Urb.lat.350
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.350
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV
- Beginning date:
- 1451
- Ending date:
- 1482
- Country:
- Italia
- Place:
- Firenze / Urbino
- Support:
- membr.
- Height:
- 426
- Width:
- 278
- Extent:
- III. 204. II
- Content:
- "In hoc preclarissimo codice contine(n)tur omnia opera Virgilii Maronis poete Mantuani" (f. [1]v).
- Overview:
- Virgilio, Opere.
Description
- Collation:
- 20 fascicoli: 1-16 quinioni (ff. 2-10 [-1], tra f. [1] e f. 2 sono visibili i resti di un foglio membranaceo strappato ancorati tramite tallone al f. 9v; cf. Segnature di fascicoli); ff. 11-20, 21-30, 30-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-79 [sic], 80-89, 90-98 [sic], 99-108, 109-117 [sic], 118-127, 128-137, 138-147, 148-157), 17-18 senioni (ff. 158-168 [sic], 169-179 [-1], manca l’ultimo foglio del fascicolo), 19-20 quinioni (ff. 180-189, 190-199 [+2]; ff. 200 e 201 aggiunti, f. 200 incollato con brachetta in pergamena al f. 190r). Fogli di guardia anteriori cartacei, bianchi (ff. [I]-[II]), e uno membranaceo (f. [III], che sul verso ha l'antiporta miniata); fogli di guardia posteriori cartacei (ff. [IV]-[V]). Bianchi i ff. [I]v-[III]r, [IV]r-[V]r; ff. [I]r e [V]v in carta marmorizzata a pettine, solidali alle controguardie. La regola di Gregory non è rispettata tra i ff. [1] e 2, 179 e 180, 200 e 201.
- Layout:
- Testo a piena pagina; rr. 36/ll. 36, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 33; su alcuni fogli del tipo Derolez 12, es. ff. 194, 195; altri fogli presentano le ultime due rettrici prolungate fino ai margini, es. ff. 172, 177, 191, 198), anche per la piccola porzione in cui sono stati vergati i titoli correnti. Si segnala inoltre la rigatura a inchiostro per alcuni versi aggiunti lungo i margini (es. ff. 11r, 17v, 58v, 72v, 186v); in altri casi le integrazioni non hanno rigatura (es. ff. 11v, 13v, 33v, 78v). Al f. 201r la rigatura è a mina di piombo (tipo Derolez 12, con l’aggiunta di una riga iniziale compresa entro le giustificazioni, sotto la quale è vergata la rubrica; rr. 39/ll. 38). Specchio rigato (f. 18r): 426 (50+283+93) x 278 (33+8+138+8+91) mm. Tracce di foratura lungo il margine esterno e quello inferiore (es. ff. 22, 110, 154, 162).
- Foliation:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 2-201; f. 10 numerato erroneamente 100, corretto a matita da mano recente; 1 f. non numerato dopo f. 97, foliato a matita da mano recente “97a”; ripetuti i numeri 78, 113 e 166, corretti a matita da mano recente in 78bis, 113bis e 166bis. Fogli di guardia non numerati. La foliazione seicentesca (che registra già l’Appendix vergiliana in posizione finale, cf. Segnature di fascicoli) evidenzia l’assenza del foglio numerato 1 (il foglio del clipeo è privo di foliazione e l’attuale primo foglio del primo fascicolo è numerato 2). Fogli di guardia non numerati.
- Writing - Note:
- Elegante umanistica di unica mano. Albinia de la Mare l’attribuisce al “copista del Marc. Lat. XII 68”, scriba fiorentino attivo probabilmente tra il 1445 e il 1460, ipotizzando che potrebbe trattarsi di Mariotto Nori (cf. de la Mare, New Research, pp. 427, 553; Ead., Vespasiano da Bisticci, pp. 81-82). Maurizio Bonicatti ha rilevato «qualche affinità» con la mano di Matteo Contugi, segnalandone contestualmente anche le differenze (Nuovo contributo 1958, p. 260). Segni di correzione e integrazioni testuali a margine (es. ff. 11r-v, 13v, 17v, 33v, 58v, 72v, 78v). Una diversa mano verga f. 201.
