Urb.lat.281
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.281
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV med
- Dated Mss:
- 11 maggio 1462
- Country:
- Italia
- Place:
- Rimini
- Support:
- membr.
- Height:
- 340
- Width:
- 240
- Extent:
- II. 234. I
- Overview:
- Roberto Valturio, De re militari.
Description
- Collation:
- 24 fascicoli: 1 ternione (ff. [III]-4 [-1]; manca il primo foglio del fascicolo), 2-24 quinioni (ff. 5-14, 15-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75-84, 85-94, 95-104, 105-114, 115-123 [sic], 124-133, 134-143, 144-153, 154-163, 164-173, 174-183, 184-193, 194-203, 204-213, 214-223, 224-[232] [-1]). Fogli di guardia membranacei (ff. [I], [II], [IV]), bianchi come anche i ff. [III]r, 231v-[232]v. La regola di Gregory non è rispettata ai ff. 6v-7r e 12v-13r.
- Layout:
- Testo a piena pagina; rr. 43/ll. 43, la scrittura inizia sopra la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 31). Specchio rigato (f. 21r): 340 (42+217+81) x 240 (31+7+122+7+73) mm. Foratura non visibile.
- Foliation:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-231; un foglio non numerato dopo f. 121, foliato da mano recente a matita 121 bis; ff. [III], [232] e fogli di guardia non numerati.
- Writing - Note:
- Umanistica di mano di Sigismondo di Niccolò Alemanno, copista attivo a Rimini almeno dal 1462 al 1470. Figlio di un sarto tedesco ma forse nato nella città romagnola, fu "famulus" di Roberto Valturio, lavorando al suo servizio e collaborando alla diffusione del trattato De re militari. Viene ricordato in entrambi i testamenti del Valturio datati 1475 come beneficiario di un legato (cf. Campana, Due note su Roberto Valturio, p. 411-417, in particolare p. 415-416 per l’ipotesi sulla nascita in Italia). Oltre all’Urb. lat. 281, il più antico sottoscritto da Sigismondo, tre copie del De re militari recano la sua sottoscrizione (Parigi, BNF, lat. 7236, datato 1463; Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, lat. VIII 29, datato 1466; Milano, Biblioteca Ambrosiana, F 150 sup., datato 1470), sempre con la medesima formula solennemente letteraria - salvo qualche minima differenza -, che segna l’avvio di una produzione "seriale" del testo e della sua diffusione nelle principali corti europee (di Luigi XI di Francia, Mattia Corvino, Lorenzo il Magnifico, Malatesta Novello; cf. Massera, Roberto Valturio, p. 39; Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 71). Altre quattro copie inoltre sono riconducibili alla sua mano (Cesena, Biblioteca Malatestiana S.XXI.1; Oxford, Bodleian Library, Laud Lat. 116; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pl. 46,3; BNF, Par. lat. 7237, in cui è presente la mano di un altro copista, Pietro da Utrecht, anch’egli attivo per Federico da Montefeltro; cf. Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 71-77). Per le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, V, p. 303, nn. 17108-17109; si vedano inoltre De la Mare, New research, p. 463; Ead., Lo scriptorium di Malatesta Novello, p. 54, 65 ntt. 85 e 87; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 160-161 nr. 382, dove si evidenzia l’uso della tabula ad rigandum, e II, p. 133 nr. 932; Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 69-93. Talvolta Sigismondo adotta una particolare soluzione per non interrompere le parole alla fine del foglio, vergandone la parte terminale in senso verticale verso il basso lungo la giustificazione (es. ff. 104r, 105r, 110v); in un caso (f. 204v) due parole vengono vergate verticalmente alla fine della pagina senza che questa prassi corrisponda alla necessità di non spezzare una parola. Il codice presenta rari notabilia (ff. 70r, 213v) e integrazioni marginali con segno di rinvio all’interno del testo ai ff. 9v, 80v, 98r, 119r, 202r.
