Paleografia greca dall'Antichità al Rinascimento [di T. Janz]

5. BOULETÉE E PERLSCHRIFT

La notevole varietà delle scritture greche durante il IX e l'inizio del X secolo fu seguita da un lungo periodo, che copriva la seconda metà del X e la maggior parte dell'XI secolo, in cui vi era una scrittura libraria dominante, e cioè la cosiddetta Perlschrift. Altri stili continuarono ad esistere accanto a questo, in particolare, nel decimo secolo, la cosiddetta minuscola bouletée, che tuttavia si usava quasi esclusivamente in sontuosi libri di lusso. Entrambe le scritture furono identificate e descritte dal bizantinista viennese Herbert Hunger, che nel 1954 diede alla Perlschrift il suo nome tedesco ancora oggi utilizzato a livello internazionale ("Die Perlschrift, eine Stilrichtung der griechischen Buchschrift des 11. Jahrhunderts", in id., Studien zur griechischen Paläographie, pp. 22-32); tuttavia, la sua scoperta della minuscola bouletée, che presentò come parte del suo contributo al convegno parigino del 1974 (pp. 201-220 degli atti, in particolare pp. 203-4) e che ha proposto di chiamare Kirchenlehrerstil, fu eclissato da uno studio molto dettagliato della stessa identica scrittura, presentato allo stesso convegno dal paleografo francese Jean Irigoin (pp. 191-199 degli atti), che propose di chiamarla minuscule bouletée (la cosa divertente era che ognuno ignorava il lavoro dell'altro fino al momento del convegno).

A. La minuscola "bouletée"

Quest'ultima scrittura richiama alcuni aspetti del "Tipo della Collezione filosofica" che abbiamo visto nella pagina precedente, e coiè l'asse verticale (o leggermente inclinato a sinistra), le lettere rotonde e soprattutto gli ispessimenti a forma di palline (boules in francese) che danno il nome alla bouletée. I nuclei delle lettere tendono ad essere circolari o a iscriversi a un quadrato; i tratti ascendenti e discendenti sono ridotti al minimo (con alcune eccezioni, in genere i tratti discendenti di lambda e di rho), in modo che, come notò Irigoin, per questa scrittura, più di uno schema quadrilineare si potrebbe parlare di uno "schema bilineare con alcune eccezioni". La delta è notevole in quanto la curva superiore è in genere verticale anziché inclinata a sinistra come nelle altre minuscole. Una intera monografia è stata dedicata nel 1992 a questo tipo di scrittura da Maria Luisa Agati, che ha identificato circa 200 manoscritti scritti in bouletée.

Si tratta di una scrittura molto elegante, usata principalmente in grandi libri di pergamena molto fine contenenti testi biblici o opere dei Padri della Chiesa (il che spiega il nome di Kirchenlehrerstil che era stato proposto dallo Hunger). Tuttavia, non mancano neanche gli autori profani tra i manoscritti in bouletée, ad es. Erodoto nel Laur. 70.3 e Tucidide nel Laur. 69.2. Molti manoscritti in bouletée hanno anche margini esageratamente grandi (che sono vuoti o contengono scolî o "catene"), e spesso anche spazi interlineari sproporzionatamente ampi, il che dimostra, come notava lo Hunger, che erano davvero prodotti di lusso i cui proprietari potevano permettersi di non pensare al costo della bella pergamena. L'impressione che si ha quando si apre un libro del genere è quella di una eleganza squisitamente raffinata, impressione difficile da trasmettere in una fotografia per ragioni simili a quelle che rendono difficilmente comunicabile in una foto la maestà di un ampio paesaggio: è impossibile percepire contemporaneamente l'ampia vista e la bellezza dei dettagli. Qui sotto si vede ingrandita un'unica riga presa dall'Urb. gr. 15, f. 106r; e con l'aiuto dello zoom del visualizzatore, si potrà guadagnare una idea dell'effetto complessivo. Un altro manoscritto molto bello e opulento è il Par. gr. 139, un Salterio in cui il testo biblico e la catena marginale sono entrambi in bouletée.

