Reg.lat.1500
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Reg.lat.
- Shelfmark:
- Reg.lat.1500
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XIV ex
- Dated Mss:
- 1389
- Beginning date:
- 1376
- Ending date:
- 1400
- Country:
- Italia
- Region:
- Italia settentrionale
- Support:
- Membr.
- Height:
- 377
- Width:
- 250
- Extent:
- III. 131. II
- Overview:
- Seneca, Tragoediae.
Description
- Bibliography:
- Manuscrits classiques, II.1, pp. 244-247; Vedere i classici, pp. 296-297.
- Collation:
- 13 fascicoli: 1-12 quinioni (ff. 1-8 [-2], 9-18, 19-28, 29-38, 39-48, 49-58, 59-68, 69-78, 79-87 [-1], 88-97, 98-107, 108-117); 13 settenione (ff. 118-131); il fascicolo 1 è mutilo dei primi due fogli; f. 131r-v bianco; tutti i fogli di guardia sono cart., ad eccezione di f. III che è membr.; il primo foglio recto e l'ultimo foglio verso sono marmorizzati come le controguardie.
- Layout:
- Su un’unica colonna con giustificazione a bandiera (mm 250x130); 46/46 ll./rr.; rigatura a colore appena visibile, su entrambi i lati (tipo Derolez 21).
- Foliation:
- Manuale moderna a inchiostro in alto a destra, non segna l’ultimo foglio (f. 131).
- Writing:
- Gotica
- Writing - Note:
- Più di un copista, inchiostri nero e bruno scuro; rubricati incipit, explicit e nomi dei personaggi; note in scrittura greca; numerosi notabilia e maniculae, apparato che testimonia un utilizzo a fini di studio (Vedere i classici, p. 296).
- Decoration - Note:
- 7 pagine di incipit (ff. 14r, 27r, 34v, 50r, 62r, 75r, 97r); 7 iniziali maggiori istoriate (ff. 14r, 27r, 34v, 50r, 62r, 75r, 97r, mm 44x43, media), su campo in spessa foglia d’oro, corpo fitomorfo in viola-porpora, fregio fitomorfo policromo (blu, rosso, verde, viola-porpora) e globi aurei, con alcune scene narrative che si dispongono al di fuori dello spazio riservato all’iniziale; in origine dovevano essere presenti altre 3 iniziali maggiori: le due che introducevano l’Hercules furens e l’Agamemnon sono scomparse con i fogli deperditi, quella dell’Hercules Oeteus è stata asportata con metà del f. 107; numerose iniziali medie rosse e blu con filigrana del colore opposto; capoversi a bandiera toccati di rosso; titoli correnti rubricati al centro del margine superiore.
- Binding - Note:
- In marocchino rossiccio su quadranti cartone e controguardie marmorizzate, impressioni in oro lungo tutto il perimetro dei piatti; dorso a 5 nervi con impressioni in oro, insegne di papa Pio VI (1775-1799), nel secondo e nel terzo tassello segnalati rispettivamente "1500" e "Reg".
- Condition:
- Discreto, pergamena molto ingiallita e talora macchiata, con alcuni difetti di concia; il f. 107 è stato tagliato per asportare la miniatura che ha lasciato sul f. 108r l’impressione scura dei globi aurei; preparazione a bolo armeno spesso visibile al di sotto della lamina metallica; particolari a inchiostro d’oro talvolta sbiaditi; molto squadernato al passaggio tra i fascicoli 1 e 2 e tra il 13 e il piatto posteriore.
- Signatures:
- Alfanumeriche a inchiostro rosso in basso a destra o al centro del margine inferiore, sulla prima parte del fascicolo, spesso visibili.
- Catchwords:
- Costanti, al centro del margine inferiore.
- General note:
- Il manoscritto appartiene al ramo A della tradizione testuale delle Tragedie di Seneca, più diffuso rispetto all’E, che vide dapprima una limitata circolazione, per poi guadagnare, All’inizio del secolo XIV, una parziale fortuna grazie ai preumanisti padovani. La peculiarità della famiglia A (a sua volta bipartita in δ e β) è nell’ordine dei testi senecani e in una serie di oscillazioni ortografiche nei loro titoli; si riportano di seguito gli uni e gli altri, così come compaiono nel ms.: Hercules furens, Thyestes, Tebais, Ipolitus, Edippus, Troas, Medea, Agamenon, Octavia, Hercules Othetus (cf. Vedere i classici, p. 296).
- Other name:
- Pius PP. VI, 1717-1799 [person]
Barbaro, Zaccaria, sec. XIV-XV [owner]
Kristina, regina di Svezia, 1626-1689 [owner]
Bourdelot, Jean, m. 1638 [owner]
Derolez, Albert [person]
Bartholamaeus de Macincholis de Beluisino notarius, f. sec. XV ex [scribe]
Maestro delle Iniziali di Bruxelles, sec. XIV ex-sec. XV in [artist]
Bourdelot, Pierre, 1610-1684 [owner] - Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- f. 130r: "Lucii Annei Senece liber tragedia(rum) explicit. | Quem scripsci (sic) ego Bartholamaeus (sic) de Macincholis de | Beluisino notarius. Quindi seguono tre linee di scrittura erase: /// Tempore /// Nobili /// domi /// In millesimo Trecentesimo Octuagesimo Nono et ca" (Manuscrits classiques, II.1, p. 246).
