The Library of a 'Humanist Prince' Federico da Montefeltro and His Manuscripts [by M.G. Critelli]

Urb.lat.151

Manuscript information

Resource type:
Manuscript
Collection:
Urb.lat.
Shelfmark:
Urb.lat.151
Library:
Biblioteca Apostolica Vaticana
Date:
sec. XV
Beginning date:
1474
Ending date:
1482
Country:
Italia
Place:
Urbino
Support:
membr.
Height:
366
Width:
228
Extent:
III. 161. III
Content:
"In hoc ornatissimo codice contine(n)tur tractatus sive libri in circu(m) pictis circulis annotati. De sanguine Christi. De Dei pote(n)tia. De futuris co(n)tinge(n)tib(us)" (f. 5v).
Overview:
Sisto IV, De sanguine Christi; De potentia Dei; De futuris contingentibus.
Exhibit Tags:
Franco dei Russiantiporta miniataIniziali miniate

Description

Collation:
17 fascicoli: 1 ternione (ff. [IV]-5), 2-16 quinioni (ff. 6-15, 16-25, 26-35, 36-45, 46-55, 56-65, 66-75, 76-85, 86-95, 96-105, 106-115, 116-125, 126-135, 136-145, 146-155), 17 ternione (ff. 156-[160] [-1]). Fogli di guardia cartacei (ff. [I]-[III] e [IV]-[VII]). Bianchi i ff. [I]v-[III]v e [IV]r-[VII]r, 3r-v, 5r, 158r-v, 159v, [160]r-v; a f. [IV]v è vergata la sola parte numerica dell'attuale segnatura; ff. [I]r e [VII]v in carta marmorizzata a pettine, solidali alle controguardie.
Layout:
Testo a piena pagina; rr. 29/ll. 28, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 32). Presentano rigatura anche i ff. 3, 158-[160], bianchi. Specchio rigato (f. 26r): 366 (42+231+93) x 228 (43+7+107+7+64) mm. Il primo fascicolo (ff. [IV]-5) presenta però una diversa mise-en-page: rr. 28/ll. 27, specchio rigato: 365 (48+236+81) x 224 (42+7+104+7+64) mm. Visibili i fori di squadratura in corrispondenza delle righe di giustificazione, ma solamente i quattro lungo il margine superiore (es. f. 2) o i quattro lungo quello inferiore (es. ff. 129, 142) perché prevalentemente eliminati dalla rifilatura; alcuni fori di guida sono visibili in corrispondenza della giustificazione esterna (es. ff. 52, 64).
Foliation:
Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-159; fogli di guardia, ff. [IV] e [160] non numerati; f. 5 numerato a matita da mano moderna.
Writing - Note:
Umanistica, attribuita alla mano di Matteo de’ Contugi da Volterra (cf. Bonicatti, Contributo al Giraldi, p. 208-209; Id., Nuovo contributo, p. 259-269; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291; De la Mare, New research, p. 449-450 nt. 224). Copista estremamente elegante, Contugi fu attivo presso le corti di Mantova, Ferrara e Urbino e probabilmente a Firenze. A Urbino è attestato con certezza negli anni 1477-1486, ma potrebbe esservi giunto anche qualche anno prima. Insieme a Federico Veterani fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte dei Montefeltro: la sua firma si ritrova in 7 codici urbinati, ovvero Urb. lat. 10 («Manu Matthaei domini herculani de Contugiis de vulterris et caetera», f. 242r), 324 («Manu Matthaei domini Herculani de Contugiis de Vulterris», f. 84r), 336 («Manu Matthaei de Vulterris», f. 155r), 365 («Manu Matthaei de contugiis de vulterris et caetera», f. 295r), 392 («Manu Matthaei de vulterris», f. 264r), 427 e 548 («Manu Matthaei de Contugiis de Vulterris», rispettivamente f. 184r e f. 329v; per tutte le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins de Bouveret, Colophons des manuscrits occidentaux, IV, p. 166-167, nrr. 13398-13408; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 151 nr. 291). L’ultima data in cui si trova notizia di Contugi è il 1491 (per la sua biografia cf. Critelli, Per la carriera di Matteo Contugi, p. 251-265). Rare note marginali di mano del copista (ff. 92r, 119r, 136r).
