Urb.lat.419
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.419
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV med
- Beginning date:
- 1471
- Ending date:
- 1472
- Country:
- Italia
- Place:
- Gubbio / Urbino
- Support:
- membr.
- Height:
- 363
- Width:
- 230
- Extent:
- IV. 164. II
- Overview:
- Appiano, Historia romana, nella traduzione di Pier Candido Decembrio.
Description
- Collation:
- 18 fascicoli: 1 quinione (ff. 1-10), 2-3 quaternioni (ff. 11-18, 19-26), 4-6 quinioni (ff. 27-36, 37-46, 47-56), 7 quaternione (ff. 57-64), 8 quinione (ff. 65-74), 9 quaternione (ff. 75-82), 10-12 quinione (ff. 83-92, 93-102, 103-111), 13-15 quaternione (ff. 112-119, 120-127, 128-135), 16 quinione (ff. 136-145), 17 quaternione (ff. 146-153), 18 quinione (ff. 154-[163]). I primi due e gli ultimi due fogli di guardia sono cartacei, apposti durante un restauro del 1977 (cf. Legatura); membranacei gli altri. Il primo foglio di guardia membranaceo anteriore e f. [163] costituivano precedentemente le controguardie, come si evince dalle tracce di colla residua. Bianchi i fogli di guardia, eccetto che per la segnatura attuale apposta a penna su f. [III]v, e i ff. 25v, 161v-[163]v.
- Layout:
- Testo a piena pagina; rr. 36/ll. 35 ai ff. 1-56, rr. 35/ll. 34 ai ff. 57-162; la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a colore (tipo Derolez 12). Presentano rigatura anche i ff. 25v, 161v, [162]r-v, [V]r, bianchi. Specchio rigato (f. 21r): 363 (40+224+99) x 230 (34+125+71) mm; (f. 61r): 363 (40+218+105) x 230 (34+125+71) mm. Visibili quattro fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione (es. ff. 13, 97, 146), a volte solamente i due lungo il margine superiore (es. ff. 3, 11) o i due lungo quello inferiore (es. ff. 49, 51) perché eliminati dalla rifilatura.
- Foliation:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-161; ripetuto per errore il numero 103, poi corretto da mano moderna in 103a; ff. [162]-[163] e fogli di guardia non numerati.
- Writing - Note:
- Umanistica ariosa e regolare di mano di Federico Veterani, copista di Federico da Montefeltro; discussa è la sua attività di miniatore. Egli fu inoltre autore di componimenti e versi d’occasione in latino e italiano. Insieme a Matteo Contugi fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte di Urbino. Nella nota a f. 161r (cf. Storia) afferma che questo manoscritto fu il primo da lui copiato, quando era adolescente, sebbene rivendichi lo stesso primato in una nota aggiunta al f. 136v dell’Urb. lat. 651, datato 1471. In una nota all’Urb. lat. 351 afferma di aver vergato più di 60 manoscritti e che questo fu l’ultimo codice da lui esemplato, a causa della morte di Federico («et cu(m) circiter sexaginta volumina exaraverit ultimu(m) hoc fuit ob principis interitu(m) cuius eterne dolendu(m) est», f. CCCLXXXIIr). Morì sicuramente dopo il 1526 poichè nell’Urb. lat. 324 (f. 216v) ricorda la morte di Elisabetta Gonzaga, avvenuta quell’anno. Per tutte le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 123-126, nrr. 4518-4544; De la Mare, New research, p. 449 nt. 224; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 136 nr. 119 e II, p. 132-138. Cf. inoltre Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. XXIV-XXVIII; Clough, Federigo Veterani, p. 772-783; Fachechi, Federico Veterani, p. 989; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 55-66. Correzioni marginali di mano del copista (es. ff. 8v, 24r, 56r); notabilia rubricati, più numerosi nei primi fogli (ff. 2r-6v), meno frequenti nel resto del codice (es. ff. 33v, 65r; ai ff. 36r e 43v «NOTA»). Maniculae (es. ff. 12v, 23v, 110r). In una nota marginale al f. 25r Veterani spiega perché le righe finali del foglio, il relativo verso e la parte iniziale del f. 26r sono stati lasciati bianchi: «defectus unius folii in greco in quo tumultus populi contineri videbatur. Deinde romanor(um) consultatio de rebus carthagine(n)sibus, ut patet in fragmento or(ati)onis in seque(n)tis»; al f. 26r continua: «Or(ati)o cui et principium deest [...]», con riferimento al testo mancante menzionato nella nota precedente. In una nota al f. 70r, nel margine esterno, vergata dalla stessa mano che ha scritto i notabilia rubricati, viene espresso un giudizio su quanto scrive Appiano in quel passo: «erras iudicio meo Appiane. Nam e(st) alius a quo ille adotatus e(st)», con riferimento al cognome “Africano” adottato da Scipione di cui si sta parlando nel testo. Al f. 110v alcune linee di scrittura risultano più serrate, come se fossero state aggiunte successivamente e fosse stato necessario ospitare più testo rispetto allo spazio a disposizione.
