102-111, 112-121, 122-131, 132-140 [-1]). Fogli di guardia membranacei (ff. [I], [II], 1). Bianchi i ff. [I]r-[II]v, [140]r-v.
- Impaginazione:
- Testo a piena pagina; rr. 30/ll. 29, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 33). Specchio rigato (f. 24r): 270 (33+163+74) x 179 (19+6+98+6+50) mm. Visibili otto fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione lungo il margine inferiore e superiore, non visibili su tutti i fogli a causa della rifilatura (es. ff. 42-51).
- Foliazione:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-139; f. [140] e fogli di guardia non numerati.
- Scrittura - Nota:
- Umanistica di unica mano in inchiostro bruno. Albinia de la Mare identifica il copista con Francesco degli Ugolini da Colle Val d’Elsa, attivo per Vespasiano da Bisticci. La studiosa riconosce la sua mano in 7 manoscritti, 4 dei quali sono manoscritti urbinati: oltre al presente codice, gli Urb. lat. 47 (firmato «F», f. 264r), 201 (firmato «p(res)b(y)t(er) Franciscus Collensis», f. 357v) e 451 (non firmato; cf. De la Mare, New research, p. 495-496, nr. 22; Ead., Vespasiano da Bisticci, p. 90 n. 45; si veda anche Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 135 nr. 107; Csapodi-Gárdonyi, Les scripteurs, p. 35). Il codice presenta note marginali coeve (es. ff. 22r, 33r, 116v, 138r), in un caso in greco (f. 121r).
- Decorazione - Nota:
- 1 pagina di incipit (f. 1r) con fregio a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, porpora) abitato da putti e volatili e percorso da un listello in foglia d’oro che si apre a bas-de-page a ospitare lo stemma bandato feltresco. 11 iniziali maggiori (ff. 1r, 5v, 18v, 28r, 42v, 56v, 72v, 83r, 98v, 112v, 125r; mm 20x21, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, porpora); numerose iniziali medie calligrafiche in blu; rubricati incipit, explicit e titoli correnti al centro del margine superiore.
- Legatura -Nota:
- Coperta in pergamena tinta di verde priva di decorazione, su quadranti di cartone. Dorso a 5 compartimenti, delimitati da 4 doppi nervi. Nel primo compartimento antica segnatura “303 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro, incorniciata da doppio filetto dorato. Negli altri compartimenti elementi araldici (un monte di sei cime sormontato da una stella a sei punte) dello stemma di Alessandro VII (1655-1667) impressi in oro. Tracce di doratura sui tagli. La legatura è databile tra il 1657, anno di arrivo dei codici urbinati in Biblioteca Vaticana, e il 1667, anno di morte di papa Alessandro VII. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Viridi» (cf. Storia).
- Segnature di fascicoli:
- Assenti.
- Verba reclamantia:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina di giustificazione.
- Stemma:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1r, a sei bande d'azzurro e d'oro, all'aquila di nero sulla I banda d'oro.
- Nota:
- Per questo ms. cf. anche L. Salvatelli, Urb. lat. 1324, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Lingua:
- Latino.
- Alfabeto:
- Latino.
- Storia:
- Il codice è appartenuto a Federico da Montefeltro, il cui stemma è presente al f. 2r, ed è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 31r: «Aristotelis Ethica ad Nicomachum Filium ab Argyropilo Traducta. In Viridi»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. LXXXVIII, nr. 208). Al f. 1r-v si trovano due note di Federico Veterani, bibliotecario ducale (cf. Michelini Tocci, Agapito, bibliotecario, p. 273-275), che era solito postillare i codici della biblioteca con notizie riguardanti la vita e le imprese del suo signore, in questo caso con il ricordo della nascita di Francesco Maria I della Rovere, figlio di Guidubaldo II, nel 1514 (f. 1r: «In no(m)i(n)e d(omi)ni n(ostri) Iesu Christi et c(etera). Ill(ustrissim)us d(ominus) dux d(ominus) Guidobaldus Feltrius de Ruvere filius ill(ustrissi)mi d(omini) ducis Francisci Mariae natus est anno d(omi)ni 1514 die II ap(ri)lis die d(omi)nica hora noctis q(ui)nta 1/2 et eodem no(m)i(n)e ad fontem baptizatus appellat(us) est» e sotto «servus Federic(us) Veteranus Urbinas ad memoria(m) s(ub)s(cripsit)»). Veterani era anche autore di versi d’occasione, che spesso trascriveva sui primi fogli (es. f. 1v; cf. Michelini Tocci, I due manoscritti urbinati, p. 211 n. 3) o alla fine dei manoscritti. Copiò egli stesso e sottoscrisse codici urbinati (Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 124-126, nr. 4522-4544; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 136 n. 119; II, p. 136 n. 964). Alcune sue annotazioni riguardano la propria vita professionale, come quelle apposte negli Urb. lat. 420 e 651, che hanno offerto materiale di discussione per la possibile attività di miniatore da lui stesso prospettata (cf. da ultimo Fumian, Autografia, prassi di bottega o falsificazione?). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657. L’antica segnatura “303”, impressa in oro nel primo compartimento del dorso e segnata a penna a f. 2r nell’angolo superiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 39r; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. XXII). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 2r, 139v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. 266.