Decoration:
Tra i più celebri manoscritti della collezione di Federico da Montefeltro, alla prima delle epistole nuncupatorie di Giovanni de Lignamine segue il sontuoso dittico costituito dall’antiporta decorata e dalla pagina di incipit, nelle quali la dignità ducale di Federico è segnalata in tutta la sua evidenza visiva. L’artista responsabile dell’apparato illustrativo fu Franco dei Russi (Toniolo, Franco dei Russi, p. 240-244) che, negli anni ’80 del Quattrocento, momento dell’esecuzione del codice, era già miniatore ‘di palazzo’ (Toniolo, Scheda nr. 2, p. 110-119; Ead., Scheda nr. 4, p. 130-134). Mantovano, fu tra i più noti artefici del minio padano-ferrarese quattrocentesco, egli lavorò per molti dei mss. federiciani (spesso anche con Guglielmo Giraldi, come nell’Evangeliario, ms. Urb. lat. 10), contribuendo a diffondere in area centro-italiana il peculiare linguaggio antiquario nato in quei decenni in Italia settentrionale (Martelli, The Production of Illuminated Manuscripts, p. 41-49; Martelli, I codici di produzione urbinate, p. 69-77; Toniolo, I miniatori ferraresi, p. 79-89).
Decoration - Note:
1 antiporta (f. 5v, mm 230), che consta di un clipeo maggiore (mm 115), costituito dall’emblema dell’Ordine della Giarrettiera, con il contenuto generale del ms. su sei linee di scrittura capitale alternativamente in oro e in blu; tutt’intorno, una decorazione fitofloreale policroma (blu, rosa-porpora, verde) e globi aurei cigliati intercala 5 clipei minori (mm 38), tre con i singoli titoli delle opere, due con gli emblemi dell’ermellino e della bombarda rovesciata ed esplodente, entrambi in inchiostro oro. 3 pagine di incipit: a f. 6r, completamente ombreggiata in azzurro, è parzialmente percorsa sui margini laterali e a bas-de-page da un fregio a girari celesti adagiati su un campo in foglia d’oro e inquadrati da una doppia cornice laureata; al centro del margine inferiore, stemma ducale di Federico di Montefeltro, decorato con festoni all’antica e sorretto da tre putti alati, di cui uno musicante, è affiancato da due clipei in alloro contenenti due volatili di specie diverse. In alto a sinistra, ritratto di Sisto IV (1464-1471) benedicente e con il libro aperto, assiso su un complesso trono marmoreo e abbigliato con l’articolata stratificazione di paramenti pontifici, affiancato da una tabula che simula un foglio srotolato in senso orizzontale e che contiene la rubrica su sei linee di scrittura alternativamente in oro e in porpora molto scura; sette linee di scrittura distintiva in oro segnalano l’incipit del testo; le altre due pagine di incipit sono ai ff. 132v e 147v, lungo tutto il margine esterno presentano un fregio costituito da un doppio listello in oro, chiuso agli estremi da due motivi a nodo, e da una decorazione fitofloreale policroma (verde, porpora, blu) con gocce e globi aurei cigliati, nel primo caso poi esso reca un clipeo con l’emblema della bombarda rovesciata ed esplodente, nel secondo una lepre accucciata; in entrambi i fogli è presente una scrittura distintiva realizzata in oro. 2 iniziali maggiori (ff. 132v, mm 47x45; 147v, mm 40x35) con corpo in foglia d’oro e decorazione fitofloreale policroma analoga a quella del fregio marginale. Numerose iniziali in foglia d’oro su campo alternativamente in verde con decorazioni fitofloreali in giallo o su campo in blu con decorazioni a biacca, talvolta su campo in porpora con decorazioni a biacca (mm 20x20 c.); numerose iniziali minori calligrafiche in oro e in blu; segni di paragrafo in blu associati a rubriche in oro, presenti peraltro in tutto il ms.