- History:
- A f. 131v è vergata la nota di possesso di Zaccaria Barbaro (1422/23-1492), uomo politico, amministratore e diplomatico della Repubblica di Venezia (cf. Borsari, Barbaro, Zaccaria, pp. 118-119). A f. 1r è invece presente l’ex libris dei Bourdelot: Jean (m. 1638) e suo nipote Pierre Michon (m. 1684) riunirono a Parigi una importante raccolta libraria che, proprio per il tramite di Pierre, confluì poi nelle collezioni della regina Cristina di Svezia (1644-1654), della quale questi era stato il medico, tra il 1651 e il 1653. È probabilmente attorno a questa data che avvenne il trasferimento dei mss. da una biblioteca all’altra, anno in cui Isaac Voss (1618-1689) iniziava a occuparsi della raccolta regale e a redigere il suo catalogo (per le complesse vicende relative alla formazione dei Fondi reginensi, cf. da ultimo Guida ai fondi, I, pp. 502-507, 510-512; Pellegrin, Catalogue des manuscrits, pp. 202-232; Bignami Odier, Les fonds de la Reine, pp. 159-189). La segnatura che testimonia il passaggio nella biblioteca della regina Cristina è leggibile a f. 1r, “1694”, cassata da un tratto di inchiostro. Da segnalare che il ms. Reg. lat. 1500 è collegato al Reg. lat. 1499: anch’esso tramanda le Tragoediae di Seneca nella recensione A e anch’esso apparteneva a Zaccaria Barbaro come si legge a f. 124v, e confluì quindi nella biblioteca Bourdelot e poi in quella regale svedese (segnato, a f. 1r, come “1693”; cf. Manuscrits classiques, II.1, pp. 243-244). Timbri della Biblioteca Vaticana ai ff. 1r, 130v.
Curatorial narrative
Di medio formato e confezionato con una pergamena di discreta qualità ben trattata, il manoscritto tramanda le Tragoediae di Seneca (seppure mutile dei primi fogli), disposte su un’unica colonna, in un’impaginazione che lascia liberi ampi margini, talvolta riempiti di glosse e di annotazioni – spesso anche interlineari e in greco, ai ff. 50r-52v (Monti, Scheda nr. 60, p. 296) –, di maniculae e di notabilia. La sua natura di codice di studio non è tuttavia disgiunta da una ‘veste editoriale’ accurata, nella quale capoversi toccati di rosso lasciano spazio a raffinate lettere filigranate di rosso, di blu, di bruno. Gli incipit delle singole tragedie sono segnalati da iniziali istoriate che costituiscono un vero e proprio paratesto; esse scandiscono infatti i diversi luoghi dell’opera e introducono il lettore in medias res, anticipando o suggerendo i contenuti testuali attraverso un’immagine sintetica, ma sempre narrativamente efficace e talora ricca di dettagli (cfr. ff. 14r, 34v). Declinate in una tavolozza pittorica livida, ma pastosa e fortemente chiaroscurata, si dispiegano sotto gli occhi del lettore le vicende dei personaggi senecani, con un’enfasi per gli accenti drammatici che deriva certo dalla natura del testo, ma è anche un riflesso del gusto dell’epoca per le scene di grande impatto emotivo, talora esemplate su modelli iconografici desunti dai poemi cavallereschi illustrati (cfr. f. 27r).
Molto interessanti sono inoltre le modalità di costruzione dell’immagine: la narrazione si svolge infatti sia all’interno dello spazio delimitato dall’iniziale sia al suo esterno, a riempire il margine e a interrompere la continuità del fregio; un espediente formale che moltiplica la superficie disponibile per l’intervento pittorico e, contemporaneamente, permette di suggerire una sequenza temporale negli avvenimenti. Peculiare, in tal senso, è l’iniziale I a f. 34r: la morfologia della lettera si perde completamente per trasformarsi in una sorta di miniatura tabellare di ridotte dimensioni, nella quale si narrano le vicende di Ippolito. In questo caso, modelli di sorgente classica si combinano con riferimenti iconografici alla società contemporanea: la morte di Fetonte, riflessa nel carro che trascina il corpo esanime del personaggio tragico, è combinata con la caccia alla lepre, scena di venagione molto comune a quest’altezza cronologica e non solo nei codici senecani (per i Seneca illustrati cfr. anche Fachechi, I classici illustrati, passim; Villa, Le tragedie di Seneca, passim; Fachechi, Il catalogo per autori, passim; per altri esemplari analoghi cfr. Ott. lat. 1420, Pal. lat. 1671, Pal. lat. 1677, Urb. lat. 356, Vat. lat. 1645, Vat. lat. 1647, Vat. lat. 7319).