- Decoration:
- Se l’attività di copista di Federico Veterani è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative (Fachechi, Veterani, Federico, p. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, p. 196-199; Ead., I codici di produzione urbinate, p. 73). Per confronto stilistico, inoltre, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati (per esempio i mss. Urb. lat. 423, 424, 425, 452, 487). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo. È possibile tuttavia che, secondo recenti e condivisibili riflessioni critiche (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58), le due indicazioni del copista debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator. È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina. A chiusura del ms., Federico Veterani annota di aver copiato il codice nel palazzo ducale di Gubbio (cf. Storia); allo stato attuale delle conoscenze, esigue, si può tuttavia pensare che l’esecuzione dell’apparato decorativo sia avvenuta a Urbino, dove forse era presente una ‘struttura’ più articolata per la produzione miniata.
- Decoration - Note:
- 1 pagina d’incipit (f. 1r), racchiusa sui margini laterali da fregi a bianchi girari a fondo policromo (blu, verde, rosso), intercalati da medaglioni abitati, a bas-de-page fascia decorativa con stemma, putti, animali; 6 iniziali maggiori (ff. 1r, 2r, 6v, 59v, 86v, 107v; da un massimo di mm 60x60 a f. 6v a un minimo di mm 40x45 a f. 59v), la prima con figura, con corpo in lamina metallica aurea e campo bipartito in rosso e in blu decorato con perle, tutte le altre con corpo in foglia d’oro e a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosso), globi aurei cigliati e piccoli fiori; rubricati i titoli correnti al centro del margine superiore, gli incipit e gli explicit; a f. 161v, DEO GRA(TI)AS crisografato; a f. 2r, scrittura distintiva nello stesso inchiostro bruno del testo, ma toccata di giallo.
- Binding - Note:
- Coperta originale in pelle marrone bruno (l’“Indice vecchio” la definisce «In Rubro», cf. Storia), su assi in legno, decorata con impressioni eseguite con ferri singoli, dorate (una cornice e un decoro centrale costituito da una crocetta gotica ripetuta) e a secco (una cornice a cordami e crocette; cf. De Marinis, La legatura artistica, I, p. 87, n. 960 e tav. CXLIV). In corrispondenza del dorso, la coperta, restaurata con pelle marrone, è stata staccata e incollata sulla controguardia anteriore; nel primo dei 6 compartimenti segnatura “666 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro. I 4 fermagli (1 sul taglio di testa, 1 sul taglio di piede, 2 sul taglio anteriore) sono andati perduti: sul piatto anteriore sono visibili i fori dei chiodi che sostenevano le bindelle, sul piatto posteriore la coperta reca impresse le tracce dei fermagli a forma di conchiglia. Tagli dorati. Sulla controguardia posteriore, tassello cartaceo con indicazione di restauro eseguito dal Laboratorio della Biblioteca Vaticana (1977). Durante questo restauro fu recuperata la coperta originale e sostituita a quella precedente in pelle marrone, oggi segnata Legat. Urb. lat. 419, realizzata negli anni 1878-1889, come indicano gli stemmi di Leone XIII (1878-1903) e del cardinale Bibliotecario (1869-1889) Jean Baptiste Pitra, impressi in oro sul dorso; fu inoltre realizzato il dorso con falsi doppi nervi. I ff. [III] e [163], recanti tracce di colla e di colore verde (verosimilmente attribuibile all’uso di una formulazione contenente verderame), costituivano le controguardie.
