Urb.lat.349
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.349
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV ex
- Dated Mss:
- 1 novembre 1480
- Country:
- Italia
- Place:
- Urbino
- Support:
- membr.
- Height:
- 392
- Width:
- 247
- Extent:
- III. 314. I
- Content:
- “In hoc codice continetur Ilias Homer(i) poetar(um) excellentissimi per Laurentium Vallensem in Latinam linguam soluta oratione traducta” (f. 1v).
- Overview:
- Omero, Iliade, nella traduzione di Lorenzo Valla e Francesco Griffolini.
Description
- Collation:
- 32 fascicoli: 1-12 quinioni (ff. 2-[10bis], 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-80, 81-90, 91-100, 101-110, 111-120), 13 quaternione (ff. 121-128), 14-32 quinioni (ff. 129-138, 139-148, 149-158, 159-168, 169-178, 179-188, 189-198, 199-208, 209-218, 219-228, 229-238, 239-248, 249-258, 259-268, 269-278, 279-288, 289-298, 299-308, 309-[314] [-4]). Bianchi il primo foglio di guardia anteriore e l’ultimo posteriore, cartacei e non numerati; membranacee le altre guardie (ff. [II]-1; f. 1v con antiporta miniata); ai ff. [I]r e [II]r è vergata l'attuale segnatura, bianchi i ff. [II]v e [314]. Tra i ff. 311 e 312 la regola di Gregory non è rispettata.
- Layout:
- Testo a piena pagina; rr. 31/ll. 30, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco non sempre ben visibile; spesso si distinguono chiaramente solo le colonnine di giustificazione e le rettrici al loro interno (tipo Derolez 31, es. f. 68), altre volte la linea di testa e la linea di piede si prolungano al di là delle giustificazioni (tipo Derolez 33, es. f. 48; cf. Derolez, La codicologie des manuscrits, II, p. 134), terminando quasi sempre prima del margine (es. ff. 302, 306). Presenta rigatura anche il f. 314, bianco. Specchio rigato (f. 20r): 392 (33+244+115) x 247 (34+8+111+8+86) mm. Foratura non visibile.
- Foliation:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-313; un foglio non numerato dopo f. 10 (indicato nella descrizione come f. [10bis]); non numerati i ff. [I], [II], [314] e il foglio di guardia posteriore.
- Writing - Note:
- Umanistica di mano di Federico Veterani - copista di Federico da Montefeltro -, che si sottoscrive nel colophon al f. 313v; discussa è la sua attività di miniatore. Egli fu inoltre autore di componimenti e versi d’occasione in latino e italiano. Insieme a Matteo Contugi fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte di Urbino. In una nota all’Urb. lat. 419 (f. 161r), databile 1471-1472, afferma che tale manoscritto fu il primo da lui copiato, quando era adolescente, sebbene rivendichi lo stesso primato in una nota aggiunta all’Urb. lat. 651 (f. 136v), datato 1471. In una nota all’Urb. lat. 351 (f. CCCLXXXIIr) afferma di aver vergato più di 60 manoscritti e che questo fu l’ultimo codice da lui esemplato, a causa della morte di Federico («et cu(m) circiter sexaginta volumina exaraverit ultimu(m) hoc fuit ob principis interitu(m) cuius eterne dolendu(m) est», f. CCCLXXXIIr). Morì sicuramente dopo il 1526 poichè nell’Urb. lat. 324 (f. 216v) ricorda la morte di Elisabetta Gonzaga, avvenuta quell’anno. Per le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 123-126, nrr. 4518-4544; De la Mare, New research, p. 449 nt. 224; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 136 nr. 119 e II, p. 132-138. Cf. inoltre Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. XXIV-XXVIII; Clough, Federigo Veterani, p. 772-783; Fachechi, Federico Veterani, p. 989; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 55-66. Alcune correzioni marginali di mano del copista (es. ff. 8v, 11r, 46r, 121r); rari notabilia, indicati mediante l’apposizione della lettera N (f. 33) o di linee a serpentina lungo il margine in corrispondenza del passo da evidenziare (es. ff. 101v, 199r-v, 240v).