- Decoration - Note:
- 2 antiporte (f. [1]v, mm 222x180; f. 45v, mm 293x184), la prima costituita da un clipeo nastriforme entro doppio listello in oro (mm 132), all’interno il contenuto del codice è in capitale disposto su sei linee alternativamente in oro e in blu, tutt’intorno vi è una corona fitofloreale policroma (verde, rosa, giallo, blu) e con globi aurei cigliati; la seconda è un’edicola architettonica all’antica policroma (rosa, blu, verde, viola, porpora, grigia) su un fondo in foglia d’oro, poggiato sull’architrave, entro il simbolo circolare dell’Ordine della Giarrettiera, lo stemma ducale di Federico da Montefeltro, all’interno dell’edicola rappresentazione della "Fuga di Enea". 2 frontespizi (f. 2r, mm 295-157; f. 46r, mm 288x157), il primo a cornice nastriforme policroma (blu, indaco, rosa) e rosette nei cantoni, entro doppio listello in oro, all’interno della quale in capitale e su 8 linee alternativamente in oro e in blu è segnalato l’incipit delle Eglogae; il secondo a tripla cornice in viola, lamina metallica aurea, elementi a inchiostro entro listello verde, all’interno della quale in capitale e su 12 linee alternativamente in oro e in blu è segnalato l’incipit dell’Eneide. 2 pagine di incipit (ff. 2v, 46v) con fregio abitato e a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa), percorso da un quadruplo listello in oro in cui si aprono medaglioni con frutti e fiori; a bas-de-page, entro una cornice polilobata sorretta da due putti, stemma bandato di Federico da Montefeltro (privo dell’aquila sulla seconda banda d’oro, a f. 2v). 31 iniziali maggiori (ff. 2v, 3v, 4v, 6r, 7r, 8v, 9v, 10v, 12r, 13r, 14v, 21v, 29v, 37v, 46v, 57r, 68r, 78r, 86v, 97av, 110v, 120v, 131r, 142r, 155r, 166v, 180r, 181v, 183v, 186r, 192r; mm 69x50, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa), con corpo in foglia d’oro intarsiata, accompagnate da scrittura distintiva (ff. 2v, 14 anche istoriate). 6 iniziali medie (ff. 29r, 37r, 46v, 182r-v, 183r; mm 33x22, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa) e corpo in foglia d’oro o su campo in blu; iniziali medie (mm c. 0,8x0,8) alternativamente in blu e in oro negli attuali ultimi due fascicoli del codice, spesso con letterine d’attesa ben visibili. Incipit ed explicit in foglia d’oro o su linee alternate in oro e in blu; titoli correnti in blu al centro del margine superiore.
- Binding - Note:
- Coperta in pelle marrone marmorizzata su quadranti di cartone; controguardie anteriore e posteriore, ff. [I]r e [V]v in carta marmorizzata a pettine. Dorso a 7 compartimenti, delimitati da 6 doppi nervi. Nel primo compartimento segnatura “350 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro, incorniciata da doppio filetto dorato; negli altri elementi araldici dello stemma di Clemente XIV (1769-1774): nel secondo (parzialmente visibili a causa dell’etichetta con l’attuale segnatura ivi incollata), nel quarto e nel sesto tre stelle a sei raggi, nel terzo, nel quinto e nel settimo un monte a tre cime. La legatura è dunque databile agli anni 1769-1774. Tagli dorati e impressi. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «in Serico Viridi cum Cornibus et Seraturis argenteis In Viridi» (cf. Storia). Sul taglio anteriore sono ancora visibili le tracce dei due fermagli che dovevano caratterizzare la legatura originale e che hanno lasciato meno marcata la doratura del taglio.
