Paleografia greca dall'Antichità al Rinascimento [di T. Janz]

4. LE MINUSCOLE DEI SECOLI IX E X

La Minuscola Antica Rotonda che abbiamo studiato nella pagina precedente è la scrittura del più antico manoscritto minuscolo greco datato, ed è quella che è più chiaramente associata al monastero studita che sembra essere stato determinante nello sviluppo della prima minuscola greca. Tuttavia, vi erano anche altri stili di minuscola che fiorirono nel IX e nel X secolo. Il manoscritti superstiti di questo periodo sono relativamente pochi, ma sono di grande importanza poiché sono spesso i più antichi testimoni esistenti dei testi che contengono. La maggior parte dei manoscritti della metà e della fine del X secolo esibiscono le scritture che esamineremo nella pagina successiva di questo percorso (Bouletée e Perlschrift). Quelli del IX e dell'inizio del X secolo esibiscono scritture più variate; ed E. Follieri fece un valoroso tentativo di classificarle nel suo già menzionato contributo al convegno parigino di paleografia del 1974 (pp. 139-165, rist. con alcune aggiunte in ead., Byzantina et italograeca, pp. 205-224). A ciascuno dei suoi gruppi diede un nome o descrittivo o riferito ad uno degli scribi degli esempi salienti all'interno del gruppo.

La classificazione della Follieri ha superato la prova del tempo, nel senso che vi si rimanda ancora oggi e che non è stata sostituita da nessun'altra, nella quarantina di anni trascorsi dalla sua pubblicazione; viene citata anche nel manuale di L. Perria (pubblicato nel 2011). Questo non vuol dire che sia perfetta, né che tutti gli specialisti concordino con ogni suo dettaglio (in effetti la stessa Perria non la segue rigorosamente nel suo manuale). La versione lievemente modificata della sua classificazione che si indica qui di seguito, con i manoscritti presentati per esemplificare i raggruppamenti (compresi quelli suggeriti da Perria), potrà comunque essere utile per vedere i tipi di scrittura che si possono attribuire a questo periodo (escluse l'Antica Rotonda, la Bouletée e la Perlschrift, che vengono trattate altrove in questo percorso). I manoscritti inclusi nel collage qui sotto sono in grassetto.

(Per una spiegazione del modo in cui vengono citati i manoscritti, si veda qui.)

Di seguito si vedono campioni (molto piccoli) da ciascuna di queste categorie. Si tenga presente che le immagini sono ingrandite o ridotte in modo tale da far coincidere le righe di scrittura. (Nelle pubblicazioni a stampa, si cerca ove possibile di riprodurre le dimensioni reali dei codici nelle immagini, e ovviamente per il confronto delle impressions d'ensemble sarebbe preferibile confrontare pagine intere; tuttavia, i campioni allineati come quelli proposti qui sotto possono essere utili per il confronto diretto fra molte scritture diverse, in quanto fanno vedere con maggiore chiarezza le differenze nelle forme delle lettere e nelle proporzioni tra le parti di una lettera, differenze che possono essere oscurate nelle immagini grandezza reale.) In ogni caso, i collegamenti nell'elenco sopra permetteranno di vedere le immagini a pagina intera della maggior parte di questi manoscritti (quelli inclusi nel collage sono elencati in grassetto nell'elenco sopra). Si includono anche, all'inizio, due campioni della "Minuscola antica rotonda", che abbiamo già studiato.

Mellon-04J-Alternative-analysis-ITA.jpg
Min. ant. rot.: Vat. gr. 2079, f. 69v; Vat. gr. 1, f. 101r. Min. ant. quadr.: Oxon. Clark. 39, f. 368v; Oxon. Barocc. 217, f. 7v; Oxon. Barocc. 235, f. 7r; Vat. gr. 503, f. 6v. Min. ant. angol.: Oxon. Chr. Ch. 5, f. 12r; Vat. gr. 155, f. 3v; Vat. gr. 462, f. 3v. "Tipo Anastasio": Ottob. gr. 85, f. 157r; Par. gr. 1470, f. 6r. Min. ant. inclin.: Pal. gr. 220, f. 14v; Urb. gr. 35, f. 295v. Tipo della "Coll. fil.": Vat. gr. 2197, f. 71v; Vat. gr. 2249, f. 184v; Marc. gr. 196, f. 164r. "Tipo Baanes": Par. gr. 451, f. 24r; Vat. gr. 218, f. 32v. "Tipo Efrem": Barb. gr. 87, f. 12v; Vat. gr. 124, f. 184v; Ross. 169, f. 118v.