- Signatures:
- Numerazione dei fogli apposta nell’angolo inferiore destro del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, quasi sempre eliminata dalla rifilatura, es. 2-3 (ff. 2-3), 1-3 (ff. 11-13), 2 (f. 48). Numerazione da II a XVII, con cifre romane precedute dalla lettera Q, apposta nella colonnina di giustificazione interna, di seguito ai richiami, assente sul primo fascicolo; tale indicazione, su imitazione di modelli antichi, ricorre in diversi codici vergati da Veterani (es. Urb. lat. 326, 349, 420, 651; cf. Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 40, 42).
- Catchwords:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, in corrispondenza della riga di giustificazione; assente al f. 10v.
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1r, a bas-de-page, inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro, sorretto da un’aquila coronata; nel fregio marginale: bandato d’azzurro e d’oro di 6 pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro.
- General note:
- Per questo ms. cf. anche C. Paniccia, Urb. lat. 419, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 161r: "Manu Federici Veterani Urbinatis pro ill(ustrissi)mo ac divino duce Federico Feretrano”, seguito da una data successivamente erasa e interpretata come 1471 (cf. ad es. Zaggia, La traduzione latina da Appiano, p. 221-222; Boldrini, Vicende urbinati, p. 138) oppure 1472 (cf. ad es. Piacentini, Recensione a M. Zaggia, La traduzione latina da Appiano, p. 277). Segue una nota aggiunta dallo stesso Veterani con indicazione di Gubbio come luogo di copia (cf. Storia). Lungo il margine inferiore, in parte tagliate dalla rifilatura del codice, si leggono data e ora in capitale: “XXII Feb(ruarii) hora II”. Cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 126 n. 4531.
- History:
- Il manoscritto è, insieme all’Urb. lat. 420, uno dei due codici contenenti la “Historia Romana” di Appiano nella traduzione di Pier Candido Decembrio realizzati per Federico da Montefeltro. Entrambi i codici sono registrati nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 57v, rispettivamente Urb. lat. 420: «Appianus Alexandrinus De Bellis Civilibus romanorum Traductis per Candidum et Alphonso Utriusque Siciliae Regi dicatus. Eiusdem Illyricus traductus ab eodem. Codex ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CVIII, nr. 399; Urb. lat. 419: «Appianus Alexandrinus Historicus elloquentissimus [sic] De bellis Cum externis gentibus A p. Candido Conversus et Nicolao V Pont. Max. Dicatus. Codex ornatissimus In Rubro», edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CVIII, nr. 400). Federico Veterani, copista del duca, nella nota aggiunta sotto al colophon in seguito alla morte del suo signore, avvenuta nel 1482, afferma di aver copiato il codice a Gubbio: «Scriptum Eugubii, in eius magnificentissima curia, fuitq(ue) hoc volumen in ordine scribendi p(ri)mum, et post hoc multa quoq(ue) exaravi bona cum gratia optimaq(ue) mercede ill(ustrissi)mi eiusdem ducis, cuius post obitum vitam mihi ace(r)bam putavi, quo cum interiisse satius erat, cum omnis spes omneq(ue) refugium meum interiisse cognovi et expertus sum» (f. 161r). Afferma anche che il manoscritto fu il primo da lui copiato, sebbene rivendichi lo stesso primato in una nota aggiunta all’Urb. lat. 651 («Divo principi Federico Mon(te)fel(trensi) Urbini comiti qui postea dux a Sixto pont(ifice) 4° creatus est, ego Federicus Veteranus Urbinas transcripsi: et hic liber fuit primus qui alios complures transcribendi causam dedit: et tanti principis liberalitatem mihi conquisivit: cum in dies pulcriora conscripserim: et minio decoraverim», f. 136v). L’Urb. lat. 419 fu portato a termine da Veterani nel 1471 o 1472: questa pare infatti essere la data che avrebbe seguito il colophon presente al f. 161r e che fu successivamente erasa (cf. Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 60). Tale data sarebbe confermata anche dal fatto che il manoscritto è una copia del ms. Aldini 295 conservato presso la Biblioteca Universitaria di Pavia. Il codice pavese era stato donato nel 1465 dallo stesso Decembrio a Camillo Barzi, all’epoca ambasciatore urbinate residente a Milano, il quale al suo ritorno a Urbino nel 1470 lo portò con sé: è quindi assai verosimile che nei primi anni ‘70 sia stato possibile per Veterani utilizzarlo come antigrafo (cf. Zaggia, La traduzione latina da Appiano, p. 214, 221). Lo stemma presente al f. 1r è quello inquartato. La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “666”, impressa in oro nel primo compartimento del dorso e segnata a penna al f. 1r nell’angolo superiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. [63]r; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VIII). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1v, 2r, 161r.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 429; IAM51; IAM61; IAM41.6; IAM76.2.