- Signatures:
- In numeri romani (I-XVIIII), sul verso dell’ultimo foglio del fascicolo, nell’angolo inferiore interno, in corrispondenza della colonnina di giustificazione: nell’attuale ordinamento il primo fascicolo è numerato “III” (f. 10v), il secondo “IV” (f. 20v) e così via, mentre gli ultimi due fascicoli sono segnati rispettivamente “I” (f. 189v) e “II” (f. 199v). Nel fascicolo che li precede, attualmente terzultimo, l’indicazione è assente (al f. 179). Sono inoltre visibili su alcuni fogli tracce di segnature a registro (es. a1, f. 160r; b2, f. 191; p, f. 150; p5, f. 152; q4, f. 161). I due fascicoli che si trovano a conclusione del codice, latori dell’Appendix vergiliana (cf. Descrizione interna), dovevano dunque occupare invece una posizione incipitaria: immediatamente dopo il foglio con il clipeo (non numerato) e prima dell’attuale fascicolo iniziale (ff. 2-10), oggi privo del primo foglio, che Bonicatti e Pellegrin individuano nel f. 200, aggiunto all’attuale ultimo fascicolo e latore della parte conclusiva dei Priapea, alla quale sarebbe seguita la tabella con la solenne rubrica di incipit delle Bucoliche (f. 2r; cf. Bonicatti, Nuovo contributo, p. 260 nota 1; Manuscrits classiques, II.2, p. 561). Bisogna tuttavia osservare che sul margine interno del f. 200 non è riscontrabile la lacuna (che doveva essere di almeno 1 cm sul margine interno del foglio) causata dallo strappo visibile nel lembo di pergamena presente prima del f. 2 (cf. Collazione e Foliazione); lo specchio di scrittura è inoltre perfettamente coincidente con quello dei fogli vicini, il che fa intendere che il foglio non sia stato rifilato per eliminare le tracce dello strappo. Si può anche ipotizzare che, quando la foliazione fu apposta, nel Seicento, esisteva un foglio numerato 1, forse rimasto bianco – come è accaduto per il foglio che precede l’Eneide, poi miniato da Giraldi (f. 45v) – e forse asportato proprio per questo motivo; è possibile che, anche in questo caso, fosse stato pensato per accogliere una miniatura a piena pagina, poi non realizzata (cf. Martelli, Scheda nr. 6, p. 149). Il f. 201, vergato da altra mano e latore di altri versi spuri virgiliani, fu probabilmente aggiunto quando fu cambiato l’ordinamento dei fascicoli.
- Catchwords:
- È presente un solo richiamo verticale nel senso alto-basso, vergato in inchiostro più chiaro rispetto al testo, nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina di giustificazione, al f. 80v: tale foglio tuttavia si trova non a fine fascicolo, ma al suo inizio, subito dopo un errore di foliazione (con il numero 79 sono stati numerati due fogli).
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: ff. 2v e 46v, stemma a sei bande d'azzurro e di oro, ma privo dell'aquila di nero alla I banda d'oro, accompagnato dalle lettere CF; f. 45v, stemma ducale nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate, e collare dell'Ordine della Giarrettiera con motto.
- Motto:
- f. 45v: "Hony soyt qy mal y pense", motto all'interno del collare dell'Ordine della Giarrettiera.
- General note:
- Per questo ms. cf. anche C. Martelli, Urb. lat. 350, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- History:
- Questo splendido codice venne esemplato a Firenze nella bottega di Vespasiano da Bisticci: scritto in un periodo compreso tra il 1445 e il 1460 (cf. Scrittura), fu decorato in una fase di poco successiva. Venne poi acquistato da Federico da Montefeltro, che non lo commissionò dunque personalmente, ma vi fece apporre il proprio stemma ai ff. 2v e 46v, e, verosimilmente a Urbino, venne aggiunta la miniatura al f. 45v, corredata dallo stemma ducale di Federico (cf. Decorazione – nota). Il codice è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 70v: «Virgilii Maronis Mantuani Poetarum Latinorum Principis Opera. videlicet Bucolica. Georgica. Aeneidos. Moretum. Copas. Dirae. Culex. Priapeia et Alii nonnulli versus eiusdem. Codex ornatissimus in Serico Viridi cum Cornibus et Seraturis argenteis In Viridi. (spoliatus serica veste viridi per Valentinum indutus fuit per d. ducem guidonem)»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXX, nr. 492). L’“Indice vecchio” testimonia come la legatura originale feltresca, certamente di grande valore, fu rimossa quando nel 1502 le truppe di Cesare Borgia depredarono la collezione urbinate e la trasferirono a Forlì e che il codice fu legato nuovamente sotto Guidobaldo da Montefeltro, quando i codici, nel 1504, rientrarono ad Urbino. La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 2r, 45r, 46r, 201v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 501-1000, p. 322; Marucchi, Stemmi di possessori, pp. 30-95; Manuscrits classiques, II.2, pp. 561-562; Morello, Scheda nr. 127, pp. 450-453; Martelli, Scheda nr. 6, pp. 146-151.
- Other name:
- Clemens PP. XIV, 1705-1774 [person]
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Scuola di Mariano del Buono [artist]
Scuola di Francesco di Antonio del Chierico [artist]
Giraldi, Guglielmo, f. 1441-1494 [artist]
Curatorial narrative
Il ms. Urb. lat. 350 è tra i più noti nella collezione di Federico da Montefeltro (1444-1482), sia per il suo aspetto materiale sia per la vivacità del dibattito critico sviluppato attorno a esso. Di grande formato, confezionato con pergamena di qualità e molto ben lavorata, elegante nella mise-en-page dagli ampi margini, il codice è un vero e proprio esemplare di apparato.
