Paleografia greca dall'Antichità al Rinascimento [di T. Janz]

Le abbreviazioni della minuscola

Oltre ai cosiddetti nomina sacra, che si descrivono qui, esistono una serie di altre abbreviazioni che sono comuni nella minuscola greca e che possono essere divise in due categorie: da una parte i segni che rappresentano una o più lettere (di solito a fine parola) e che sono aggiunti un po' come i segni diacritici (e cioè di solito sopra la riga; a volte scendendo anche sotto la linea di testa o si connettono alla lettera precedente); e dall'altra i segni convenzionali che rappresentano parole o parti specifiche di parole e che di solito si inseriscono nella riga di scrittura come se fossero lettere (tali segni naturalmente possono anche recare accenti e spiriti). Le abbreviazioni più comuni di queste due categorie sono raccolte nelle figure qui sotto. Sarà utile memorizzarle, ma si imparano anche nel corso della lettura, e non è necessario conoscerle tutte prima di procedere alla lettura dei manoscritti. Elenchi più completi di abbreviazioni bizantine si trovano nelle tavole del libro sull'argomento di G. Cereteli (1904), dove i campioni si presentano in ordine cronologico, in modo da poter osservare lo sviluppo delle abbreviazioni; e nella seconda edizione della Griechische Paläographie di V. Gardthausen, vol. 2 (1913), pp. 335-352.

A. Abbreviazioni di lettere e di gruppi di lettere

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Note — α: la forma più antica dell'abbreviazione risulta il semplice tratto orizzontale; poiché era ambiguo (poteva anche rappresentare ny finale o indicare un nomen sacrum, o semplicemente essere un tratto di collegamento tra due lettere), i punti venivano aggiunti su entrambi i lati del tratto e finirono per acquisire loro stessi la valenza alpha. I due tipi di solito non si usano insieme come avviene nel campione illustrativo. — αι: normalmente connessa a una consonante precedente, come qui; ma occasionalmente distaccata come una "S" latina (specialmente nella minuscola primitiva). Un esempio molto frequente di questa abbreviazione è la parola και, dove l'abbreviazione in genere si attacca al tratto obliquo inferiore di kappa e scende da lì sotto la linea base. — αις: quasi sempre sopra la lettera precedente. In molti manoscritti non esiste una stretta distinzione tra questa abbreviazione e quella di εσ (che si pronunciava in modo identico); molti scribi sembrano scrivere indifferentemente entrambe le abbreviazioni con uno o due riccioli e con o senza i punti — αν: quasi sempre sopra la lettera precedente. Questo segno può essere ruotato in senso orario in modo che la parte lunga diventi orizzontale, o in senso antiorario in modo che diventi verticale. L'angolo può diventare una curva in modo che il segno assomigli a un numero "6", oppure può essere appuntito in modo che assomigli ad una "L" maiuscola (nel qual caso è facilmente confondibile con εν). — αρ: anche questo segno può ruotare in tutte le direzioni ed è talvolta scritto in linea con le lettere; si veda la tav. 3 di Cereteliασ: quasi sempre sopra la lettera precedente o attaccata ad essa con un tratto di collegamento (specialmente nelle scritture informali recenti) e/o combinata in un unico tratto con un accento circonflesso (specialmente nella parola ἡμᾶς), che si riduce in un ricciolo all'estremità destra del segno. — ειν: sempre sopra la lettera precedente; a volte scritto con un gancio all'estremità superiore di entrambi i tratti (o solo di quello inferiore), in modo che assomigli all'abbreviazione eta-ny raddopiata. — εισ: quasi sempre sopra la lettera precedente. Occasionalmente scritta con una sola "S" invece di due (nel qual caso può essere identico a una delle forme di ησ, che in effetti si pronunciava in modo identico). — εν: i due tratti possono essere di uguale lunghezza o di lunghezze inverse; il tratto superiore può essere verticale, ma quella inferiore di solito rimane orizzontale. A volte si confonde con l'abbreviazione αν. — ερ: a volte sporge sopra la riga o si pone interamente sopra la riga di scrittura. — εσ: A volte (forse in origine) scritta senza i due punti, la cui funzione è quella di distinguere questa abbreviazione da un apostrofo. Spesso usato in modo intercambiabile con l'abbreviazione αισ (q.v.). — ην: i due tratti possono essere di lunghezza uguale o inversa; in quest'ultimo caso il tratto a destra può sporgere anche al di sotto della riga. Come indicato, ην con la "dieresi" vale ιν (di nuovo, le due sequenze si pronunciavano in modo identico e talvolta si confondono). — ησ: questa abbreviazione può assumere una di due forme, che sono identiche alle due forme dell'abbreviazione della parola και (si veda la tavola successiva). Di solito uno stesso scriba adopera esclusivamente una forma o l'altra, posizionandola sopra la riga di scrittura per ησ e in linea per και. Il secondo tipo può ruotare fino a 90 gradi in senso orario. — ισ: altro non è che la (prima) abbreviazione di ησ con due punti aggiunti sopra (di nuovo, le due erano omofoni e talvolta si usano in modo intercambiabile). — οισ: sempre sopra la lettera precedente; a volte l'occhielo non si chiude. — ον: di solito sopra la lettera precedente e spesso identico a un accento grave (la sillaba -ὸν si rappresenta quindi in un modo che assomigla a un segno "uguale" inclinato o addirittura, a volte, a un segno "uguale" orizzontale [cioè normale]); tuttavia, l'abbreviazione a volte scende sotto la riga. — οσ: sempre sopra la riga (sarebbe una omicron se fosse in linea). Nella minuscola primitiva, questo segno vale indifferentemente οσ oppure ον; a partire dal X secolo circa viene utilizzato esclusivamente per οσ. — ου: Il primo tipo è in realtà una legatura delle lettere maiuscole O e Υ, che a volte viene usata anche in linea. Il secondo tipo è sempre posto sopra la riga di scrittura (se in linea, sarebbe una hypsilon). — ουσ: questa è in realtà la (seconda) abbreviazione per ου con un sigma lunato aggiunto. Normalmente posizionato sopra la riga di scrittura, con la coda che piomba a destra. — ω · Sempre completamente sopra la riga di scrittura (mentre ωσ spesso piomba a destra). — ων: identico nella forma a un circonflesso, ma generalmente più grande. Se raddoppiato, deve essere letto ῶν. — ωσ: di solito inizia sopra la riga di scrittura ma molto spesso piomba a destra (a differenza dell'abbreviazione ω).

