Paleografia greca dall'Antichità al Rinascimento [di T. Janz]

10. LE SCRITTURE PERIFERICHE BIZANTINE (SECOLI XII -XIV)

A. Scritture salentine

Oltre alle scritture italo-greche dal decimo al dodicesimo secolo che abbiamo visto in precedenza, ci sono alcune scritture più recenti che sono associate a particolari regioni del mondo bizantino. Due di questi sono ugualmente localizzati nell'Italia meridionale, e più specialmente nella parte orientale della penisola (e cioè nel Salento o in "Terra d'Otranto"), dove fu copiato un numero notevole di opere profane e soprattutto poetiche (per esempio, uno dei più importanti testimoni del testo di Sofocle, il Laur. Conv. Soppr. 152 ["G" nelle edizioni], un palinsesto con Sofocle nella scriptio superior e opere patristiche nella scriptio inferior, che purtroppo non è ancora digitalizzato), mentre nel periodo precedente i manoscritti italo-greci erano concentrati in Calabria e in Sicilia e consistevano quasi esclusivamente in manoscritti di testi religiosi. Il contributo fondamentale allo studio di questi manoscritti è dovuto ad A Jacob, nel suo contributo agli atti del convegno parigino del 1974, pp. 269-281.

Il primo stile che dobbiamo considerare appartiene principalmente al XII secolo; viene incluso qui piuttosto che nella sezione 6 a causa della sua origine geografica. Si tratta della scrittura che Jacob chiamò "stile rettangolare salentino"; sebbene non sempre fortemente caratterizzato nei vari manoscritti, si riconosce grazie al suo aspetto generalmente "appiattito", che, come notò Jabob, è dovuto principalmente alle forme allungate delle lettere mu, pi e omega; tutte le lettere tendono peraltro generalmente a forme geometriche e a essere iscrivibili in rettangoli bassi. L'asse è verticale, le forme delle lettere sono semplici e i tratti sono generalmente spessi, con poco o nessun contrasto fra pieni e filetti. Un ottimo esempio di questa scrittura è fornito dall'Ott. gr. 344, un manoscritto liturgico copiato nel 1177 d.C. da uno scriba di nome Galaktion (RGK 3,83) che si può ammirare qui sotto.

Ott. gr. 344 (schermata iniziale: f. 33v)

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Per approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda l'Ott. gr. 344.

Lo stile che gli scribi salentini iniziarono ad usare nel XIII e XIV secolo era quanto più diverso dal precedente; Jacob lo chiamò "stile barocco salentino". Si tratta di una scrittura molto corsiva con vari svolazzi e legature, che è facilmente riconoscibile nonostante la natura imprevedibile di questi numerosi abbellimenti grafici; tra quelli più caratteristici ci sono l'alpha con l'occhiello che scende ben al di sotto della linea di base; le legature che collegano direttamente occhielli appartenenti a lettere diverse; e un'abbreviazione per -ον che tende a combinarsi in posizione orizzontale con un accento grave concomitante, in modo che l'insieme sembri un segno "uguale" (=). Un buon esempio di questa scrittura è fornito dal Vat. gr. 1276 (qui sotto), un'antologia poetica vergata da uno scriba anonimo all'inizio del XIV secolo.

Vat. gr. 1276 (schermata iniziale: f. 33v)

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Per approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Vat. gr. 1276.

B. Scritture cipriote

Un'altra area del mondo bizantino che ha sviluppato stili di scrittura che possono essere considerati geograficamente distintivi è l'isola di Cipro (anche se gli stili ritenuti ciprioti sembrano essere stati adoperati anche nelle zone costiere più vicine all'isola e in particolare in Palestina). Questi stili sono stati identificati principalmente da P. Canart in una serie di articoli, incluso il suo contributo al convegno parigino del 1974, pp. 303-321, e altri contributi che sono ora raccolti nelle sue Études de paléographie et de codicologie, vol. 1, pp. 677-747 e vol. 2, pp. 853-879. Tornando al XII secolo, il Canart notò uno stile associato a Cipro che chiamò "Style 'epsilon' a pseudo-ligatures basses" (si veda il Barb. gr. 449 qui sotto), la cui caratteristica più notevole è la "pseudo-legatura" tra epsilon e una lettera successiva, nella quale il tratto orizzontale medio di epsilon scende verso la linea base quasi fino a unirsi con la lettera successiva. La scittura ha generalmente un aspetto "appiattito", non dissimile da quello dello "Stile Salentino Rettangolare" visto sopra, e l'asse è verticale, con la notevole eccezione della gamma, che tende a essere ruotata a sinistra. Un'altra caratteristica notevole dei manoscritti vergati in questo stile (e di altri manoscritti ciprioti) è il colore dell'inchiostro, che è generalmente un nero molto intenso.

Nel XIII e nel XIV secolo, gli scribi ciprioti adoperavano principalmente due stili diversi, il primo dei quali ("Chypriote carrée" nella nomenclatura di Canart) è una scrittura formale che si trova principalmente nei manoscritti liturgici e biblici; ha un asse verticale e forme rettangolari di lettere non dissimili da quelle dello stile "rettangolare salentino" che abbiamo visto sopra; si tratta tuttavia di una scrittura molto più raffinata, con apici accuratamente eseguiti e talvolta abbellita da lettere ingrandite, tra cui una beta che ricorda quella dello "stile Beta-Gamma" (che per altri versi è molto diverso da questa scrittura). L'altra è di nuovo una scrittura corsiva piena di svolazzi e di abbellimenti; tra le sue caratteristiche più notevoli ci sono la beta maiuscola il cui occhiello inferiore si unisce in basso all'asta ben al di sopra della linea base; l'accento grave verticale a forma di segno "uguale" (come nello "stile barocco salentino"), e una pi maiuscola con tratti discendenti paralleli notevolmente inclinati a destra. Entrambe queste scritture si osservano in un unico manoscritto, il Pal gr. 367 (qui sotto).

Pal. gr. 367 (schermata iniziale: f. 158r)

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La pagina che viene inizialmente visualizzata qui (f. 158r) include la scrittura "chypriote carrée" nella parte superiore e la scrittura "chypriote bouclée" nella parte inferiore. Si possono vedere altre pagine in entrambi gli stili scorrendo avanti e indietro nel manoscritto.

Per approfondimenti e esercizi di trascrizione, si veda il Pal. gr. 367.