Binding - Note:
Coperta in pelle marrone marmorizzata, su quadranti di cartone. Dorso a 7 compartimenti, delimitati da 6 nervi. Nel primo compartimento segnatura “151 / VR∙B∙” (cf. Storia) impressa in oro; negli altri, elementi araldici dello stemma di Clemente XIV (1769-1774), ovvero nel secondo (parzialmente visibili a causa dell’etichetta con l’attuale segnatura ivi incollata), quarto e sesto tre stelle a sei raggi; nel terzo, quinto e settimo un monte a tre cime. La legatura è dunque databile agli anni 1769-1774. Tracce di doratura sui tagli. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «in Serico Rubro» (cf. Storia).
Signatures:
Assenti.
Catchwords:
Richiami verticali nel senso alto-basso, ornati con semplici decori a penna sui quattro lati (tranne ai ff. 15v e 25v), vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli all’interno della colonnina della giustificazione; assenti al f. 5v dove si trova l’antiporta.
Heraldry:
Araldica di Federico di Montefeltro: f. 5v, emblemi della bombarda rovesciata ed esplodente e dell’ermellino con cartiglio muto; f. 6r, stemma ducale inquartato, nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro caricato di un palo centrale di rosso con triregno e chiavi decussate, sormontato da corona; f. 132v, bombarda rovesciata ed esplodente.
Motto:
Il cartiglio dell'ermellino è muto.
General note:
Di ciascuna delle tre opere presenti nell'Urb. lat. 151 si conservano in Biblioteca Vaticana altri manoscritti, latori di diverse redazioni. Testimone della stesura definitiva del De sanguine Christi (che fu stampata da Giovanni Filippo de Lignamine dopo il 10 agosto 1471) è il Vat. lat. 1051 (copiato verso il 1470), che contiene anche il De potentia Dei. Il Vat. lat. 1052 reca invece traccia di diverse revisioni e correzioni autografe (una copia di questa redazione si trova nell’Ott. lat. 564, databile al sec. XVI-XVII). Il Vat. lat. 1050 tramanda il De potentia Dei insieme al De futuris contingentibus (cf. Pelzer, Cod. Vat. lat. 679-1134, p. 588-590; Di Fonzo, Sisto IV, p. 378-382; Lombardi, Sisto IV, in Enciclopedia dei papi, II, p. 701-717). and Per questo ms. cf. anche S. Maddalo, Urb. lat. 151, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.
History:
Il manoscritto fu realizzato per Federico da Montefeltro, il cui stemma ducale (post 1474) è presente al f. 6r. La presenza delle prefazioni del tipografo Johannes Philippus de Lignamine al De sanguine Christi (ff. 1r-2v) e al De futuris contingentibus (ff. 147v-148r) di Sisto IV suggerisce che i due incunaboli stampati da Lignamine rispettivamente nel 1471 (ISTC is00579000, IGI 9040, BAVIC VcBA 11014308) e nel 1473 (ISTC is00560500, IGI 9031, BAVIC VcBA 11014231), contenenti le suddette opere precedute dalle prefazioni, siano serviti da modello per il manoscritto commissionato dal duca. Nel codice, al f. 147r, è tra l’altro presente il registro tipografico che si ritrova nell’incunabolo del 1471 (cf. Bianca, Francesco