B. Abbreviazioni di parole o parti di parole

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Note — ἀπο: Nella maggior parte delle scritture questa abbreviazione è identica alla sequenza di lettere υγ; tuttavia, quando sono presenti gli spiriti, non è ambiguo in quanto la hupsilon non reca mai uno spirito dolce. — γαρ: Una gamma barrata. La barra come segno di abbreviazione non è molto comune nei manoscritti bizantini, con alcune eccezioni, tra cui γαρ e anche κατα (qui sotto). Naturalmente, γαρ può anche essere scritto aggiungendo l'abbreviazione αρ alla gamma. — δε: A volte vengono aggiunti due punti sopra. Inoltre, poiché δε reca quasi sempre un accento grave, l'accento è stato talvolta considerato parte dell'abbreviazione, per cui si vedono spesso due accenti gravi (o uno grave e uno acuto) su questo segno. — δια: Il ricciolo sotto la lettera è in realtà un generico indicatore di abbreviazione, usato (con valori diversi) anche in ουν e in -μενος (così come in altre abbreviazioni meno comuni). La delta nell'abbreviazione può avere forma maiuscola, anche quando la scrittura circostante è minuscola. — ειναι: Il segno può anche prolungarsi sotto la linea base, oppure essere ruotato di 90 gradi in senso antiorario, in modo che assomigli all'abbreviazione di ω, specialmente quando i punti sono omessi, come talvolta avviene; per altre varianti, si veda la tav. 7 di Cereteli. — εισι(ν): Questo è semplicemente un raddoppiamento della (seconda) abbreviazione per εστι; come in quest'ultimo caso, i tratti lunghi (o uno di essi) possono presentare piccoli ganci che scendono dall'apice del segno. — εστι(ν): Nel primo tipo, il tratto ascendente può presentare un occhiello nella parte inferiore, come la parte sinistra di una epsilon minuscola. Il secondo tipo può avere un gancio che scende dall'apice. — ηγουν: Si tratta di una eta con una gamma stilizzata sopra. La gamma stilizzata in genere appare esattamente come l'abbreviazione di ωσ in legatura con un accento acuto. Una delle prime edizioni più importanti di Sofocle, quella di Turnebo (pubblicata a Parigi nel 1553), presenta negli scolî sempre la parola privo di senso Ηως invece di ἤγουν, per motivo del fraintendimento di questo segno da parte dell'editore (si vedano ad esempio le righe 2 e 5 in questa pagina, dove si possono anche cercare altre abbreviazioni e legature della tipografia del XVI secolo). — -ικος, -ικον ecc.: Il ricciolo rappresenta in realtà la kappa ed è occasionalmente usato anche per altri finali che coinvolgono questa lettera (si vedano le tavole 13 e 14 di Cereteli); ma l'uso più comune è per la desinenza -ικος (-η, ον). — και: Oltre alla kappa con il segno per αι attaccato, si presentano qui i due modi più comuni per abbreviare questa parola. Il secondo tipo può essere ruotato di 90 gradi in senso orario. Si vedano anche le note sopra sull'abbreviazione ησ. — κατα: Una kappa barrata con una tau sopra. — -μενος, μενον ecc.: Cfr. la nota sopra su δια. — οτι: Molto occasionalmente i punti vengono omessi e/o il segno viene ruotato in varie angolazioni. — ουν: Cfr. sopra la nota su δια. Questo segno viene utilizzato non solo per la parola οὖν ma anche, a volte, in altre parole contenente la sequenza di lettere ουν (ad esempio δοῦναι, δηλοῦν, ecc.) — παρα: Il segno sopra la pi, che assomiglia vagamente ad una epsilon ruotata, è in realtà un vecchio segno tachigrafico per αρα che viene usato molto occasionalmente per rappresentare la parola ἄρα. Poiché la preposizione περι è talvolta abbreviata per sospensione scrivendo una epsilon sopra la pi, queste due preposizioni si confondono non di rado. — προσ: Facilmente confondibile con i tipi recenti di epsilon maiuscola, che tuttavia (a differenza dell'abbreviazione) in genere non si scrivono sopra la riga di scrittura. Raramente usata dopo la reintroduzione di lettere maiuscole.