- Decoration - Note:
- 1 antiporta (f. 1v; mm 280x240) costituita da un clipeo laureato con doppio listello in oro e 9 linee in capitale alternativamente in oro e in blu; 1 pagina di incipit (f. 2r) chiusa su tutti e quattro i margini da una cornice in lamina metallica aurea decorata con motivi policromi (blu, verde, porpora) a nodo ferrarese, candelabre e festoni, puttini giocosi e musicanti. 24 iniziali maggiori (ff. 2r, 14r, 31r, 40v, 52r, 70v, 82r, 92v, 105r, 123v, 137r, 156r, 166r, 183v, 193v, 210r, 228v, 241v, 252r, 260r, 269r, 279v, 287v, 301r; mm 56x53, media) mantiniane, con corpo i foglia d’oro avvolto da racemi; iniziali minori in vedetta; incipit ed explicit rubricati in scrittura capitale.
- Binding - Note:
- Coperta in pergamena tinta di verde priva di decorazione, su quadranti di cartone; restaurata in corrispondenza del dorso con pergamena naturale. Dorso a 6 compartimenti, delimitati da 5 doppi nervi. Nel secondo compartimento etichetta in pelle marrone recante la segnatura attuale impressa in oro; nel terzo stemma di Pio IX (1846-1878); nel quinto stemma del card. Bibliotecario Luigi Lambruschini (1834-1853). La presenza dei due stemmi permette di datare il restauro agli anni 1846-1853. Tagli dorati. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Rubro» (cf. Storia).
- Signatures:
- Numerazione da I a XXXII, con cifre romane precedute dalla lettera Q, apposta nell’angolo inferiore destro del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina di giustificazione interna, di seguito ai richiami; spesso parzialmente eliminata dalla rifilatura. Tale indicazione, su imitazione di modelli antichi, ricorre in diversi codici vergati da Veterani (es. Urb. lat. 326, 419, 420, 651; cf. Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 40, 42).
- Catchwords:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina di giustificazione.
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 2r, aquila, struzzo con chiodo in bocca e filatterio parlante, giarrettiera con motto, ermellino con filatterio parlante, stemma inquartato nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo (scarsamente leggibile poiché pellicola pittorica, oro e mordente si sono trasferiti sulla pagina affrontata), nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro, caricato di un palo con le insegne pontificie, sormontato da corona.
- Motto:
- f. 2r, "Hic anvordait en grozzisen" (sic), nel filatterio dello struzzo; "Hovi soi qui mali pense" (sic), all’interno dell’anello della giarrettiera; "Non mai", nel filatterio dell’ermellino.
- General note:
- Per questo ms. cf. anche E. Ponzi, Urb. lat. 349, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 313v: “Ego Federicus Veteranus transcripsi MCCCCLXXX k(a)l(endas) Novemb(ris)” (cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 126 n. 4541; Derolez, La codicologie des manuscrits, II, p. 134 n. 943).