Della Rovere, p. 32); è in effetti assai probabile che l’edizione sia stata inviata in dono a Federico dal Lignamine stesso e fosse quindi a disposizione del copista (cf. Farenga, Le prefazioni alle edizioni romane, p. 139 n. 11). E il dono sarà certamente risultato gradito al duca, dato il suo legame speciale con Sisto IV, che nel 1474 gli aveva concesso sia la dignità ducale che il titolo di gonfaloniere della Chiesa e aveva anche avviato le trattative matrimoniali tra suo nipote Giovanni Della Rovere e la figlia di Federico, Giovanna, che convolarono a nozze quattro anni dopo, dando vita alla dinastia che sarebbe succeduta ai Montefeltro. Un ritratto del pontefice, ora conservato al Louvre, compariva inoltre nella serie di dipinti dei 28 uomini illustri (tra cui pochissimi contemporanei) che decoravano lo studiolo del duca. L’incunabolo donato a Federico è stato individuato all’interno del cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 109v: «Sixti pontificis opus de sanguine christi cum reliquis. In rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CXLVII, nr. 14) e identificato nell’esemplare oggi conservato, con legatura originale, presso la Biblioteca dell’Universitat de Barcelona segnato 07 Inc. 209-1 (per la descrizione, cf. CRAI http://cataleg.ub.edu/record=b1848502~S3*eng; per la legatura, cf. http://crai.ub.edu/coneix-el-crai/biblioteques/biblioteca-reserva/exposicio-virtual-6incunables/inc-209), come testimonia la presenza dello stemma ducale accompagnato dalle iniziali “F(edericus) D(ux)” al f. [a]3v (cf. Davies, “Non v’è ignuno a stampa”, p. 70). Anche il codice urbinate è registrato nell’”Indice vecchio” (Urb. lat. 1761, f. 30r: «Sixti IIII Pontificis Maximi De Sanguine Christi Liber. Idem de potentia Dei. Idem de Futuris Contingentibus quae quidem opera Cardinalis tituli S. Petri ad Vincula existens Composuit»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. LXXXVIII, nr. 194). Una nota marginale nell’“Indice vecchio” («spoliatus de serico a Valentino et indutus corio?») ipotizza che la legatura possa essere stata sottratta da Cesare Borgia, il Valentino, che nel 1502 invase il Ducato feltresco, trasferendo la biblioteca (poi recuperata nel 1504) nella rocca di Forlì e spogliando le legature degli ornamenti più preziosi. Nell’inventario vaticano di Stefano Gradi il codice era segnato “958” (Urb. lat. 1388, f. 81r; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. III). La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1r, 5r, 157v.
Bibliography:
Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 159; Toniolo, Francesco della Rovere (Pope Sixtus IV), De sanguine Christi, De potentia Dei, De futuris contingentibus, in Federico da Montefeltro and His Library, p. 130-135.
Other name:
Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Clemens PP. XIV, 1705-1774 [person]
Contugi, Matteo, f. 1456-1491 [scribe]
Franco dei Russi, f. 1455-1482 [artist]
Other author:
Stornajolo, Cosimo, sac., 1849-1923 [external]
Toniolo, Federica [external]
Bianca, Concetta [external]
Davies, Martin 1951- [external]
Farenga, Paola [external]
Critelli, Maria Gabriella [external]
Bonicatti, Maurizio [external]
De la Mare, Albinia Catherine, 1932-2001 [external]
Lombardi, Giuseppe [external]
Di Fonzo, Lorenzo O.F.M.Conv. [external]
Pelzer, Auguste, sac., 1876-1958 [external]
Derolez, Albert [external]

