INTRODUZIONE
L'antica Grecia è spesso considerata la culla della civiltà occidentale - un'idea che è problematica non da ultimo perché quella che oggi si definisce "civiltà occidentale" incorpora elementi che risalgono a tempi e luoghi diversi. Perché allora l'antica Grecia è così spesso individuata come la sua fonte ultima? Un fattore determinante è sicuramente il fatto che abbiamo una conoscenza molto dettagliata della civiltà greca che risale al V secolo a.C., mentre non disponiamo di tale conoscenza di altre civiltà. Ad esempio, sappiamo esattamente come funzionava la democrazia diretta ateniese due millenni e mezzo fa, mentre ignoriamo tutto delle istituzioni politiche nella maggior parte del mondo in quello stesso periodo; in particolare, non conosciamo praticamente nulla delle istituzioni politiche vigenti tra gli abitanti dell'Europa settentrionale e occidentale in epoca pre-romana, sebbene, secondo quanto possiamo ipotizzare, le istituzioni della democrazia rappresentativa spesso considerate un segno distintivo della civiltà occidentale potrebbero in realtà essere più direttamente legate a questi popoli che all'antica Grecia. Il motivo principale di questa discrepanza nella nostra conoscenza del passato è il fatto che gli antichi Greci, a differenza di altre civiltà, ci hanno lasciato resoconti dettagliati delle loro istituzioni – così come opere di teatro, scienza, matematica, filosofia e molto altro – per iscritto, opere che sono state (in parte) conservate fino ad oggi. Senza documentazione scritta, in linea di principio potremmo ancora osservare il Partenone, la Pnice, i teatri greci, ecc.; ma gli archeologi sarebbero in grado di dirci relativamente poco dell'uso che i Greci fecero di queste strutture; e ovviamente non sarebbero in grado di ricostruire per noi i dettagli della filosofia, del teatro, della scienza o delle istituzioni politiche greche.
Le opere degli autori greci antichi si sono conservate non come autografi degli autori stessi, ma perché sono state copiate molte volte dagli scribi e perché alcune di queste copie - per lo più risalenti al periodo medievale - sono ancora esistenti oggi nelle biblioteche, dove vengono consultate da studiosi che producono edizioni di questi testi. Chi sa il greco può leggere i testi in queste edizioni; chi non lo sa può comunque leggerne una traduzione (inoltre, chi sa un po' di greco può godersi una edizione con la traduzione a fronte). In ogni caso, il tramite indispensabile che ci garantisce la conoscenza delle parole formulate da un autore che visse in un lontano passato è la copia esistente e scritta a mano dell'opera antica — il manoscritto.
Etimologicamente, la disciplina della paleografia greca (un neologismo del XVIII secolo coniato da Bernard de Montfaucon, composto dagli elementi greci παλαιο- "vecchio, antico" + γραφ- "scrittura" + -ια, suffisso che forma sostantivi astratti) in teoria dovrebbe comprendere lo studio di tutte le scritture greche del passato. Nella pratica, lo studio delle scritture adoperate su papiro, su monete e medaglie, nelle iscrizioni e nei documenti viene generalmente riservato a discipline distinte che si chiamano papirologia, numismatica, epigrafia e diplomatica, mentre la paleografia si definisce come lo studio delle scritture librarie adoperate su carta o pergamena. Ciò significa che le scritture del periodo precedente alla comparsa dei codici di pergamena nel IV secolo d.C. non rientrano nell'ambito della nostra disciplina, che generalmente si limita pure al periodo precedente al 1600 d.C., una data arbitrariamente precisa ma che coincide approssimativamente con il momento in cui i libri scritti a mano vennero definitivamente eclissati da quelli stampati.