- Other name:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe]
Leo PP. XIII, 1810-1903 [person]
Pitra, Jean Baptiste, card., 1812-1889 [person]
Curatorial narrative
Manoscritto in formato medio-grande e dalla pergamena di qualità e ben lavorata, insieme all’Urb. lat. 420, l'Urb. lat. 419 tramanda l’Historia Romana di Appiano tradotta da Pier Candido Decembrio (1399-1477); entrambi i codici, databili agli anni 1471-1472, sono vergati da Federico Veterani, scriptor di Federico da Montefeltro. Se la sua attività di copista è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative.
Per confronto stilistico, inoltre, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati, come per esempio gli Urb. lat. 423, 424, 425, 452 (Fachechi, Veterani, Federico, pp. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, pp. 196-199; Martelli, I codici di produzione urbinate, p. 73). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo.
È possibile tuttavia che le due indicazioni di Veterani – minio decoravi e minio decoraverim – debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58, ella fa giustamente osservare le sfumature terminologiche collegate a quest’ultime locuzioni e a quelle invece comunemente associate alla pittura, per la quale si utilizzano espressioni come fecit, pinxit, hoc opus est). In effetti, insieme ad ampie porzioni di scrittura distintiva che accompagna le iniziali, i mss. elencati esibiscono tutti, nelle pagine di incipit, rubriche in capitale – seppure talvolta la mise-en-texte risulti incerta e non ben calibrata rispetto allo spazio riservato –; nella maggior parte dei casi sono state eseguite lettere in blu e in inchiostro d’oro, variamente alternate, oppure in rosso, mentre nella pagina di incipit dell’Urb. lat. 420 fanno la loro comparsa anche lettere policrome combinate in diversi modi, secondo un’intonazione comune al linguaggio dell’antiquaria padana e romana.
È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina. In particolare, per gli Urb. lat. 419 e 420, l’esecuzione dell’apparato illustrativo potrebbe essere riferita a un miniatore, anch’egli anonimo, formatosi probabilmente a Pesaro alla fine degli anni ’50 del Quattrocento e giunto a palazzo, coadiuvato da una vera e propria officina di miniatori, forse negli anni delle nozze di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 64). La sua attività pesarese è testimoniata, ad esempio, da un Virgilio, sottoscritto da Iacopo Guidoni da Verona nel 1459, un tempo proprio nella collezione di Alessandro Sforza, signore di Pesaro (1409-1473) e padre di Battista (attualmente in collezione privata, ma già a Cologny, Bibliotheca Bodmeriana, ms. 185; de la Mare, Florentine Manuscripts, p. 195; Nicolini, Scheda nr. A36, pp. 213-217; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 62); allo stesso scriptor vanno poi ricondotti altri tre codici eseguiti tra il 1459 e il 1460 e accostabili al Bodmer anche per l’apparato illustrativo – soprattutto per alcuni elementi connotativi come le peculiari fisionomie o un certo modo di rendere i paesaggi (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 61), riconoscibili anche nella silloge urbinate di Appiano –: si tratta del Barb. lat. 482, un salterio-innario, e i Trionfi di Petrarca in doppia copia, Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 2649 e Dresda, Sächsische Landesbibliothek, ms. ob. 26 (Fumian, Autografia, prassi di bottega, pp. 62-63).