A. Minuscola antica rotonda

Abbiamo già incontrato questa scrittura, ma solo ora possiamo confrontarla con le altre minuscole per individuarne le caratteristiche distintive. Nonostante il suo nome, si nota che i corpi delle lettere non sono mai veramente circolari, tendendo piuttosto a una forma vagamente triangolare e alquanto più sviluppata in larghezza che non in altezza; e il modulo è uniformemente piccolo. Un'altra caratteristica di questa scrittura è il contrasto molto percettibile fra pieni e filetti, che è tuttavia irregolare, nel senso che i tratti spessi possono essere verticali (è il caso più comune) ma anche orizzontali (si veda ad esempio la sigma che è l'ultima lettera completa nel primo campione) o anche obliqui. Se c'è una tendenza nel primo campione (Vat. gr. 2079), è che i tratti più spessi tendono ad essere quelli ascendenti; tuttavia, nel secondo campione (Vat. gr. 1; così anche nel Petropol. gr. 219), sono invece quelli discendenti (si confronti la chi di ἔχειν nell'ultima riga del primo campione con la lambda maiuscola del secondo, in particolare la lambda di πλεῖστα nella terza riga). Ciò potrebbe spiegarsi per l'uso di una penna a punta larga, se supponessimo che lo scriba del primo campione fosse mancino. Una spiegazione migliore è probabilmente che l'effetto di chiaroscuro non risulta dalla punta ma piuttosto da variazioni nella pressione applicata alla penna; in ogni caso, il contrasto irregolare del tratto è una caratteristica notevole di questa scrittura. L'asse è verticale e molte lettere hanno piccoli svolazzi alle estremità, specialmente sui tratti discendenti.

B. Minuscola antica (più o meno) quadrata

Oltre alla minuscola antica rotonda, la Follieri distingueva una minuscola "antica oblunga" (o "tipo Eustazio") e una minuscola "quadrata" (che poteva poi essere "verticale" o "inclinata"). La differenza principale fra questi gruppi era il loro "rapporto di aspetto": il gruppo "quadrato" aveva le lettere tendenzialmente (appunto) quadrate, mentre quelle del suo gruppo "oblungo" erano iscrivibili in un rettangolo alto. Qui è sembrato preferibile combinare i due gruppi, separando dal gruppo "oblungo" le scritture angolari che formano il nostro prossimo gruppo. In effetti, a parte il loro "rapporto di aspetto", queste scritture si assomigliano assai (e assomigliano pure all' "antica rotonda", anche se il loro modulo più grande produce un effetto visivo un po' diverso perché i corpi delle lettere occupano più spazio relativo ai tratti superiori e inferiori). Il contrasto fra pieni e filetti è molto limitato in tutte queste scritture, ad eccezione dell'ultimo campione (Vat. gr. 503), che è il più "oblungo" dei campioni e che presenta un contrasto molto fine, sebbene anche qui sembri dovuto alla pressione più che alla larghezza della punta.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Vat. gr. 503.

C. Minuscola antica angolosa

Mentre la scrittura minuscola greca è generalmente composta da curve e anelli, evitando il più possibile gli angoli retti, abbiamo già notato, nella minuscola antica rotonda, una leggera quadratura delle curve a forma di U lungo la linea di base. Questa caratteristica è stata portata all'estremo da alcuni scribi tra la fine del IX e l'inizio del X secolo, producendo scritture come i tre campioni che esemplificano questo nostro gruppo (nella classificazione di Follieri, queste scritture sono divise tra l' "antica minuscola oblunga" e la "minuscola quadrata verticale"), che si caratterizza per la proliferazione degli angoli retti, in particolare lungo la linea di base. Ciò a sua volta si traduce in una proliferazione di tratti verticali paralleli, che tendono a essere posizionati molto vicini tra loro (specialmente in my, ny e pi), in contrasto con le lettere che mantengono una forma rotonda come epsilon, omicron e sigma. Il contrasto fra pieni e filetto non gioca un ruolo significativo in questa scrittura. L'asse è verticale o leggermente inclinato a sinistra.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Vat. gr. 155.