Dall’articolata vicenda critica, esso fu assegnato da Albinia de la Mare alla mano di un anonimo copista fiorentino (de la Mare, New Research, p. 553; Bonicatti, Nuovo contributo, p. 260, ravvisa «qualche affinità con quella di Matteo de’ Contugi», per l’attività del quale cfr. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, pp. 251-302), mentre Annarosa Garzelli gli riservava qualche riga di osservazioni nella sezione dedicata a Bartolomeo di Domenico di Guido (Miniatura fiorentina del Rinascimento, pp. 164-170), miniatore fiorentino dapprima collaboratore del cartolaio Zanobi di Mariano e poi di Vespasiano, proprio per esemplari destinati alla libraria urbinate (cfr. ms. Urb. lat. 347), e come molti degli artisti suoi coetanei, attento al magistero di Francesco di Antonio del Chierico (Bollati, Bartolomeo di Domenico, pp. 63-64; Bollati, Francesco di Antonio del Chierico, pp. 228-232). Pur non proponendone la piena paternità dell’opera, Garzelli sottolineava che alcuni aspetti dell’Urb. lat. 350, soprattutto le composizioni di frutta così peculiari, «evocano specificità» del Plutarco Plut. 65. 26 e 65. 27 della Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, opera firmata del miniatore fiorentino; non aderenti tuttavia al suo dettato artistico sono invece le scene all’interno delle inziali agli incipit delle Bucoliche e delle Georgiche, «di palese derivazione da illustrazioni virgiliane di Francesco Antonio del Chierico». Ella suggeriva perciò – ipotesi da condividere – una «situazione di collaborazione» di Bartolomeo all’impresa, probabile frutto di apporti diversi, seppure omogenei e scaturiti all’interno di un medesimo ambiente culturale e di una stessa imagerie figurativa. Una proposta riesaminata da Garzelli stessa, ma senza approfondimenti, nel suo contributo I miniatori fiorentini di Federico, p. 126, nel quale assegnava l’apparato decorativo del ms. al cosiddetto Collaboratore dell’Iliade medicea, che lavorò anche ad altri esemplari urbinati (per es. Urb. lat. 79, Urb. lat. 222, Urb. lat. 398 e altri, cfr. Labriola, Repertorio dei miniatori fiorentini, p. 233), ma al quale difficilmente si può attribuire l’Urb. lat. 350, proprio alla luce dei confronti appena proposti.Allo scorcio degli anni ’50 del Novecento, Maurizio Bonicatti (Bonicatti, Nuovo contributo, pp. 259-264) ricondusse l’apparato decorativo del ms. a Bartolomeo della Gatta (Bentivoglio-Ravasio, Bartolomeo della Gatta, pp. 861-865, in cui si accoglie tale proposta, p. 863), attribuzione ripresa poi da Giovanni Morello nella sua scheda in Vedere i classici (Morello, Scheda nr. 127, pp. 450-453) e da Simonetta Nicolini, anch’ella in una scheda di catalogo (Nicolini, Scheda nr. 127, pp. 316-317), ma confutata, a ragione, da Cecilia Martelli, che sottolinea, di nuovo, la prossimità con il linguaggio di Francesco di Antonio del Chierico (Martelli, Bartolomeo della Gatta, pp. 236-237).
L’altro intervento figurativo significativo è quello dell’antiporta all’Eneide (f. 45v); nessun dubbio, in questo caso, sulla paternità di Guglielmo Giraldi (Mariani Canova, Guglielmo Giraldi 1995, pp. 123-147; Toniolo, Catalogo, p. 188); probabilmente a Urbino per il tramite di Matteo Contugi, a partire dalla metà degli anni ’70, egli fu coinvolto nella confezione di importanti mss. federiciani (cfr. Urb. lat. 10, Urb. lat. 365) e, insieme agli altri miniatori padano-ferraresi, mutò l’indirizzo e la fisionomia della raccolta feltresca, fino a quel momento essenzialmente toscanocentrica.