- Decoration:
- Il ms. entrò presto a far parte della collezione di Federico da Montefeltro, come segnala lo stemma bandato accompagnato dalle lettere FC, ed è testimone degli interessi militari del conte di Urbino (Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 69, e anche p. 72-93; Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 180-181). Il racconto per immagini che si svolge all’interno del codice non è solo mera elencazione visiva di una sequenza di macchine, congegni, armi, reali e immaginari, o di una serie di strategie per condurre una guerra in maniera efficace, è anche accurata illustrazione libraria, costruita su un ampio repertorio di citazioni dall’antico. Il prediligere la figurazione a piena pagina pone l’accento sugli aspetti pratici dell’arte della guerra che, persino nei suoi risvolti più fantasiosi, è proposta sempre in maniera puntuale e con una attenzione che coinvolge le architetture e la loro resa (Lollini, Il De re militari, p. 107-113; Nicolini, Aspetti dell’illustrazione, p. 115). Il ms. è interessante sotto molteplici punti di vista come, ad esempio, la disomogeneità dell’apparato decorativo e illustrativo (cf. Nicolini, Scheda nr. 126, p. 314-315; Lollini, Il De re militari, p. 107-113; Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181): la pagina di incipit di f. 5r e la sequenza di iniziali a bianchi girari su fondo policromo nella peculiare declinazione emiliano-romagnola, con spiccati richiami all’antico, appartengono infatti a una mano diversa da quella che si occupa della galleria di illustrazioni militari e, anche all’interno di tale insieme, vi sono al lavoro artefici diversi. In particolare, le due miniature a piena pagina al f. 143r-v possono essere assegnate a Giovanni di Bartolo Bettini da Fano, artista alla corte malatestiana tra il 1462 e il 1464, riconoscibile per il peculiare punto di vista delle vedute e per l’attenzione nella descrizione della natura (Lollini, La decorazione libraria, p. 58-59; Nicolini, Giovanni di Bartolo, p. 285-288; Lollini, Il De re militari, p. 110-112).
- Decoration - Note:
- 1 pagina di incipit (f. 5r), chiusa su quattro margini da una cornice a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, porpora, arancio) e con motivi a rosette in oro; 14 iniziali maggiori (ff. 1r, 5r, 8v, 17r, 30r, 38v, 50v, 66v, 84r, 99v, 119r, 130v, 177v, 210v; mm 54x44, media) a bianchi girari su fondo policromo (blu, verde, rosa, elementi in oro), spesso con elementi zoomorfi, con corpo in foglia d’oro, accompagnate da scrittura distintiva. 84 illustrazioni in campo aperto (ff. 29r-v, 88v, 122r, 139r-v, 140r-v, 141r-v, 142r, 144r-v, 145r-v, 146r-v, 147r-v, 148r-v, 149r-v, 150r-v, 151r-v, 152r-v, 153r-v, 154r-v, 155r-v, 156r-v, 157r-v, 158r-v, 159r-v, 160r, 161r-v, 162v, 163r-v, 164r-v, 165r-v, 166r-v, 167r-v, 168r-v, 169v, 170r-v, 171r-v, 172r, 173v, 174r, 175r-v, 176r-v, 181r, 182v, 187v, 189r-v, 190r-v, 191r-v, 192r-v, 193r-v; da un minimo di mm 15x136 a f. 140r a un massimo di mm 240x200 a f. 148r); 2 miniature tabellari, di cui una a piena pagina (f. 143r-v; mm 210x220 e mm 220x220); 3 rotae astronomiche (ff. 89r, 183r-v, rispettivamente di mm 133, 110 e 125 di diametro). Numerose iniziali medie (mm 25x20, media) profilate in blu e con corpo in foglia d’oro, spesso accompagnate da letterine guida; iniziali minori con corpo in foglia d’oro e profilate in blu puntinato a biacca; nell’indice (ff. 1r-4r) e talvolta nel testo capilettera rubricati (nell’indice, a bandiera); capilettera in vedetta nello stesso inchiostro bruno del testo; rubriche in lettere alternate in oro e in blu; rubricati titoli, incipit, explicit, didascalie alle illustrazioni.
- Binding - Note:
- Coperta in pelle rossa su quadranti di cartone, decorata con cornice dorata a doppio filetto. Dorso a 5 compartimenti, delimitati da 4 doppi nervi. Nel primo compartimento antica segnatura “1123 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro, incorniciata da doppio filetto dorato; nel secondo e nel quarto elementi araldici (aquila e leone) dello stemma di Innocenzo XI (1676-1689); nel terzo elementi araldici (due spade passate in croce di S. Andrea sormontate da una cometa) dello stemma del card. Bibliotecario (1681-1693) Lorenzo Brancati di Lauria. La legatura è dunque databile agli anni 1681-1689. I contropiatti sono privi della controguardia, sicché rimangono in vista l’ancoraggio dei nervi in corda ai quadranti e il prolungamento dei tasselli dell'indorsatura in pergamena. Tagli dorati. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Rubro» (cf. Storia).