D. "Tipo Anastasio"

Il contrasto tra lettere con corpi grandi e rotondi e spazi ristretti tra tratti verticali è portato all'estremo in questa scrittura, che la Follieri ha chiamato in onore dello scriba (RGK 2,19) dei manoscritti gemelli Par. gr. 1470 e 1476. Questa scrittura è anche abbastanza angolosa, ma meno della precedente. Il modulo è molto grande e l'asse è verticale. Il contrasto fra pieni e filetti è chiaramente percepibile, essendo i tratti verticali spessi e quelli orizzontali sottili, come se una penna a punta larga si tenesse con una leggera angolazione rispetto all'orizzontale. Si è discusso, sulla base di osservazioni codicologiche, se alcuni o tutti i manoscritti di questo tipo fossero stati scritti nelle aree di lingua greca dell'Italia meridionale o se fossero stati prodotti nella parte orientale dell'impero bizantino. La questione non è risolta e non ci deve preoccupare ulteriormente qui (per la bibliografia in merito, si veda il manuale della Perria, p. 80 nota 108).

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda l'Ott. gr. 85.

E. Minuscola antica inclinata

Mentre le scritture che abbiamo visto finora hanno asse uniformemente verticale (o anche leggermente inclinato a sinistra), c'era anche un tipo inclinato, che la Follieri chiamava "minuscola quadrata inclinata" ma che in realtà risulta notevole non tanto per la sua quadratura come per le sue lettere leggermente oblunghe. Ci sono pochi esempi esistenti di questa scrittura, ma quelli che sopravvivono sono anche caratterizzati dalla sobrietà dei pochi svolazzi che appaiono alle estremità dei tratti e dalla mancanza di contrasto fra pieni e filetti. Nessuno dei manoscritti superstiti in questa scrittura è esplicitamente datato, ma l'Urb. gr. 35 fu copiato (da uno scriba di nome Gregorio, RGK 3.147) per Areta di Cesarea (secondo una nota al f. 441v), il che garantisce una data alla fine del IX o all'inizio del X secolo.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Pal. gr. 220.

F. Tipo della "Collezione filosofica"

Nel 1893, T. W. Allen scoprì che nove manoscritti greci contenenti principalmente testi filosofici (Heidelb. Pal. Gr. 398, Laur. 80.9, Marc. 196, Marc. 226, Marc. 246, Marc. 258, Par. gr. 1807, Par. gr. 1962, Vat. gr. 2197) condividevano scritture e caratteristiche codicologiche simili. Individuò in questi nove manoscritti cinque scribi anonimi e postulò che a avessero lavorato in gruppo per preparare questi libri per un mecenate sconosciuto. Da allora sono stati fatti ulteriori studi, che sono opportunamente sintetizzati, con la bibliografia, nella relativa pagina di Wikipedia in francese (che tuttavia non è sempre aggiornata). L'identità del mecenate, se davvero ce n'era uno, rimane misteriosa; ma il numero di manoscritti in questa "Collezione filosofica" è aumentato a sedici o diciotto esemplari, nei quali si distinguono cinque o sei mani diverse — su questo punto rimane qualche divergenza di opinione fra gli esperti, come anche sulla questione dei manoscritti precisi da includere nella "Collezione" stessa; tuttavia, non vi è dubbio che tutti i diciotto manoscritti sopra indicati condividano lo la scrittura distintiva che caratterizza l'insieme della "Collezione". Nessuno dei manoscritti è datato, ma gli esperti propongono generalmente datazioni nella seconda metà del IX secolo. La scrittura ha generalmente un modulo molto piccolo, persino angusto, un asse verticale, forme rotonde, ed è caratterizzata soprattutto dagli ispessimenti che terminano molti dei tratti. I tre campioni che si vedono qui sopra appartengono rispettivamente alle mani che sono convenzionalmente numerate I, II (o IIa, per coloro che ritengono che vi fossero sei scribi) e III.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si vedano il Vat. gr. 2197 (mano I) e il Vat. gr. 1594 (mano IIa).