Bouletée from Urb gr 15 f 106r.png
Scrittura bouletée (dettaglio dall'Urb. gr. 15, f. 106r)

Urb. gr. 15; schermata iniziale: f. 106r

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Si noti che gli scholî marginali, che sembrano opera dello scriba principale, non sono in bouletée ma in una sorta di scrittura ibrida composta principalmente da forme che ricordano la maiuscola alessandrina, con l'aggiunta di qualche lettera minuscola. Questo tipo di scrittura non è insolito negli scolî marginali o nelle catene del IX secolo, ma non è ancora stato studiato con l'attenzione che forse meriterebbe. D'altra parte, i titoli di questo manoscritto, come a f. 103r (visualizzabile sfogliando nel visualizzatore qui sopra), sono in una vera e propria maiuscola alessandrina, con punti dorati che rinforzano le "boules" alle estremità dei tratti.

Il primo manoscritto datato in minuscola bouletée è Atene, Biblioteca Nazionale della Grecia, MS. 2641, che è stato sottoscritto a f. 331r da uno scriba di nome Giuseppe nell'anno 913/4 d.C. Questo manoscritto non è ancora digitalizzato, ma N. Kavrus-Hoffmann ha dimostrato (in RSBN 42 [2005], pp. 93-104) che gli undici fogli che oggi sono conservati presso la Free Library of Philadelphia (Pennsylvania, USA) con la segnatura Lewis E 251 facevano originariamente parte di questo stesso manoscritto; e questi fogli sciolti sono consultabili qui. L'ultimo manoscritto datato che può essere considerato appartenente a questo stile è il Laur. Conv. Soppr. 191, sottoscritto da un tal Teofilatto nel 984 d.C., anch'esso non digitalizzato ma visualizzabile in bianco e nero per alcue pagine in Lake 10,367 o in Lefort-Cochez 52.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda l'Urb. gr. 15.

B. La Perlschrift

La scrittura dominante di questo periodo, che coincide con "l'Età dell'Oro" di Bisanzio associata al culmine della dinastia macedone (867-1057 d.C.) e in particolare al regno di Basilio II (976-1025 d.C.), è la Perlschrift o "scrittura a perle", il cui nome è stato ispirato dall'effetto di "perle su una collana" prodotto dalla sua caratteristica preferenza per le forme circolari, unita alla sua preoccupazione per le proporzioni e le spaziatue armoniose. Lo Hunger descrisse il primo aspetto dicendo che l'omicron è (almeno concettualmente) la forma fondamentale su cui si costruiscono le altre lettere, ove possibile, in modo che l'alpha diventi una omicron con un tratto verticale aggiunto a destra; la sigma è una omicron con un tratto orizzontale aggiunto in alto a destra; epsilon è lo stesso con l'ulteriore aggiunta di un tratto ascendente; omega è una doppia omicron, pi è lo stesso con un tratto orizzontale aggiunto sopra; hypsilon è la metà inferiore di una omicron (ingrandita), ecc. Gli elementi angolosi sono tendenzialmente evitati, in modo che eta minuscola abbia una forma ondulata e il fondo della gamma minuscola è spesso arrotondato anziché appuntito. Rho è spesso unita alla lettera successiva dal basso (come nel "Tipo Efrem" che abbiamo visto in precedenza), formando (se si vuole) ancora un'altra "mezza omicron" alla giuntura tra il tratto discendente e il tratto di collegamento . L'asse è verticale o leggermente inclinato a destra; tratti ascendenti e discendenti tendono ad essere piuttosto brevi, in modo che, come nella minuscola bouletée, si possa parlare di una tendenza bilineare. Lo Hunger attribuiva una certa importanza anche alla mise en page dei manoscritti in Perlschrift, osservando come la proporzione tra l'altezza dei nuclei di lettere e l'altezza dello spazio interlineare sia generalmente compresa tra 1:3.5 e 1:4, anche se è ovviamente discutibile se osservazioni di questo tipo possano essere considerate caratteristiche della scrittura stessa. Si nota comunque uno sforzo complessivo teso alla creazione di un effetto globale armonioso. Questa scrittura è generalmente assai formale, con pochi elementi corsivi; tuttavia, le forme corsiveggianti di lettere e di legature non vengono del tutto evitate, purché siano "arrotondate"; si veda ad esempio la sequenza theta-epsilon-zeta nella parola καθεζομένων nel campione qui sotto.