Giraldi, che nel 1480 sarà definito da Federico come «mio miniatore» (Franceschini, Figure del Rinascimento, pp. 143-144; Toniolo, Giraldi, Guglielmo, p. 306), introdusse a corte il suo linguaggio costruito su campiture cromatiche ampie e brillanti, spesso rialzate da un minutissimo tratteggio in oro che alleggerisce i volumi, enfatizzandoli; la salda volumetria si sposa con una solida padronanza dell’espediente prospettico, mentre le ambientazioni, sia paesaggistiche sia di interni architettonici, sono sempre realizzate con una estrema cura del dettaglio – cfr. gli scenari dall’atmosfera soffusa, ma accurata nei particolari, come nello studio di san Girolamo a f. 10r dell’Urb. lat. 10 o nell’Urb. lat. 365; o, ancora, nell’aggiornamento decorativo delle Epistole di san Paolo, Urb. lat. 18. Anche nel Virgilio feltresco egli mostra la spiccata «capacità di interpretare […] i contenuti dei testi da lui miniati» (Toniolo, Giraldi, Guglielmo, p. 305; per tali aspetti cfr. anche la imprescindibile monografia di Giordana Mariani Canova, Guglielmo Giraldi 1995, passim). L’immagine sembra infatti scaturita dall’attenta lettura dei versi del poeta mantovano, tanto è minuziosa la rappresentazione della Fuga da Troia (f. 45v), racconto visivo articolato su più registri e sulla compresenza di diverse scene. Qui sono inoltre ravvisabili tutte le principali caratteristiche del linguaggio espressivo del miniatore padano: «esiti plastici e disegno articolato», presi in prestito da certi modi di Cosmè Tura, «luminosa misura spaziale» dovuta al nuovo orizzonte formale proposto da Piero della Francesca e dal pittore squarcionesco Marco Zoppo (Toniolo, Giraldi, Guglielmo, p. 308; Marcon, Marco Zoppo, pp. 922-924).
Nell'Urb. lat. 350 diviene allora visibile la saldatura tra la collezione ‘toscana’ di Federico e il nuovo corso padano-ferrarese: Giraldi, con l’antiporta, arricchisce l’apparato decorativo a bianchi girari intervenendo su un foglio non aggiunto, bensì centro esatto del fascicolo 5. Il f. 45v, originariamente lasciato come un diaframma bianco tra l’explicit delle Georgiche (f. 45r) e la pagina di incipit all’Eneide (f. 46r-v), fu infatti miniato in un secondo momento rispetto all’acquisizione del codice nella libraria di Federico, come dimostrano peraltro gli stemmi ai ff. 2v e 46v, entrambi comitali e probabilmente aggiunti, insieme al foglio con il clipeo decorato in apertura, al momento dell’ingresso del volume nella biblioteca di palazzo. Esso è senz’altro da attribuire a un ignoto miniatore fiorentino, probabilmente della cerchia di Vespasiano, ma sul quale non è possibile dire di più data l’esiguità del suo intervento.
Per ragioni che a oggi non si è in grado di ricostruire, ma che sono forse collegate all’acquisizione della dignità ducale (1474), Federico – o coloro che si occupavano della collezione libraria – incaricò Giraldi di eseguire l’antiporta monumentale a f. 45v, nella quale è ben evidente lo stemma ducale e di gonfaloniere della Chiesa di Roma, circondato da una preziosa Giarrettiera, insegna dell’omonimo Ordine del quale egli stesso era divenuto membro in quel medesimo anno.
Parts of this manuscript
2r-14r
Bucolicorum carmen
- Locus:
- 2r-14r
- Title:
- Bucolicorum carmen
- Uniform title:
- Bucolica (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C.)