Curatorial narrative

Tra i più celebri manoscritti della collezione di Federico da Montefeltro, di formato medio e confezionato con una pergamena di alta qualità, il codice appare rilevante sotto molteplici aspetti.

Alla prima delle epistole nuncupatorie di Giovanni de Lignamine, segue il sontuoso dittico costituito dall’antiporta decorata (f. 5v) e dalla pagina di incipit (f. 6r), nelle quali la dignità ducale di Federico è segnalata in tutta la sua evidenza visiva (cfr. lo stemma a bas-de-page sorretto da eleganti puttini e gli emblemi raccordati dalla grande e preziosa Giarrettiera).

A f. 6r, in alto a sinistra, si staglia quello che è stato variamente interpretato come il ritratto di Paolo II (1464-1471), dedicatario dell’opera (Fohlen, La tiare et le bonnet, p. 374), o di Sisto IV (1471-1484), l’estensore della stessa, anche se nel suo precedente ruolo di cardinale, ossia come Francesco Della Rovere (Toniolo, Scheda nr. 4, pp. 130-134; Ead., I miniatori ferraresi, pp. 83-84 che, pur cautamente, propende per la seconda ipotesi, in ragione dei rapporti tra Federico e il pontefice). Il fatto che si tratti di Sisto appare tuttavia inequivocabile, per una serie di dati. La rubrica in trompe-l’oeil, per esempio: rispetto a quanto compare nell’incunabolo dal quale deriva il ms., qui è stata omessa l’espressione pontifici maximo, riferimento a Paolo II, allusione al papa vivente, cassata appunto nell’Urb. lat. 151 proprio perché il ritratto è quello del suo successore. Ancor più perspicui sono gli elementi forniti dalla fisionomia del pontefice: il naso prominente, il mento sfuggente, gli zigomi alti, le profonde rughe ai lati della bocca – accentuate dall’età –, le mani dalle dita lunghe e nodose sono infatti elementi connotativi della sembianza di papa Della Rovere, così come essa è restituita nei suoi numerosi ritratti, su diversi media e in diverse collocazioni. Si vedano, per esempio, il f. 2v del Vat. lat. 2044, Bartolomeo Platina, De vita Christi , o una delle numerose medaglie che lo celebrano – come quella conservata presso il Medagliere vaticano, Md. Pont. SixtusIV. 1 –; il ritratto di Melozzo da Forlì, nella Pinacoteca Vaticana, nella scena in cui Sisto IV promuove il riordino della biblioteca papale; la sua effigie nello Studiolo del Palazzo ducale di Urbino – presente in ragione dei suoi rapporti con Federico da Montefeltro; il gisant del suo monumento funebre, oggi nelle Grotte Vaticane, eseguito da Antonio del Pollaiolo (nei medesimi ambienti è visibile peraltro il monumento funebre di Paolo II, realizzato da Giovanni Dalmata, nel quale è evidente l’impossibilità di una sovrapposizione di identità tra il papa veneziano e il ritratto a f. 6r dell’Urb. lat. 151).

L’effigie nel De sanguine Christi mostra inoltre un pontefice anziano, con il volto particolarmente segnato e reso scarno dal trascorrere del tempo; in tal senso, il monumento funebre può diventare un termine di confronto utile anche per proporre una datazione più circoscritta del ms.: papa Della Rovere muore infatti nel 1484 a 70 anni, circostanza che, insieme alla profusione di emblemi ducali feltreschi, permette di collocare l’esecuzione del ms. intorno agli anni ’80 del secolo, quando Franco dei Russi – l’artista comunemente ritenuto responsabile dell’apparato illustrativo del ms. (Scheda nr. 85, p. 50; Toniolo, Scheda nr. 2, pp. 110-119; Toniolo, Scheda nr. 4, pp. 130-134) – era miniatore ‘di palazzo’. Mantovano, fu tra i più noti artefici del minio padano-ferrarese quattrocentesco, egli lavorò per molti dei mss. federiciani (spesso anche con Guglielmo Giraldi, come nell’Evangeliario, Urb. lat. 10), contribuendo a diffondere in area centro-italiana il peculiare linguaggio antiquario nato in quei decenni in Italia settentrionale. A dei Russi la critica assegna, su base stilistica, un ampio numero di mss. conservati nella biblioteca di palazzo (per i quali cfr., anche per la pregressa bibliografia, Peruzzi, La formazione della biblioteca, pp. 25, 32; Martelli, I codici di produzione urbinate, pp. 70, 73; Toniolo, I miniatori ferraresi, pp. 79, 82, 83; Martelli, The Production of Illuminated Manuscripts, pp. 42, 45), come per esempio, l’Urb. lat. 308, una Miscellanea grammaticale, o il celebre Libanio, Urb. lat. 336 (Hermann, La miniatura estense, p. 221; Toniolo, Scheda nr. 2, p. 116).

