3. LA MINUSCOLA ANTICA ROTONDA
Il più antico manoscritto datato in minuscola greca, con un margine significativo, sono i cosiddetti Vangeli Uspenski (S. Pietroburgo, Bibl. Naz. Russ., gr. 219), dal quale codice si vede qui a destra l'inizio del vangelo di Marco. Lo scriba, un monaco peraltro sconosciuto di nome Nicola, lo sottoscrisse datandolo all'anno del mondo 6343, e cioè 835 d.C. Fu acquistato dal monastero di Mar Saba, nei pressi di Gerusalemme, dall'arcivescovo russo Porfiry Uspensky, che lo lasciò alla Biblioteca Imperiale Russa alla sua morte nel 1855. Per motivo della sua provenienza immediata palestinese, e perché è anteriore di alcuni decenni agli altri manoscritti minuscoli datati, si pensava una volta che le origini della scrittura minuscola dovessero essere ricercate nella parte orientale del mondo bizantino. Può darsi che il codice sia effettivamente stato scritto in Palestina, anche se è ovviamente altrettanto possibile che sia stato portato lì da qualche altra parte durante i mille anni trascorsi tra la sua produzione e la sua scoperta da parte di Uspensky. Più importante della sua immediata provenienza è la connessione con alcune comunità monastiche che si evince da un necrologio che è stato aggiunto a f. 344v del manoscritto, da parte dello stesso scriba Nicola. Tale necrologio registra la morte di tre uomini i cui nomi erano Platone, Teodoro e Giuseppe; come ha dimostrato G. Cereteli in un articolo pubblicato oltre un secolo fa, questi tre uomini sicuramente altri non sono che S. Teodoro Studita (m. 826), suo fratello Giuseppe (m. 832) e suo zio Platone (m. 813?). Platone aveva fondato il monastero di Sakkoudion in Bitinia nel 781 (monastero oggi scomparso e non precisamente localizzabile, ma la Bitinia è la parte nord-occidentale dell'Asia Minore, lungo la costa del Mar Nero), di cui suo nipote Teodoro era stato abate prima di essere nominato nel 799 abate del famoso monastero Studita di S. Giovanni Battista a Costantinopoli, dove le sue riforme includevano l'istituzione di una notevole biblioteca e di uno scriptorium (come dettagliato nella regola che gli si attribuisce) - caratteristiche che risultano eccezionali per un monastero bizantino di quell'epoca.
Anche il fratello di Teodoro, Giuseppe il Confessore, che era stato arcivescovo di Salonicco, si ritirò nel monastero studita alla fine della sua vita. Ciò che questo manoscritto ci insegna, quindi, non è tanto che la minuscola greca abbia origine palestinese, ma piuttosto che il monastero studita di Costantinopoli e le istituzioni collegate (incluso il monastero di Sakkoudion e forse altri in Bitinia) giocarono probabilmente un ruolo importante nell suo iniziale sviluppo e nella sua diffusione. Risulta probabile, comunque, che lo stesso scriba Nicola fosse un monaco studita, che nell'835, sotto l'imperatore iconoclasta Teofilo, si trovava probabilmente in esilio da Costantinopoli (forse in Bitinia o addirittura in Palestina) a causa della posizione iconofila del suo monastero.
La mano di questo stesso monaco Nicola è stata identificata dai paleografi in numerosi altri manoscritti, ma l'attuale consenso è che nessuna di queste identificazioni è corretta. Si tratta di un esito deludente, almeno per gli autori delle identificazioni; ma questo dimostra anche che la scrittura che troviamo nei Vangeli Uspensky non era semplicemente lo stile di uno scriba individuale, ma piuttosto una scrittura che godeva di una certa diffusione all'inizio del IX secolo. Uno dei manoscritti che in passato è stato attribuito a Nicola è l'omeliario Vat. gr. 2079, che si vede qui sotto.
Vat. gr. 2079, inizio del nono secolo (schermata iniziale: f. 69v).
La scrittura che si vede qui, che E. Follieri ha proposto di chiamare "minuscola antica rotonda" (o "tipo Nicola", in onore dello scriba; si veda il suo articolo "La minuscola libraria dei secoli IX e X" in ead., Byzantina et italograeca, pp. 205-224: 211, che è una versione ampliata del suo contributo al convegno di Parigi del 1974), è una minuscola pura con asse verticale, modulo piccolo, tratti ascendenti e discendenti relativamente corti; lettere di forma arrotondata, talvolta con leggera quadratura delle curve, specialmente negli elementi a forma di U lungo la linea di base (si noti, ad esempio, come, a f. 68r, r. 9 della parte in minuscola, nelle parole βίου τούτου, le curve inferiori della beta e dell'hupsilon presentino un tratteggio diverso rispetto alla metà inferiore dell'omicron); e frequenti apici sui tratti sporgenti, particolarmente su quelli discendenti ma talvolta anche su quello ascendente di epsilon, ecc.). Si noti come la zeta e la csi di Vat.gr.2079 sono arrotondate, mentre quelle dei Vangeli Uspensky hanno una forma a zigzag — questo è uno dei criteri che ha permesso a B. Fonkič (in Thesaurismata 16 [1979], pp. 153 -169) di stabilire che i due manoscritti non erano da attribuirsi allo stesso scriba. Si possono trovare anche altri indizi?