- Signatures:
- Segnatura a registro nell’angolo inferiore destro del recto dei fogli che compongono la prima metà dei fascicoli, spesso eliminata dalla rifilatura, del tipo A[1]-A5 (ff. 5-9), [B1]-B5 (ff. 15-19).
- Catchwords:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina della giustificazione; sempre presenti, tranne al f. 4v, anche laddove il foglio sul quale è vergato il richiamo o il foglio che lo segue non contenga testo ma soltanto miniatura (es. f. 143v, 153v; al f. 163v, seguito da diversi fogli interamente miniati, il testo richiamato seguirà al f. 169r).
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 5r, bandato d’azzurro e d’oro di 6 pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro, accompagnato da FC.
- General note:
- Per questo ms. cf. anche A. E. Andriolo, Urb. lat. 281, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 231r: “Sigismundi Nicolai Alamanii hoc manu quanta valuit dilige(n)tia scriptum opus et praesentibus posterisque demandatum. An(n)o Christi et Salvatoris nostri M° cccclxii et V Idus Maii” (cf. Bénédictins de Bouveret, Colophons des manuscrits occidentaux, V, p. 303 n. 17108).
- History:
- Il lussuoso codice venne trascritto da Sigismondo di Nicolò Alemanno a Rimini, nello scriptorium allestito dal Valturio stesso allo scopo di diffondere la sua opera nella propria casa, situata nella contrada di San Martino (cf. Campana, Due note su Roberto Valturio, p. 413-414 e nota 22; Delucca, Roberto Valturio e la sua famiglia a Rimini, p. 48-49), dove Sigismondo, oltre a lavorare, viveva. È la copia più antica del testo tra le quattro da lui sottoscritte e reca la data 11 maggio 1462 (cf. Colophon e Scrittura - Nota). Forse venne esemplato sul codice di dedica, oggi perduto, offerto a Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, di cui Valturio fu consigliere (cf. Descrizione interna – Nota, relativa ai ff. 8v-228v). Sulla base dello stemma presente al f. 139r, accompagnato dalle lettere “I. A.”, che si è concordemente proposto di sciogliere in Iacopo Anastagi, è stato ipotizzato che il codice sia in prima istanza appartenuto a Jacopo degli Anastagi di Borgo San Sepolcro, anch’egli consigliere di Pandolfo e proprietario di una cospicua raccolta libraria (cf. Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 71-72; Andriolo, Scheda nr. 80, p. 180-181), e che sia arrivato nella biblioteca di Federico in un momento successivo, ma prima del 1474, data la presenza dello stemma bandato al f. 5r. La presenza del manoscritto, ricco di elaborate miniature raffiguranti complesse macchine da guerra, nella biblioteca del duca di Montefeltro testimonia il suo interesse per l’arte militare e per l’architettura. Il codice è registrato nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 62v: «Robertus Valturius De Re militari ad Illustrissimum Sigismundum Pandulfum Ariminensium Dominum Cum Instrumentis Bellicis depictis. Codex ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXIII, nr. 432). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “1123”, impressa in oro nel primo compartimento del dorso, segnata a penna al f. 1r nell’angolo superiore interno e scritta a penna su un frammento cartaceo incollato sul margine inferiore dello stesso f. 1r, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. 89r; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. V). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 5v, 231r.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 255-256; Campana, Due note su Roberto Valturio, p. 405-418; Andriolo, Scheda nr. 80, in Ornatissimo codice, p. 180-182.