G. Scritture corsiveggianti

Tutti gli stili sopra menzionati sono scritture assai formali; ma ci sono anche alcuni manoscritti del nono e dell'inizio del X secolo le cui scritture includono una proporzione maggiore di elementi corsivi. Follieri distingueva tra mani corsiveggianti con asse verticale, nominate in onore di uno scriba di nome Baanes (RGK 1,30; 2,43), e quelle con inclinazione a destra, che associava a uno scriba di nome Efrem (RGK 3.196).

Baanes copiò il manoscritto Par. gr. 451 (il nostro primo campionie qui sopra) nell'anno 913/4 d.C. per Areta, Arcivescovo di Cesarea (che abbiamo già incontrato sopra, sez. E), secondo la sottoscrizione a f. 401v. Un altro manoscritto con una mano corsiveggiante verticale dello stesso periodo è il Vat. gr. 218 (secondo campione), che chiaramente non è stato vergato dallo stesso Baanes ma che può essere associato allo stesso tipo. Si noti come la maggiore "corsività" di queste scritture produca un "polimorfismo", ovvero l'uso di forme diverse per la stessa lettera a seconda del contesto, che non abbiamo visto finora (si vedano ad es. le due tau di τρίτη nella parte inferiore del secondo campione: la traversa della prima tau scende per incontrare la parte inferiore dell'occhiello di rho, mentre la seconda tau ha una normale barra orizzontale). Si noti anche la legatura tau-epsilon molto corsiva in (ἑκά)τερα (secondo campione, inizio r. 2), in cui la metà inferiore di epsilon è rappresentata semplicemente dalla curva nella barra trasversale della tau, mentre i tratti ascendente e orizzontale dell'epsilon si fondono in un'unica curva.

Per ulteriori approfondimenti sulla scrittura di Baanes e per gli esercizi di trascrizione, si veda il Vat. gr. 218.

Per quanto riguarda Efrem, egli copiò il manoscritto Vat. gr. 124 (quello centrale fra i nostri tre campioni), probabilmente nell'anno 947 d.C. (la sua sottoscrizione, che si vede a f. 304r, non menziona esplicitamente l'anno, ma solo l'indizione; tuttavia, dato che lo stesso Efrem ha esplicitamente sottoscritto altri manoscritti negli anni 948/9 [Vatop. 747] e 954/5 [Marc. gr. 201], l'anno 947 è molto più probabile delle alternative più vicine, che sarebbero 932 o 962; si veda il commento di Follieri sulla tav. 16 del suo album, p. 26). Gli altri due campioni, che non sono datati, non sono dello stesso Efrem: il Barb. gr. 87 è probabilmente anteriore (forse anche di mezzo secolo o più), mentre il Ross. 169 potrebbe essere contemporaneo di Efrem. Esiste una notevole bibliografia sullo stesso Efraim e sull'ipotetico scriptorium in cui (ipoteticamente) avrebbe lavorato, a cominciare dall'articolo già citato di J. Irigoin in Scriptorium 13 (1959), pp. 177-209 (in particolare pp. 181-195); per ulteriori dettagli e bibliografia, si veda il manuale di Perria, p. 86. Si nota che la scrittura di Efrem, pur incorporando molti elementi corsivi, dà comunque un'impressione generale armoniosa e ben proporzionata, che per molti versi prefigura la Perlschrift che sara oggetto della prossima pagina. Un elemento tipicamente corsivo della sua scrittura è la connessione di π a una lettera successiva partendo dalla coda della rho, che non si trova nelle scritture anteriori.

Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione sulla scrittura di Efrem, si veda il Vat. gr. 124.