- Incipit:
- Tytire tu patulae recubans sub tegmine fagi (f. 2v)
- Explicit:
- Ite domum saturae venit Hesperus ite capellae
- General note:
- Al f. 2r tabella che segnala l’incipit delle ecloghe: “Virgilii Maronis poete Mantuani Bucolicorum carmen egloga prima incipit feliciter”. Al f. 14r segue: “P. Virgilii Maronis poete Mantuani Bucolicum carmen finit eiusdem Georgicorum ad Mecenatem liber primus feliciter incipit”.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
201r
Virgilii Versus de amoenitate hortuli
201r-v
Virgilii Versus de invidia sive livore
180r-181v
P. Virgilii Maronis Moreti libellus
- Locus:
- 180r-181v
- Title:
- P. Virgilii Maronis Moreti libellus
- Uniform title:
- Appendix Vergiliana (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C. Opere spurie e dubbie). Moretum
- Incipit:
- Iam nox Hybernas bis quinq(ue) peregerat horas
- Explicit:
- Atque agit in segetes et terrae condit aratrum
- General note:
- Al f. 181v segue: “P. Virgilii Maronis Moreti libellus finit Cope incipit”.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
181v-182r
Cope [libellus]
183v-186r
P. Virgilii Maronis Dirarum liber
- Locus:
- 183v-186r
- Supplied title:
- P. Virgilii Maronis Dirarum liber
- Uniform title:
- Appendix Vergiliana (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C. Opere spurie e dubbie). Dirae
- Incipit:
- Bactare cygneas repetamus carmine voces
- Explicit:
- Ut maneam quod vix oculis cognoscere possis
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Source of information:
- IAM35.4
186r-191v
P. Virgilii Maronis Culicis l(iber)
191v-200v
P. Virgilii Maronis Epigrammata ad Priapum hortorum custodem
- Locus:
- 191v-200v
- Title:
- P. Virgilii Maronis Epigrammata ad Priapum hortorum custodem
- Uniform title:
- Priapea
- Incipit text:
- Carminis incompti lusus lecture procaces (f. 192r) and At non longa pene satis non stat mentula crassa (f. 200v)
- Explicit text:
- Aut quibus ha(n)c oculis aspicis ista lege (f. 192r) and Huc ades et nervis tente Pryape fave (f. 200v)
- General note:
- Il titolo si trova al f. 191v.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Source of information:
- IAM124
182v
Eclogarum liber (Ausonius, Decimus Magnus, c. 310-395). De viro bono
182r-v
Eclogarum liber (Ausonius, Decimus Magnus, c. 310-395). Est et non
- Locus:
- 182r-v
- Uniform title:
- Eclogarum liber (Ausonius, Decimus Magnus, c. 310-395). Est et non
- Incipit:
- Est et non cuncti monosyllaba nota frequentant
- Explicit:
- Qualis vita hominum duo quam monosyllaba servant [sic]
- General note:
- Al f. 182v l’ultima parola è espunta lettera per lettera e sostituita con “versant”.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Source of information:
- IAM12.4
183r-v
Appendix Vergiliana (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C. Opere spurie e dubbie). De rosis nascentibus
14r-45r
Georgicorum [carmen]
- Locus:
- 14r-45r
- Title:
- Georgicorum [carmen]
- Uniform title:
- Georgica (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C.) and Argumenta Bucolicon et Georgicon (Ovidius Naso, Publius, 43 a.C.-17/18 d.C. Opere spurie e dubbie). Georgica
- Incipit text:
- Quid faciat laetas segetes quo sydere ter(r)a(m) (f. 14v) and Quid faciat laetas segetes quo sydere servet (f. 14v; argomento)
- Explicit text:
- Tytire te patule cecini sub tegmine fagi (f. 45r) and Edocuit messes magno olim faenore reddi (f. 14v; argomento)
- General note:
- Ciascun libro delle Georgiche è preceduto da un "Argumentum Ovidii" (ff. 14v, 21v, 29r, 37r), ognuno costituito da quattro versi. Al f. 45r: “P. Virgilii Maronis Georgicorum ad Mecenatem liber quartus et ultimus finit”.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
46r-179v
Eneidos liber
- Locus:
- 46r-179v
- Title:
- Eneidos liber
- Uniform title:
- Aeneis (Vergilius Maro, Publius, 70-19 a.C)
- Incipit text:
- Ille ego qui quondam gracili modulatus avena (f. 46v; "preproemio") and Arma viru(m)q(ue) cano Troiae qui primus ab oris (f. 46v)
- Explicit text:
- Gratum opus agricolis at nunc horrentia martis (f. 46v; "preproemio") and vitaq(ue) cum gemitu fugit indignata sub umbras (f. 179v)
- General note:
- Al f. 46r tabella che segnala l’incipit dell’Eneide: “P. Virgilii Maronis poete Mantuani Eneidos liber primus incipit versus infrascritti [sic] erat principium Eneidos quos Tucca et Varus detraxerunt cum non decerettam humile principium tantum opus”. Sono così introdotti i quattro versi che costituiscono il cosiddetto "preproemio" all'Eneide, che al f. 46v sono preceduti dalla rubrica "Argumentum Ovidii": si tratta di versi che secondo la testimonianza della Vita Vergilii di Elio Donato sarebbero appartenuti ad un proemio originariamente più lungo, la cui paternità è stata diffusamente discussa e appare ormai dimostrata come spuria (cf. Gamberale, Preproemio dell’Eneide, p. 259-261; ID., Il cosidetto “preproemio”, p. 963-980; Mondin, Ipotesi sopra il falso proemio dell’Eneide, p. 64-78). Al f. 179v segue la rubrica finale: “P. Virgilii Maronis poete Mantuani liber duodecimus et ultimus Aeneidos finit”.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.