- Other name:
- Innocentius PP. XI, b., 1611-1689 [person]
Brancati, Lorenzo, card., 1612-1693 [person]
Sigismondo di Nicolò Alemanno, f. 1462-1475 [scribe]
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Anastagi, Jacopo degli, m. 1465 [owner]
Bettini, Giovanni di Bartolo, da Fano, f. 1450-1470 [artist]
Curatorial narrative
Il manoscritto, di medio formato e dalla pergamena ben lavorata, tramanda il De re militari di Roberto Valturio (1405-1475) ed entrò presto a far parte della collezione di Federico da Montefeltro («forse per interesse di Roberto, figlio di Sigismondo Pandolfo» Malatesta, cfr. Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 72), come segnala lo stemma bandato accompagnato dalle lettere FC a f. 5r – l’acquisizione deve essere stata tuttavia segnata da diversi passaggi di mano, pur avvenuti in un breve lasso di tempo, se a f. 139v è presente l’insegna araldica di Iacopo degli Anastagi, uomo di fiducia di Sigismondo Malatesta (Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 71). Esemplare più antico (1462) tra quelli firmati e datati nell’intera tradizione manoscritta dell’opera (Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 69, e anche pp. 72-93; Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181), il codice è testimone degli interessi militari del conte di Urbino. Il racconto per immagini che si svolge all’interno dell'Urb. lat. 281 non è solo mera elencazione visiva di una sequenza di macchine, congegni, armi, reali e immaginari, o di una serie di strategie per condurre una guerra in maniera efficace, è anche accurata illustrazione libraria, costruita su un ampio repertorio di citazioni dall’antico. A cominciare dall’organizzazione spaziale del foglio: in alcuni passaggi, infatti, la mise-en-page richiama la struttura del papyrus-style (cfr. per es. ff. 141v-142v, 175v-176r), con un’alternanza tra testo e immagine secondo un andamento orizzontale nel quale l’illustrazione si intercala ai brani testuali, come accadeva nei primi esemplari di rotulo/libro tardoantichi. Il prediligere, inoltre, la figurazione a piena pagina pone l’accento sugli aspetti pratici dell’arte della guerra che, persino nei suoi risvolti più fantasiosi, è proposta sempre in maniera puntuale e con una attenzione che coinvolge le architetture e la loro resa (Lollini, Il De re militari, p. 108: «lo scopo dell’immagine non è […] essere bella ma precisa, di costituire una guida attendibile alla comprensione della parola scritta», pur trattandosi, in ogni caso, «di una ‘rappresentazione’, non di un’asettica delineazione»). Tutto ciò in accordo con gli interessi intellettuali di un’intera epoca (Nicolini, Aspetti dell’illustrazione, p. 115) e, in particolare, con il profilo di Federico da Montefeltro, se si tiene presente che il testo è anche una esaltazione «del perfetto condottiero» ed «espressione celebrativa di un Rinascimento artistico e cortigiano» (Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181).
Il codice fu copiato da Sigismondo di Nicolò Alemanno in casa di Roberto Valturio, famulus di Sigismondo Malatesta (1432-1468), all’interno della quale era stato impiantato un vero e proprio scriptorium al lavoro nella trasmissione del De re militari (Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 70; sulla produzione malatestiana riminese cfr. Lollini, La decorazione libraria, pp. 57-61; Frioli, Da Rimini a Verona, p. 1083) e nella quale era stato probabilmente realizzato anche l’esemplare di dedica al signore riminese – gli elementi a rosette presenti nell’Urb. lat. 281 sono infatti un richiamo al suo emblema araldico (da ultima Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181). Il ms. è interessante sotto molteplici aspetti come, ad esempio, la «disarmonia dell’apparato illustrativo e decorativo» (cfr. Nicolini, Scheda nr. 126, pp. 314-315; Lollini, Il De re militari, pp. 107-113; Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181). La pagina di incipit di f. 5r e la sequenza di iniziali a bianchi girari su fondo policromo nella peculiare declinazione emiliano-romagnola, con spiccati richiami all’antico, appartengono infatti a una mano diversa da quella che si occupa della galleria di illustrazioni militari e, anche all’interno di tale insieme, vi sono al lavoro artefici diversi (Nicolini, Aspetti dell’illustrazione, p. 115). In particolare, le due miniature