E tuttavia, varrebbe forse la pena di riesaminare in una diversa ottica alcuni dei mss. urbinati tradizionalmente assegnati al corpus di Franco. Se infatti si mettono a confronto codici di sua sicura paternità – come l’Oratio gratulatoria di Bernardo Bembo al doge Cristoforo Moro, Londra, British Library,  Add. 14787, o il celebre cutting di Londra, British Library,  Add. 20916, f. Ir, o anche il Libanio appena citato –, proprio con gli Urb. lat. 151, 308, 337, si possono notare scarti nel linguaggio piuttosto consistenti, soprattutto nella decorazione e, in parte, negli elementi figurativi. I morbidi puttini dall’incarnato lunare sono sostanzialmente diversi, nell’aspetto, da quelli eseguiti dal maestro mantovano, sebbene sia innegabile il recepimento della sua lezione pittorica ed espressiva; come pure differente è la resa delle specie animali, che sembrano frutto di un’osservazione dal vero; peculiari appaiono infine i complessi intrecci vegetali policromi su spessa foglia d’oro. Aporie, rispetto ‘modello standard’ di Franco, già notate e, a ragione collegate alla presenza di aiuti di bottega al lavoro (Toniolo, I miniatori ferraresi, p. 88 e, a tal proposito, cfr. la questione relativa alla lista di Susech, Peruzzi, Cultura potere immagine, p. 65-66). Per gli esempi proposti – ai quali si possono aggiungere anche gli Urb. lat. 81, 95, 348, 351, 411, 548 (con stemma di Ottaviano Ubaldini), 687, tutti pienamente ducali – si deve tuttavia sottolineare la raffinatezza dell’esecuzione, dovuta a un maestro diverso da dei Russi, ma abile nel padroneggiare gli strumenti del mestiere. Un’anonima personalità, probabilmente al lavoro nello scriptorium di palazzo, che mostra di aver accolto e rielaborato le innovazioni espressive dei maestri padano-ferraresi.

Peculiare è infine la natura del ms., testimone di un fenomeno molto comune nel Quattrocento, ma ancora tutto da indagare in maniera sistematica: esso è stato infatti copiato da un incunabolo, caratteristica che lo collega ad altri ms. urbinati, come l’Urb. lat. 337 e l’Urb. lat. 349 (per tale aspetto cfr. anche il Vat. lat. 3595 e il Ross. 550, cfr. Ponzi, Appunti e spunti, p. 221-226, Ead., Dalla stampa al manoscritto, pp. 43-52 [con S. Maddalo]).

Bibliografia generale

Parts of this manuscript

2v-132r

Sixtus PP. IV, De sanguine Christi (Sixtus PP. IV, 1414-1484)