Come vedremo nella pagina successiva, questo stile di scrittura è solo uno dei numerosi stili che fiorirono nei primi decenni dello sviluppo della minuscola. Si raccomanda però come punto di partenza per imparare a leggere e trascrivere la minuscola greca per motivo della sua data precoce, garantita dalla datazione dei Vangeli Uspensky; della sua connessione con il monastero studita e quiindi con le origini della minuscola; della sua grande leggibilità; e infine perché si discosta relativamente poco, dal punto di vista morfologico, dallo schema di base dell'alfabeto minuscolo che abbiamo visto nella pagina precedente.
Una variante successiva di questo stesso stile di scrittura si trova nel manoscritto di Platone della fine del IX o dell'inizio del X secolo che ora reca la segnatura Vat. gr. 1 e che si vede qui sotto. Pur esibendo lo stesso stile del Vat. gr. 2079, si vede subito che non è opera dello stesso scriba (in effetti, il Vat. gr. 1 è probabilmente più recente di quasi un secolo). In particolare, si noti che la scrittura è visibilmente più corsivo: si veda ad esempio la prima ny in νομοθετεῖν (r. 2), dove sembra che lo scriba abbia scritto l'intera lettera in un tempo solo, prefigurando la ny "moderna" a forma di v. Ancora più importante, un certo numero di lettere maiuscole si sono insinuate nel repertorio, iniziando con la lambda di ὀφλόντων (r. 1); si vedano anche ad es. la pi di παραδείγματα (r. 11), la kappa di ἐπάναγκες vicino al centro dell'ultima riga, e la frequente presenza di ny maiuscola a fine rigo.
Vat. gr. 1, fine IX o inizio X sec. (schermata iniziale: f. 101r).
Per ulteriori approfondimenti e esercizi di trascrizione, si vedano Vat. gr. 2079 e Vat. gr. 1.
Nel suo articolo fondamentale, sopra citato, che tentava di classificare le minuscole greche del IX e X secolo, Enrica Follieri identificò una serie di altri manoscritti che sono da considerarsi esempi della Minuscola Antica Rotonda (o "Minuscola Tipo Nicola"). Di seguito si propone un elenco di questi codici. Laddove sono disponibili immagini digitalizzate fornite dalle relative biblioteche, si signala il relativo link.
Inoltre, per i manoscritti datati, si segnalano due risorse molto preziose che sono i volumi di tavole pubblicati all'inizio del Novecento da K. & S. Lake (Dated Greek Minuscule Manuscripts to the Year 1200, 10 voll.) e da L . Lefort & J. Cochez (Album palaeographicum codicum Graecorum minusculis litteris saec. IX e X certo tempore scriptorum ...); entrambi sono stati opportunamente digitalizzati sul sito web Pyle. Quando, qui sotto e nelle pagine successive, si indicano "numeri Lake" o "numeri Lefort-Cochez", sarà possibile inserire tali numeri nei relativi campi del "Lake online" o del "Lefort-Cochez online", che presenteranno poi i collegamenti alle relative immagini. Queste risorse permettono anche di cercare nel Lake o nel Lefort-Cochez per data, per biblioteca, ecc. Si troverà anche, qui sotto e nelle pagine successive, riferimenti a un altro strumento bibliografico estremamente utile (che purtroppo è disponibile solo in forma cartacea), vale a dire il Repertorium der griechischen Kopisten o RGK, che è un progetto in corso per elencare tutti gli scribi conosciuti del minuscolo bizantino, con indicazione dei manoscritti che si attribuiscono a ciascuno e (almeno) una tavola con un campione della scrittura di ogni scriba. Per motivi pratici, il lavoro è organizzato geograficamente, per cui il volume 1 contiene gli scribi rappresentati in manoscritti ora conservati in Gran Bretagna, il volume 2 contiene gli scribi rappresentati in manoscritti ora conservati in Francia e il volume 3 (l'ultimo ad essere pubblicato finora) contiene gli scribi rappresentati nei manoscritti ora conservati a Roma (incluso il Vaticano). Questo lavoro ha lo scopo di sostituire il lavoro precedente di M. Vogel e V. Gardthausen, che rimane comunque utile perché include le aree non ancora coperte dall'RGK.
- Ott. gr. 86 (Cirillo di Gerusalemme )
- Oxon. Barocc. 26 (Nomocanone, una collezione di diritto ecclesiastico)
- Oxon. Corp. Chr. 108 (Aristotele )
- Oxon. D'Orville 301 (Euclide, vergato da un certo Stephanos (RGK 1,365) per Areta, il famoso Arcivescovo di Cesarea [ca. 860-ca. 932] d.C.) (888 d.C.; Lake 2,51; Lefort-Cochez 6)
- Pal. gr. 14 (Flavio Giuseppe)
- Pal. gr. 44 (Salmi in minuscola con commento in maiuscola, opera dello scriba Leone [RGK 3,384) (898 d.C.)
- Pal. gr. 123 (Dionisio Areopagita)
- Vat. gr. 90 (Luciano)
- Vat. gr. 190 (Euclide)
- Vat. gr. 204 (varie opere di geometria)
- Vat. gr. 836, ff. 136-138 (frammento patristico)
- Vat. gr. 1039, fogli di guardia provenienti da un manoscritto più antico (frammento patristico)