- Altro nome:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Alexander PP. VII, 1599-1667 [person]
Ugolini, Francesco degli, f. 1457-1485/90 [scribe]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [person]
Francesco di Antonio del Chierico, 1433-1484 [artist]
Testo del curatore
Il manoscritto, di piccolo formato e dalla pergamena di buona qualità ben lavorata, è un volumetto maneggevole, ma elegante, fu probabilmente uno dei primi codici di contenuto filosofico a entrare nella collezione di Federico da Montefeltro.
Cosimo Stornajolo nel suo catalogo forniva del codice una breve descrizione anche dell’apparato decorativo (Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. 266), ma si deve agli studi successivi la sua attribuzione a un preciso ambito di produzione: la letteratura è infatti concorde nel ritenerlo opera del celeberrimo Francesco di Antonio del Chierico (1433-1484; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, pp. 228-232), personalità di spicco dell’arte del minio, fiorentina e non solo, a partire dagli anni ’50 del Quattrocento.
La vicenda critica dell’artista prende avvio con le capillari indagini, ancora oggi di riferimento, di Annarosa Garzelli che, a metà degli anni ’80 del Novecento, gli dedica ampio spazio nel suo volume Miniatura fiorentina del Rinascimento e in particolare nella sezione Le immagini, gli autori, i destinatari (pp. 101-170 e in part. 101-156). Nel tentativo di riannodare le fila dell’amplissima produzione libraria toscana del secolo XV, ella si concentra in special modo proprio su Francesco di Antonio, sulle novità apportate dal suo linguaggio, sui committenti per i quali lavora, sul valore del suo magistero che ha formato, sia in maniera diretta sia per vie secondarie, moltissimi degli artisti toscani e non solo, tra sesto e ottavo decennio del secolo.
Il miniatore, che con molti della sua generazione condivide esordi da orafo, partecipa all’allestimento della biblioteca per la Badia fiesolana, progetto culturale mediceo nel quale lavora dall’11 gennaio 1461 al 27 aprile 1465, accanto ad artisti come Beato Angelico e Zanobi Strozzi, da essi derivando un certo gusto per la luminosità della tavolozza pittorica. Egli è quindi coinvolto nella ornamentazione degli antifonari dell’Opera del Duomo di Firenze (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Edili 148-151), anch’essa promossa dalla Signoria, circostanza nella quale dà prova di saper padroneggiare anche l’illustrazione a carattere sacro (Miniatura fiorentina del Rinascimento, pp. 104-111; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, p. 229).
Miniatore anche di opere sia in latino sia in volgare, egli si dedica in maniera particolarmente ricorrente alla decorazione dei Trionfi di Petrarca, vero e proprio best seller dell’epoca; significativi in tal senso sono gli esemplari di Parigi, Bibliothèque nationale de France, it. 545, il Chig. L. IV. 114 della Biblioteca Apostolica Vaticana o ancora il Canon. Ital. 62 della Bodleian Library di Oxford; su tutti risalta però la sontuosa copia eseguita per Lorenzo de’ Medici nel 1476 (Parigi, Bibliothèque nationale de France, it. 548; Miniatura fiorentina del Rinascimento, pp. 119-132; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, p. 229).
Il suo peculiare linguaggio è riconoscibile in alcuni mss. destinati alla collezione urbinate, come appunto l’Urb. lat. 1324, copia tratta dall’esemplare di dedica donato a Cosimo de’ Medici (Labriola, I miniatori fiorentini, p. 55). In questo caso Francesco di Antonio del Chierico sceglie un apparato decorativo a bianchi girari più sobrio rispetto alla sua consuetudine, declinato con una tavolozza pittorica più scura, in analogia con quanto si può osservare nell’Urb. lat. 292, la Practica geometriae di Leonardo Fibonacci, che condivide con l’Ethica Nicomachea anche le fattezze e gli atteggiamenti dei puttini e il chiaroscuro per gli incarnati. L’uno e l’altro hanno in realtà l’aspetto di codici eseguiti in serie: essi mostrano infatti i caratteri di quella produzione fiorentina standardizzata che si diffonde appunto nel secolo XV, quando si allestivano manoscritti con clipeo muto in attesa di un acquirente, le cui insegne avrebbero poi fatto la loro comparsa a sigillo dell’avvenuta compravendita. Nel caso dell’Urb. lat. 292, la traccia dell’antico possessore si è persa con il deterioramento dello stemma; nell’Ethica Nicomachea il blasone feltresco è invece presente, ma in entrambi i casi le insegne sono forzatamente incassate all’interno del clipeo; come in entrambi i casi non vi è traccia dell’antiporta che solitamente introduce ai mss. federiciani stricto sensu.