L’apparato illustrativo è senza dubbio assegnabile al Maestro delle Iniziali di Bruxelles (Bollati, Un'aggiunta, pp. 132-139), da identificare, secondo una recente proposta critica, con Giovanni di fra’ Silvestro (Medica, Un nome per il Maestro, pp. 11-22). La data 1389 apposta in calce al manoscritto, firmato da un non altrimenti noto Bartholamaeus de Macincholis, è un utilissimo elemento per la ricostruzione, non sempre agevole, della carriera del miniatore, che si formò a Bologna a stretto contatto con Nicolò di Giacomo, prima di spostarsi a Parigi, aggiornando in tal modo il suo linguaggio sugli stilemi del gotico internazionale, che poi contribuì a diffondere in area padana una volta rientrato in Italia (per altri mss. miniati dal Maestro delle iniziali e dalla sua bottega cfr. Ross. 604 e Vat. lat. 7319). È infatti possibile accostare le iniziali istoriate del Seneca reginense al Messale conservato presso il Getty Museum, forse eseguito nei primi anni ’90 del Trecento, ma anche a una serie di fogli staccati originariamente parte di un unico Libro d’ore, oggi alla British Library di Londra (ms. Add. 52539; ms. Add. 69865; ms. Add. 82729), probabilmente realizzato per un committente padovano (Medica, Maestro delle Iniziali di Bruxelles, pp. 565-566). Il confronto rende evidente l’identità di mano, con la preferenza per una tavolozza pittorica non brillante – anche se negli esemplari inglesi si nota una maggiore luminosità – e la condivisione di alcuni dettagli, come l’espediente di miniare i paliotti d’altare all’interno di alcune scene (a f. 62r del Reg. lat. 1500, nell’Uccisione di Polissena, e a f. 4v dell’Add. 52539, nella Presentazione al Tempio, o ancora a f. 12r, nella Preparazione della Messa). Ed è proprio il manoscritto Reginense che «costituisce un utile punto di riferimento» per ipotizzare un’attività anche padovana del Maestro, itinerante artefice del minio (Medica, Un illustre committente fiorentino, p. 368).
Di diverso parere Maria Grazia Ciardi Duprè Dal Poggetto che, pur sottolineando un «indubbio impianto bolognese», proponeva una serie di raffronti stilistici, di difficile accoglimento, con opere di Andrea de’ Bartoli e di Jacopo Avanzi, aggiungendo che l’artista che lavorò al ms. Reg. lat. 1500 dovette non «essere indifferente a certe lacerazioni cromatiche di Simone de’ Crocifissi» (Ciardi Duprè Dal Poggetto, Scheda nr. 41, pp. 147-149, cursoriamente citata da Buonocore, Tra i codici minati, p. 181 nt. 80 e giustamente confutata da De Marchi, Per la miniatura marchigiana, pp. 217, 221 nt. 5).
A f. 131v è vergata la nota di possesso di Zaccaria Barbaro (1422/23-1492), uomo politico, amministratore e diplomatico della Repubblica di Venezia (cfr. Borsari, Barbaro, Zaccaria, pp. 118-119). A f. 1r è invece presente l’ex libris dei Bourdelot: Jean (m. 1638) e suo nipote Pierre Michon (m. 1684) riunirono a Parigi una importante raccolta libraria che, proprio per il tramite di Pierre, confluì poi nelle collezioni della regina Cristina di Svezia (1644-1654), della quale questi era stato il medico, tra il 1651 e il 1653. È probabilmente attorno a questa data che avvenne il trasferimento dei mss. da una biblioteca all’altra, anno in cui Isaac Voss (1618-1689) iniziava a occuparsi della raccolta regale e a redigere il suo catalogo (per le complesse vicende relative alla formazione dei Fondi reginensi, cfr. da ultima Guida ai Fondi BAV, I, pp. 502-507, 510-512; Pellegrin, Catalogue des manuscrits, pp. 202-232; Bignami Odier, Les fonds de la Reine, pp. 159-189). La segnatura che testimonia il passaggio nella biblioteca della regina Cristina è leggibile a f. 1r, 1694, cassata da un tratto di inchiostro. Da segnalare che il ms. Reg. lat. 1500 è collegato al Reg. lat. 1499: anch’esso tramanda le Tragoediae di Seneca nella recensione A e anch’esso apparteneva a Zaccaria Barbaro come si legge a f. 124v, e confluì quindi nella biblioteca Bourdelot e poi in quella regale svedese (segnato, a f. 1r, come 1693; cfr. Manuscrits classiques, II.1, pp. 243-244).
Parts of this manuscript
1r-14r
Hercules furens
14r-27r
Thyestes
27r-34v
Thebais
34v-50r
Hippolytus
50r-62r
Oedipus
62r-74v
Troas
75r-85v
Medea
86r-97r
Agamemnon
97r-107v
Octavia
107v-130r
Hercules Oetaeus