- History:
- Il manoscritto fu realizzato per Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente al f. 2r, da Federico Veterani. Questi utilizzò come antigrafo l’editio princeps della traduzione latina dell’Iliade a opera del Valla, stampata a Brescia nel 1474 da Heinrich von Köln e Stazio Gallio per cura dell’umanista bresciano Giustiniano Luzzago (ISTC ih00311000; IGI 4800, 4799 var.), e terminò il lavoro di copia il 1° novembre 1480, come precisato nel colophon (f. 313v). Tale prassi, non rara nell’allestimento della biblioteca ducale di Urbino (cf. Urb. lat. 151 e Urb. lat. 337), è dimostrata dalla comunanza delle lezioni dei due testimoni e in particolare dal fatto che Veterani copiò al termine dell’opera, prima del colophon (f. 313v), anche i quattro distici presenti nella sottoscrizione dell’edizione al f. 2d8v (inc. En Graiis tantum quondam celebratus Homer(us), expl. Ilias in lucem cultior ecce redit; cf. Mancini, Vita di Lorenzo Valla, p. 133; Psalidi, Appunti per un’edizione critica, p. 428, 425; Regoliosi, Le due redazioni, p. 566). In questi versi Luzzago loda Valla per aver tradotto l’Iliade e il letterato e politico veneziano Bernardo Giustiniani (1408-1489), cui l’edizione fu dedicata, per averne permesso la diffusione (il suo ruolo viene precisato nella lettera dedicatoria di Luzzago a Giustiniani premessa all’incunabolo). Sia nell’edizione sia nel manoscritto - che ne dipende -, la traduzione iliadica viene attribuita interamente a Valla, il quale in realtà tradusse solo i primi sedici canti; il suo allievo Francesco Griffolini la completò probabilmente intorno al 1461-1462. Il testo qui tramandato costituisce una fase intermedia tra la traduzione iniziata da Valla e la revisione di Griffolini (cf. Psalidi, Appunti per un’edizione critica, p. 421-432, in particolare p. 421, 425). Il codice è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 71r: «Homeri poetae excellentissimi Ilias traducta per Laurentium Vallam e Graeco In latinum oratione Soluta. Codex ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXX, nr. 494). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “549”, segnata a penna al f. 1r nell’angolo superiore interno e in seguito depennata, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 55v); il numero “344” vergato a penna sul margine superiore di f. 1r e poi cancellato a matita non corrisponde ad alcuna segnatura registrata da Stornajolo nell’”Ordo codicum Urbinatum hodiernus cum antiquis conlatus” (cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VI). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 2v, 313v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 321; Psalidi, Appunti per un’edizione critica, p. 421-432; IAM42.1; IAM42.4.
- Other name:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [person]
Lambruschini, Luigi, card., 1776-1854 [person]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe]
Giraldi, Ercole, sec. XV med [artist]
Maestri dello scriptorium di Federico da Montefeltro, sec. XV [artist]
Curatorial narrative
Di formato medio-grande realizzato con una pergamena di buona qualità e ben lavorata, l'Urb. lat. 349 è stato copiato da Federico Veterani, che si sottoscrive indicando anche la data (1 novembre 1480) a f. 313v; il codice si apre con il consueto dittico antiporta decorata/pagina di incipit che qualifica la maggior parte degli esemplari della collezione federiciana.
A fronte del suo alto livello qualitativo, colpisce la mise-en-texte a dir poco approssimativa nel clipeo di apertura (f. 1v); esso, dal punto di vista decorativo, rivela tangenze con gli interventi di aggiornamento – perlopiù l’aggiunta di antiporte – che i maestri di cultura padano-ferrarese eseguirono su alcuni mss. della collezione di Federico da Montefeltro, come per gli Urb. lat. 81 e Urb. lat. 351, ma anche per gli Urb. gr. 15 e Urb. gr. 99.
Le maggiori peculiarità del codice sono tuttavia concentrate nella pagina di incipit (f. 2r), stilisticamente omogenea all’apparato di iniziali che introduce ai libri omerici; di nessuna utilità documentaria è infatti, a oggi, l’indicazione che il miniatore ha lasciato sul filatterio color porpora avvolto alla candelabra nel margine interno: «Hercules fecit». La critica ha tentato di riconoscervi Ercole Giraldi (D’Ancona - Aeschlimann, Clemente, p. 48; Ruysschaert, Miniaturistes “romains”, p. 258), artista non altrimenti noto se non per aver lavorato, sullo scorcio del secolo XV, per la Compagnia della Morte di Ferrara e per aver condiviso, forse, la sua precedente attività con Clemente da Urbino (Fachechi, Clemente da Urbino, p. 163), negli anni in cui quest’ultimo era a Roma nell’ambiente di Curia, probabilmente nella cerchia di Jacopo da Fabriano (Pasut, Iacopo da Fabriano, pp. 348-351). A giudicare da quanto visibile nell’Urb. lat. 349 – purtroppo non è per il momento noto un pur minimo catalogo dell’artista –, Ercole costruisce la pagina combinando, con esiti molto alti, stilemi di diversa provenienza. Il linguaggio che utilizza nel codice omerico è infatti un insieme molto ben calibrato di elementi desunti dall’imagerie padano-ferrarese, come i cappi intrecciati, il gusto antiquario – nella candelabra e negli elementi all’antica a bas-de-page –, una tavolozza pittorica dalle tonalità scure, ma intense, l’impiego della foglia d’oro spessa e punzonata come elemento unificante e di smaterializzazione della pagina.