Se tutte le copie prodotte dagli scribi fossero perfettamente fedeli, gli editori moderni potrebbero semplicemente stampare il testo offerto da qualsiasi manoscritto esistente di un autore antico. Le copie rimanenti interesserebbero solo ai collezionisti bibliofili (e agli storici del periodo in cui furono fatte le copie); e per diventare editori basterebbe saper decifrare le scritture del passato. La capacità di decifrare le scritture antiche è effettivamente lo scopo basilare dello studio della paleografia. Tuttavia, in realtà, è quasi impossibile per un essere umano copiare un lungo testo senza fare errori almeno occasionali. Inoltre, poiché gli scribi erano consapevoli di questo fatto, quando imbattevano in un passo oscuro o incomprensibile nel manoscritto che stavano copiando, tentavano spesso di correggerlo, il che in molti casi ha provocato un danno ulteriore o, peggio ancora, ha prodotto situazioni in cui sono attestate diverse formulazioni di un unico passo, ma non è chiaro quale sia quella che risale all'autore. Il risultato è che ogni manoscritto esistente di un autore antico è interessante non solo per i bibliofili e per gli storici medievali, ma anche per gli editori di quell'autore, che non possono lavorare attingendo da un'unica fonte manoscritta ma devono raccogliere tutte le "varianti" disponibili (idealmente da tutti i manoscritti esistenti) e decidere, in ogni caso, quale sia la variante più probabilmente vicina all' "originale" (o congetturarne una nuova, se tutte le varianti attestate sembrassero sbagliate). Anche i lettori coscienziosi delle edizioni di autori antichi vorranno interessarsi ai manoscritti, perché le decisioni prese dall'editore possono e devono essere messe in discussione. Queste loro decisioni sono generalmente registrate in un apparato critico. Le informazioni ivi fornite sono normalmente accurate e fino a poco tempo fa l'unica opzione realistica per un lettore era quella di supporre che lo fossero; tuttavia, dal momento che sempre più numerose biblioteche rendono disponibili in linea le loro raccolte di manoscritti, è ora possibile, per un lettore, controllare il testo direttamente sulle immagini dei manoscritti stessi - purché, ovviamente, egli sia in grado di decifrarli.
Nei passi in cui la tradizione manoscritta è divergente, come fa l'editore a decidere quale variante avrà più probabilità di essere originale? Basare tali decisioni sul valore delle lezioni stesse non è molto soddisfacente, poiché in molti casi il loro valore relativo non è evidente. Lo scopo della disciplina della paleografia, come concepita da Bernard de Montfaucon (1655-1741) nella sua opera fondamentale Palaeographia graeca (1708), era quello di fornire agli editori un criterio oggettivo per le loro decisioni, studiando lo sviluppo cronologico della scrittura greca e permettendo così agli studiosi di assegnare una data approssimativa (e idealmente anche una localizzazione geografica) a ciascun manoscritto in base allo stile della scrittura. In generale, i manoscritti più antichi tenderanno ad avere lezioni più autentiche di quelli più recenti (anche se questo ovviamente non è sempre vero, poiché un manoscritto molto recente può essere una copia molto accurata di un esemplare molto antico, o può incorporare varianti importate da un esemplare antico; ed è anche possibile che un manoscritto molto antico sia stato copiato in modo molto trasandato). Gli editori odierni basano le loro decisioni su una più ampia comprensione di come è stato trasmesso il testo dell'autore. Generalmente lo fanno tentando di costruire una genealogia (o "stemma") che rappresenti la trasmissione del testo, in cui possano essere collocati i testimoni esistenti. Ciò si ottiene principalmente confrontando le lezioni dei manoscritti esistenti (e soprattutto osservando gli errori comuni); ma la capacità di datare i testimoni è ancora un prerequisito fondamentale, e riuscire a leggerli lo è ancora di più.
La maggior parte delle persone che studia i manoscritti è impegnata negli aspetti del lavoro filologico appena descritti. Tuttavia, ci sono molti altri motivi per cui si potrebbe voler leggere i manoscritti greci; e i paleografi non amano particolarmente pensare alla propria disciplina come a una mera disciplina accessoria al servizio delle esigenze degli editori. I manoscritti sono davvero veicoli per la trasmissione di testi, ma hanno anche le loro storie da raccontare. Sono anche manufatti (e spesso opere d'arte) che possono raccontarci molto – ad esempio pratiche educative; circolazione delle idee – dei tempi e dei luoghi in cui sono stati prodotti e delle persone e delle comunità di persone che li hanno scritti, acquistati, posseduti, venduti e letti.
Chi studia le pagine di questo percorso, leggendo le descrizioni ed esercitandosi nella lettura e nella trascrizione dei manoscritti inclusi, sarà in grado di leggere la maggior parte dei manoscritti greci che sono oggetto della disciplina della paleografia, come definita sopra. L'apprendimento procederà più veloce e più sicuro se si è guidati da un maestro, ma il percorso è pensato per funzionare anche come strumento di auto-insegnamento. Il punto di partenza è la pagina sulle scritture maiuscole.