Locus:
2v-132r
Author:
Sixtus PP. IV, 1414-1484 [internal]
Uniform title:
De sanguine Christi (Sixtus PP. IV, 1414-1484)
Rubric:
Paulo. II Veneto. F. tituli S(an)c(t)i Petri ad Vi(n)cula S.R.E. p(re)sbiteri cardinalis De sa(n)guine Christi
Incipit text:
Cupientes ut tenemur questiones de Christi sanguine (f. 6r)
Incipit dedication:
Cum de sanguine Christi beatissime pater (f. 2v)
Explicit text:
corrigere et ad viam veritas [sic] reducere (f. 132r)
Explicit dedication:
illo sentirem pro ingenii mei fac(u)ltate (f. 2v)
General note:
Al f. 4v è presente il titolo aggiunto: "Xisti 4' op(er)a". Il trattato fu composto da Francesco Della Rovere prima dell'elevazione al soglio pontificio con il nome di Sisto IV (1471-1484). Della sua lettera di dedica a Paolo II viene qui trascritta soltanto la parte iniziale (f. 2v; cf. edizione al f. 4v). Seguono un foglio bianco (f. 3r-v) e un breve testo (f. 4r: "contra vos facta fuerit Pius tamen pontifex prenominatus omnia illa infirmavit et infirmat per bullam illam antedicta(m) Ex q"), che viene riscritto e ampliato alla fine del codice (f. 159r: "tunc contra vos facta fuerit Pius tamen pontifex prenominatus omnia illa infirmavit ex [sic] infirmat per bullam illam antedictam Ex qua sequuntur duo illa corelaria superius per nos deducta fatientia [sic]").
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.
Other name:
Paulus PP. II, 1417-1471 [dedicatee]

1r-2v

Lignamine, Johannes Philippus de, Epistula nuncupatoria ad Sixtum IV

Locus:
1r-2v
Author:
Lignamine, Johannes Philippus de, c. 1420-m. dopo il 1491 [internal]
Supplied title:
Epistula nuncupatoria ad Sixtum IV
Incipit:
Cogitanti mihi beatissime pater Xyste
Explicit:
immortalitatisq(ue) et laudum tuarum studiosissimum
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.
Other name:
Sixtus PP. IV, 1414-1484 [dedicatee]

147v-148r

Lignamine, Johannes Philippus de, Epistula nuncupatoria ad Sixtum IV

Locus:
147v-148r
Author:
Lignamine, Johannes Philippus de, c. 1420-m. dopo il 1491 [internal]
Supplied title:
Epistula nuncupatoria ad Sixtum IV
Incipit:
Fecram [scil. Fueram] sanctissime pater tue sanctitatis
Explicit:
tue sanctitatis servum fidelissimum comendatum suscipe
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.
Other name:
Sixtus PP. IV, 1414-1484 [dedicatee]

132v-146v

Sixtus PP. IV, De potentia Dei (Sixtus PP. IV, 1414-1484)

Locus:
132v-146v
Author:
Sixtus PP. IV, 1414-1484 [internal]
Uniform title:
De potentia Dei (Sixtus PP. IV, 1414-1484)
Incipit text:
Quia pleriq(ue) sunt hac nostra tempestate
Explicit text:
religionis amatores tota mentem [sic] co(m)plectimur
General note:
Al f. 132v l'incipit del testo è preceduto da quattro righe evidentemente predisposte per ospitare la rubrica, che poi non venne realizzata. Al f. 147r è stato trascritto il registro tipografico dell'opera presente alla fine dell'incunabolo stampato da Johannes Philippus de Lignamine nel 1471 (inc. Cogitanti paulo quid universale persona; expl. quod potentie esset sic deduco).
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.

148r-157v

Sixtus PP. IV, De futuris contingentibus (Sixtus PP. IV, 1414-1484)

Locus:
148r-157v
Author:
Sixtus PP. IV, 1414-1484 [internal]
Uniform title:
De futuris contingentibus (Sixtus PP. IV, 1414-1484)
Rubric:
Incipit quidam tractatus brevis contra quosdam nullam propositionum de futuris contingentibus fore veram tenentes per reverendissimum dominum Franciscum sacre theologie professorem ordinisq(ue) minorum cardinalem Sancti Petri ad Vincula editus
Incipit:
Reverendissime pater [...] Vidi litteras domini Henrici
Explicit:
si bene et absq(ue) passione consideretur
Language:
Latino.
Alphabet:
Latino.
Other name:
Paulus PP. II, 1417-1471 [dedicatee]