Perlschrift from Vat gr 1613 p 124.png
Dettaglio dal Vat. gr. 1613, p. 124

Lo Hunger considerava la Perlschrift una scrittura principalmente dell'XI secolo; ma gli studi successivi hanno esteso la sua datazione in entrambe le direzioni. Se escludiamo il "Tipo Efrem" (cfr. la pagina precedente), i primi esempi della Perlschrift sembrano appartenere alla metà del X secolo (spesso citato come un primo esempio è l'Ath. Dionys.70, datato al 955 d.C. [Lake 3,87]). Gli esempi più belli sono generalmente considerati quelli datati o databili alla fine del X secolo, come l'Urb. gr. 20 (sottoscritto da uno scriba di nome Gregorio [RGK 3,148] nel 992 d.C.; Lake 7,267) o Vat. gr. 1613 (probabilmente posteriore di qualche anno al 979 d.C., poiché include a p. 238 un ritratto [ma non la vita] di S. Luca Stilita, deceduto in quell'anno, si veda l'articolo di S. Der Nersessian in Byzantion 15 (1940-41), pp. 104-125). Esempi datati della Perlschrift si trovano anche nel secolo XII, ad es. Vat. gr. 544, vergato da un monaco di nome Ἀντώνιος (RGK 3,43) nel 1143 d.C.

Ci si è lamentati che il termine Perlschrift venga spesso abusato come una sorta di descrittore generico per qualsiasi scrittura vagamente arrotondata che potrebbe eventualmente essere datata al medio periodo bizantino (si veda il manuale di Perria, p. 94; con maggiori dettagli, M. D'Agostino e P. Degni, "La Perlschrift dopo Hunger", Scripta 7 [2014], pp. 77-93: 82-3). In una certa misura si tratta della conseguenza naturale del dominio di questo tipo di scrittura durante il Rinascimento macedone, quando Costantinopoli era la città più grande e più ricca d'Europa. Naturalmente, lo stile dominante di quel periodo è non solo presente in un numero assai grande di manoscritti del tempo stesso, ma è stato anche oggetto di imitazione per diversi secoli dopo — e in effetti le scritture "arcaizzanti" possono essere di datazione molto difficile, perché spesso sembrano molto più antichi di quanto lo siano in realtà: P. Canart e L. Perria, nel loro contributo a quattro mani al convegno paleografico del 1988 a Berlino-Wolfenbüttel (atti, v. 1, pp. 67-118:87, ristampa in P. Canart, Études de paléographie et de codicologie, v. 2, pp. 933-1000:953), citano l'esempio del Lond. Add. 5107, un evangeliario datato al 1159 d.C. che potrebbe essere facilmente collocato nel X secolo, se non fosse esplicitamente datato, anche se la data tardiva si potrebbe evincere dal carattere un po' maldestra della scrittura volutamente arcaizzante. La Perlschrift è in qualche modo la minuscola greca per eccellenza. Canart e Perria, nel loro già citato contributo pp. 84-86, (nella ristampa, pp. 950-952), tentarono di differenziare diversi sotto-stili al suo interno, distinguendo tra una Perlschrift "classica", attestata fino al 1090 d.C. circa e che comprende tutti gli esempi visti sopra; una "perlée hiératique" approssimativamente contemporanea, che si vede ad es. nel Lond. Add. 36751 (vergato nel 1008 CE da Teofane [RGK 1.136; 2.180; 3.230; Lake 2,67]), impiegata principalmente nei libri liturgici; e una Perlschrift "piccola rotonda e verticale" del XII secolo, che si vede ad es. nell'Ath. Laur. A 58 (1118 d.C.; Lake 3,194). Si aspetta una differenziazione più fine nella monografia sulla Perlschrift annunciata da D'Agostino e Degni nel loro articolo sopra menzionato.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Vat. gr. 1613.