a piena pagina al f. 143r-v possono essere assegnate a Giovanni di Bartolo Bettini da Fano (f. 1450-1470; Lollini, La decorazione libraria, pp. 58-59; Nicolini, Giovanni di Bartolo, pp. 285-288; Lollini, Il De re militari, pp. 110-112), artista alla corte malatestiana tra il 1462 e il 1464, riconoscibile per «la caratteristica veduta a volo d’uccello», per «l’ambientazione e per la descrizione naturalistica del paesaggio e degli animali» comuni al suo linguaggio espressivo. Egli fu probabilmente coinvolto nel progetto da Valturio stesso, come tramite forse di Sigismondo, «per una specifica professionalità che si estrinseca nella fedeltà alla resa ottica lucida […], in un’abilità quasi impressionante nella precisione del dettaglio illustrativo» (Lollini, La decorazione libraria, p. 59); i modi esecutivi delle altre immagini mostrano invece un «impianto più corposo» (Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 182). Una disparità di impostazioni che suggerisce analogie, quando non stringenti rapporti, con i tre esemplari dell’Hesperis di Basinio da Parma (Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, ms. 630; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 6043; Oxford, Bodleian Library, Canon. Class. lat. 81, in una circolazione di modelli e identità di mani che coinvolge anche l’apparato di iniziali arricchite da peculiari fregi fitomorfi condivisi per es. tra l'Urb. lat. 281 e il Vat. lat. 6043, Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 182), realizzate a Rimini tra il 1457 e il 1468 (Lollini, Scheda nr. 125, pp. 312-313; Nicolini, Scheda nr. 126, pp. 314-315; Lollini, La decorazione libraria, pp. 58-59; Lollini, Il De re militari, pp. 107-108, 110-112; Nicolini, Aspetti dell’illustrazione, pp. 118-124; Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 181); e con l’Astronomicon, ugualmente di Basinio (Parma, Biblioteca Palatina, Parm. 1008) anch’esso sottoscritto a Rimini nel 1458; con il ms. senza segnatura, infine, della Fondazione Cassa di Risparmio della città romagnola (Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, pp. 181-182) eseguito attorno agli anni ’60 del Quattrocento. Pur se contenenti opere diverse, tale insieme di mss. – tutti eseguiti nel medesimo giro di anni, concepiti all’interno di uno stesso orizzonte culturale e intellettuale, alla realizzazione materiale dei quali attesero le medesime personalità – appare un caso esemplificativo di «quel complesso e dibattuto rapporto tra ideatore ed esecutore» (Andriolo, Roberto Valturio, De re militari, p. 182), e forse anche tra committente, ordinator e artisti (cfr. Cardini, Introduzione, p. 10, per il quale «coordinatore del programma iconico del De re militari fu a quel che sembra il veronese Matteo de’ Pasti, architetto, pittore e scultore che a Rimini sovrintendeva ai lavori del Tempio Malatestiano», con bibliografia; il medesimo testo è interessante anche per l’ampia panoramica sul contesto culturale in cui nasce il De re militari e sulle suggestioni di cui è latore, pp. 10-17; cfr. Lollini, Il De re militari, p. 109, sull’esistenza di una sorta di sketchbook delineato dallo stesso Valturio come prototipo-guida per l’esecuzione dell’apparato illustrativo a corredo dell’opera, cfr. anche Nicolini, Aspetti dell’illustrazione, p. 115).
Parts of this manuscript
229r
Philelphi Marii Ad Robertum Valturium elegia
- Locus:
- 229r
- Supplied title:
- Philelphi Marii Ad Robertum Valturium elegia
- Rubric:
- [Iohannis] Marii Philelfi poetae laureati carmen ad Robertum Valturrium [sic] cl(arissimum) virum magnificumque consularem il(lustrissimi) Sigismundi Pandulfi Malatestae Ariminensium regis et imp(eratoris) invicti
- Summary:
- Versi elogiativi di Roberto Valturio.
- Incipit:
- Felices Italos et nostra volumina lingua
- Explicit:
- Dignus es et digno das tua dona duci
- General note:
- Nel titolo Filelfo, figlio del più noto Francesco, viene definito "poeta laureatus", appellativo di cui potè fregiarsi dopo il 1454, anno in cui ottenne la qualifica di "doctor artium" presso lo Studio di Torino.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Valturio, Roberto, 1405-1475 [dedicatee]
- Source of information:
- IAM63.2
229v-230r
Lettera a Roberto Valturio.
- Locus:
- 229v-230r
- Supplied title:
- Lettera a Roberto Valturio.
- Summary:
- Su due iscrizioni latine, di cui si fornisce la trascrizione.