Se inoltre si assume come verosimile la prossimità di Ercole con l’ambiente romano, potrebbe rivelarsi interessante lo scandaglio della produzione miniata fiorita nell’Urbe tra gli anni ’70 e ’80 del Quattrocento, anni della diffusione del gusto antiquario padano nei codici realizzati per pontefici e cardinali. Particolarmente interessante e di estrema raffinatezza è, in tal senso, la citazione dell’antico nel margine inferiore della pagina di incipit, nella quale egli adotta, seppure adattato alle sue esigenze figurative, il modello iconografico di Leda e il cigno. Questo stesso modello sarà scelto qualche decennio più avanti da Bartolomeo Ammannati per la sua scultura ora a Firenze, Museo Nazionale del Bargello, e quindi da Michelangelo (opera perduta, ma nota da copie). Si tratta peraltro di una sorgente figurativa veicolata non da gruppi statuari – quelli superstiti mostrano infatti costruzioni e interazioni dei protagonisti diverse –, ma forse da oggetti mobili, come cammei (cfr., ad esempio, quello conservato presso Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Inv. 25967).
A oggi, l’Urb. lat. 349 sembra quindi un hapax nel panorama dell’arte libraria del secolo XV, ma lo è senz’altro nella collezione di Federico da Montefeltro: uno spoglio rapido, ma sistematico, dell’intero fondo Urbinate latino ha mostrato infatti che non esiste un altro esemplare accostabile all’Omero decorato da Ercole. Seppure molto generico, qualche elemento di prossimità all’interno della libraria potrebbe ravvisarsi, per esempio, nell’analogo impiego della lamina metallica aurea lavorata negli Urb. lat. 38 e 142, mss. ducali e di matrice toscana; oppure nelle caratteristiche formali dell’aquila ducale affini a quelle realizzate da Giovanni Corenti nei suoi frontespizi (es. Urb. lat. 325); ma certo si tratta di dati davvero troppo esigui per poterne derivare un qualche tipo di riflessione critica sulle sorgenti figurative e illustrative di Ercole e del suo eventuale lavoro a palazzo. Certo è che, come altri esemplari della raccolta di Federico – l’Urb. lat. 151 e l’Urb. lat. 337–, l’ Urb. lat. 349 è stato copiato da un incunabolo, pratica molto diffusa nel Quattrocento, ma che resta tuttavia un fenomeno ancora tutto da indagare in maniera sistematica (per tale aspetto cfr. anche il Vat. lat. 3595 e il Ross. 550, cfr. Ponzi, Appunti e spunti, pp. 221-226, Ead., Dalla stampa al manoscritto, pp. 43-52 [con S. Maddalo]).
Parts of this manuscript
2r-313v
Homeri poetarum excellentissimi Ilias per Laurentium Vallensem traducta
- Locus:
- 2r-313v
- Title:
- Homeri poetarum excellentissimi Ilias per Laurentium Vallensem traducta
- Uniform title:
- Ilias (Homerus, sec. VIII a.C.). Latino
- Incipit:
- Scripturus ego quantam exercitibus graiis
- Explicit:
- bellicoso Hectori sepulchrum constructu(m) e(st)
- General note:
- Al termine del libro XI (f. 156r) il copista scrive erroneamente "Iliados liber XII explicit incipit XIII": tutti i libri successivi presentano pertanto una numerazione non corretta; una nota di Georg Knauer apposta su un foglio incollato sulla controguardia anteriore, datato "31-05-1980" e sottoscritto dal viceprefetto (1965-1984) della Vaticana José Ruysschaert, offre una concordanza tra la numerazione errata dei libri presente nelle rubriche e quella corretta.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Bibliography:
- IAM80.1.
- Other name:
- Valla, Lorenzo, 1406-1457 [translator]
Griffolini, Francesco, 1418-1483 [translator]