In conclusione, per gli Urb. lat. 419, 420 e per quelli compresi nel corpus a essi collegato, Federico Veterani fu responsabile della trascrizione del testo e degli interventi di tipo calligrafico, mentre gli apparati decorativi e illustrativi coinvolsero invece maestri che, per diverse vie e con differenti livelli di preparazione e di abilità, erano collegati allo scriptorium di palazzo; un’interazione, quella tra il copista e gli anonimi miniatori, che meriterebbe una riflessione più ampia, affrontata in una prospettiva d’insieme.
Parts of this manuscript
86v-107v
De bello parthico
- Locus:
- 86v-107v
- Supplied title:
- De bello parthico
- Uniform title:
- Parthica (Appianus, sec. II. Opere spurie e dubbie)
- Incipit:
- Post Pompeium et deinceps ab eo quos in Syria
- Explicit:
- domum reversus ad civile bellum conve(r)tit animum
- General note:
- Il libro partico, pervenutoci insieme alle altre opere di Appiano e ricordato anche da Fozio nella sua Bibliotheca, è una compilazione realizzata da un autore tardo (ma anteriore a Fozio), tratta da brani plutarchei delle vite di Crasso e di Antonio; cf. Schweighäuser, Appiani Alexandrini Romanarum historiarum, p. 906-912; Noè, Il libro partico di Appiano, p. 3-16.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
1r-2r
P(etri) Candidi In libris Appiani Alexandrini historici eloquentiss(im)i ad Nicolau(m) V pont(ificem) max(imum) prefatio incipit
- Locus:
- 1r-2r
- Title:
- P(etri) Candidi In libris Appiani Alexandrini historici eloquentiss(im)i ad Nicolau(m) V pont(ificem) max(imum) prefatio incipit
- Supplied title:
- Romanarum historiarum praefatio
- Incipit:
- Appiani Alexandrini historiam seu veterum in curia
- Explicit:
- nobis beatitudini et felicitati tuae acceptum referemus
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Bibliography:
- IAM08.
- Other name:
- Nicolaus PP. V, 1399-1455 [dedicatee]
2r-6v
Romanarum historiarum praefatio
- Locus:
- 2r-6v
- Supplied title:
- Romanarum historiarum praefatio
- Rubric:
- P. Candidi in libris Appiani Alexandrini historici eloque(n)tissimi prefatio explicit. Sequitur descriptio orbis terrarum imperiiq(ue) Romani ex eodem Appiano historico e greco traductum feliciter
- Incipit:
- Romanorum historiam scribere adorsus necessarium
- Explicit:
- et(iam) de his a me conscriptus est
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
6v-59r
P. Candidi De bello Lybico lib(er) incipit ex Appiano Alexandrino historico eloquentissimo traductus in Latinum qui ab eodem Lybicus i(n)scribitur
- Locus:
- 6v-59r
- Title:
- P. Candidi De bello Lybico lib(er) incipit ex Appiano Alexandrino historico eloquentissimo traductus in Latinum qui ab eodem Lybicus i(n)scribitur
- Uniform title:
- Historia romana (Appianus, sec. II). Lybica
- Incipit:
- Carthaginem in Libya Phenices condidere annis quinquaginta
- Explicit:
- post eversionem duobus et centum elapsis annis
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
59v-86r
Historia romana (Appianus, sec. II). Syriaca
- Locus:
- 59v-86r
- Uniform title:
- Historia romana (Appianus, sec. II). Syriaca
- Rubric:
- P. Candidi liber finit qui Lybicus i(n)scribitur sequitur liber eiusde(m) qui Syrius appellatur ex Appiano Alexandrino historico eloquentiss(im)o traductus in Latinum foeliciter
- Incipit:
- Anthiocus Seleuci A(n)tiochi filius Syriorum
- Explicit:
- veluti i(n) aliena a nobis hystoria prescripsimus
- General note:
- La rubrica si trova al f. 59r.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
107v-161r
Historia romana (Appianus, sec. II). Mithridatica
- Locus:
- 107v-161r
- Uniform title:
- Historia romana (Appianus, sec. II). Mithridatica
- Rubric:
- P. Candidi de bello Parthico liber finit. Incipit liber qui Mitridaticus apellatur ex eod(em) Appiano Alexandrino historico foeliciter traductus in Latinum
- Incipit:
- Romani igitur Bithinios et Capadoces et quaecunq(ue)
- Explicit:
- in circuitu maris q(uo)d interius est nondum illis cessit
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]