- Incipit:
- Heri et eodem quo a te concessimus (f. 229v)
- Explicit:
- vale et Karolo nostro v(iro) cl(arissimo) ceterisque tuis meo nomine s. p. d. K[yriacus] A[nconitanus] t[uus] (f. 229v)
- General note:
- Poiché la lettera è seguita da un lungo poscritto in cui si allude al De re militari (f. 230r, inc. "Vides iamq(ue) elegantissime Roberte Ariminensium", expl. "Sigismundi Pandulfi inclyti et perstrenui principis nomine delegisti"), il primo editore della stessa, Angelo Maria Bandini, ritenne che fossero due lettere separate. Si tratta invece di una sola lettera, databile all'anno 1449; cf. Massera, Roberto Valturio, p. 40 nota 110.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Valturio, Roberto, 1405-1475 [recipient]
- Source of information:
- IAM86 IAM127.4 IAM39.1
1r-4v
Elenchus et index rer(um) militarium quae singulis codicis huius voluminibus continentur
228v
Basinii Parmensis Poetae clariss(imi) carmen
- Locus:
- 228v
- Title:
- Basinii Parmensis Poetae clariss(imi) carmen
- Summary:
- 10 esametri in lode dell'opera "De re militari" (libri I-XII) di Roberto Valturio.
- Incipit:
- Bella gerenda ducem deceant quae quenq(ue) prior(um)
- Explicit:
- solis ad hanc victor potuit concurrere metam
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Source of information:
- IAM19.3
5r-8v
Epistola nuncupatoria ad Sigismundum Pandulfum Malatestam
- Locus:
- 5r-8v
- Supplied title:
- Epistola nuncupatoria ad Sigismundum Pandulfum Malatestam
- Rubric:
- Ad magnanimum et illustrem heroa (sic) Sigismundum Pandulfum Malatestam splendidissimum Ariminensium regem ac imperatore(m) semper invictum Roberti Valturrii (sic) rei militaris voluminun (sic) prefatio
- Incipit:
- Credo equide(m) nec sum nescius dux et imperator
- Explicit:
- plurib(us) intacta(m) maxi(m)e pro futuram
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Malatesta, Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini, 1417-1468 [dedicatee]
8v-228v
De re militari (Valturio, Roberto, m. 1475)
- Locus:
- 8v-228v
- Uniform title:
- De re militari (Valturio, Roberto, m. 1475)
- Incipit:
- Cum itaque inter omnis prisce auctoritatis
- Explicit:
- et currentem ut aiunt ad cursum assidue provocasti
- General note:
- Il trattato di Valturio ci è pervenuto in 22 testimoni: il codice urbinate si colloca all'origine della trasmissione del testo, tanto da essere considerato il più immediato riflesso del prototipo perduto (cf. Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 69-93, in particolare p. 92). Nei codici latori del De re militari, il testo principale è sempre seguito da alcuni scritti in lode dell'opera, se pur non sempre nello stesso ordine e nello stesso numero. Il colophon è apposto dopo di essi, come se Valturio avesse voluto raccogliere e ordinare in questa appendice i carmi di chi lo aveva esaltato e alcuni passi scelti del suo carteggio letterario in cui l'opera è citata: un piccolo corpus tra encomiastico e autobiografico (Campana, Due note su Roberto Valturio, p. 417).
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Malatesta, Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini, 1417-1468 [dedicatee]
230r-231r
Lettera a Maometto II.
- Locus:
- 230r-231r
- Supplied title:
- Lettera a Maometto II.
- Incipit:
- Illustrissimo et excellentissimo d(omi)no Machomet Bei [...] Cupienti mihi Principum universi orbis
- Explicit:
- me tibi obsequentissimos deditissimosq(ue) annumeres
- General note:
- La lettera di Valturio a Maometto II, databile al 1461, accompagnò la copia del trattato valturiano inviata da Sigismondo Pandolfo Malatesta al sultano dei Turchi. Latore di lettera e codice fu Matteo de' Pasti, miniatore e medaglista, che però non giunse a destinazione perché intercettato a Candia dai Veneziani, i quali, temendo che il nemico venisse a conoscenza di segreti militari, non gli consentirono di proseguire il viaggio e confiscarono il manoscritto. A questo punto tale codice fu inviato a Pio II, che aveva chiesto di esaminarlo, dopodiché se ne persero le tracce. Cf. Soranzo, Una missione di Sigismondo, p. 43-54; Massera, Roberto Valturio, p. 33; Frioli, Per la tradizione manoscritta, p. 87.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Muḥammad II, sultano dei Turchi, 1432-1481 [recipient]