Ad ogni modo, come per i Medici, anche per la collezione urbinate egli è coinvolto in un’impresa collettiva, quella cioè della realizzazione dei due volumi della Bibbia (Urb. lat. 1-2), datata agli anni 1476-1478, dove lavora con i migliori miniatori in circolazione in quel momento. Quasi in contemporanea realizza, ancora con Francesco Rosselli e la sua bottega, l'Urb. lat. 93, i Sermones in Cantica canticorum di san Bernardo e Gilberto di Hoyland, eseguendo la monumentale Visione di san Bernardo a f. 7v (cfr. Labriola, Scheda nr. 3 2008, pp. 148-153; Ead., Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 228); anche l'Urb. lat. 666, Aurelio Prudenzio Clemente, Carmina, datato al 20 novembre 1481 e condiviso nella decorazione con il Maestro dell’Iliade Medicea, vede del Chierico impegnato su una miniatura di ampio formato, il Martirio di san Paolo, (cfr. Labriola, Scheda nr. 7, p. 163-168; Ead., Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 228).
In chiusura, ulteriore aspetto connotativo e tutt’altro che secondario dell’arte di Francesco di Antonio è il suo padroneggiare l’arte del ritratto; proprio la biblioteca di Federico conserva uno degli esempi più celebri in tal senso, l'Urb. lat. 224, raccolta delle opere di Poggio Bracciolini: la sua effigie introduce al codice ed è forse stata tratta dal vero negli anni in cui egli ricopriva la carica di cancelliere di Firenze, tra il 1453 e il 1459 (Miniatura fiorentina del Rinascimento, pp. 141-142; Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 228; si potrebbe riflettere sul rapporto tra il miniatore fiorentino e la ritrattistica anche per quanto riguarda l’Urb. lat. 508, le Disputationes Camaldulenses di Cristoforo Landino; la critica non è tuttavia concorde sulla paternità del doppio ritratto sulla controguardia anteriore del codice e il tema è troppo ampio e le posizioni troppo discordanti per essere riportati in questa sede; ad ogni modo, per l’attribuzione a Francesco di Antonio, cfr. Miniatura fiorentina del Rinascimento, pp. 141-142; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, p. 230; Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 228).
Descrizioni interne
1v
Epigramma
- Locus:
- 1v
- Titolo supplito:
- Epigramma
- Incipit:
- Parcite vos omnes qui pulcro hoc ordine libri
- Explicit:
- et genitum perpetuumq(ue) malum
- Nota:
- Il componimento in 24 versi, trascritto dallo stesso Veterani dopo la morte del principe, testimonia quanto Aristotele fosse apprezzato da Federico da Montefeltro; cf. Stornajolo, Cod. Urb. graeci, p. XXVII; Dante Urbinate, I, p. 24 n. 3; Peruzzi, La formazione della biblioteca, p. 26. L'epigramma è preceduto dalle seguenti parole: "Federicus Veteranus Urbinas manu p(ro)p(r)ia in librum hunc Ethicorum Aristotelis valde familiare(m) ill(ustrissi)mo ac Divino Princ(ipe) Federico Urbini inclyto ac invictissimo Duci et c(etera)".
- Lingua:
- Alfabeto:
- Latino.
2r-5r
Prefatio Ioannis Argyropyli Byzantii pro libro Aristotelis de moribus ad Nicomachum ad prestantissimum virum Cosmam Medicem Florentinum
- Locus:
- 2r-5r
- Titolo:
- Prefatio Ioannis Argyropyli Byzantii pro libro Aristotelis de moribus ad Nicomachum ad prestantissimum virum Cosmam Medicem Florentinum
- Incipit:
- Ioannes Argyropylus [...] Si ea mihi servanda sunt erga
- Explicit:
- nostra sub potestate sunt collocata. Vale
- Lingua:
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Medici, Cosimo de', il Vecchio, 1389-1464 [dedicatee]
5v-139v
Liber Aristotelis de moribus ad Nicomachum quem Ioannes Argyropylus Byza(n)tius gratia magnifici Cosmae Medicis Florentini traduxit
- Locus:
- 5v-139v
- Titolo:
- Liber Aristotelis de moribus ad Nicomachum quem Ioannes Argyropylus Byza(n)tius gratia magnifici Cosmae Medicis Florentini traduxit
- Titolo uniforme:
- Ethica Nicomachea (Aristoteles, 384-322 a.C.). Latino
- Incipit:
- Omnis ars omnisq(ue) doctrina atq(ue) actus
- Explicit:
- haec itaq(ue) aggredientes deinceps dicamus
- Lingua:
- Alfabeto:
- Latino.
- Altro nome:
- Iohannes Argyropulus, c. 1415-1486 [translator]