Urb.lat.420
Manuscript information
- Resource type:
- Manuscript
- Collection:
- Urb.lat.
- Shelfmark:
- Urb.lat.420
- Library:
- Biblioteca Apostolica Vaticana
- Date:
- sec. XV med
- Beginning date:
- 1471
- Ending date:
- 1472
- Country:
- Italia
- Place:
- Urbino
- Support:
- membr.
- Height:
- 384
- Width:
- 236
- Extent:
- III. 290. I
- Overview:
- Appiano, Historia romana, nella traduzione di Pier Candido Decembrio.
Description
- Collation:
- 31 fascicoli: 1-8 quinioni (ff. 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70, 71-80), 9 quaternione (ff. 81-88), 10 quinione (ff. 89-98), 11 quaternione (ff. 99-106), 12-20 quinioni (ff. 107-116, 117-126, 127-136, 137-146, 147-156, 157-166, 167-176, 177-186, 187-196), 21 quaternione (ff. 197-204), 22-24 quinioni (ff. 205-214, 215-224, 225-234), 25-29 quaternioni (ff. 235-242, 243-250, 251-258, 259-266, 267-274), 30 quinione (ff. 275-284), 31 quaternione (ff. 285-[290] [-2]). Due fogli tagliati a pochi centimetri dalla cucitura tra il f. [289] e il f. [290], precedentemente incollato al piatto posteriore e attualmente lacero. Il primo e l’ultimo foglio di guardia sono cartacei; membranacei gli altri. Il f. [II]r era precedentemente incollato al piatto anteriore. Tutti i fogli di guardia sono bianchi, tranne che per l’apposizione della segnatura “420” con penna nera al f. [II]v.
- Layout:
- Testo a piena pagina; rr. 35/ll. 34, la scrittura inizia sotto la prima riga. Rigatura a secco (tipo Derolez 36), scarsamente visibile nella prima metà del codice, più evidente ai fogli successivi (ff. 157-289). Presentano rigatura, anche a colore, alcune note marginali che integrano passi erroneamente saltati dal copista nel corpo del testo (es. ff. 53r, 102r, 193v, 223v). Specchio rigato (f. 25r): 384 (35+7+221+7+114) x 236 (35+7+113+7+74) mm. Foratura non visibile.
- Foliation:
- Manuale, apposta in inchiostro bruno nell’angolo superiore destro dei ff. 1-288; ff. [289], [290] e fogli di guardia non numerati.
- Writing - Note:
- Umanistica di mano di Federico Veterani - copista di Federico da Montefeltro -, come esplicitato in due note presenti rispettivamente ai ff. 1r e 288v, apposte dallo scriba in epoca successiva alla realizzazione del manoscritto (cf. Storia e Colophon). Discussa è la sua attività di miniatore. Egli fu inoltre autore di componimenti e versi d’occasione in latino e italiano. Insieme a Matteo Contugi fu uno dei copisti più noti e attivi alla corte di Urbino. In una nota all’Urb. lat. 419 (f. 161r), databile 1471-1472, afferma che tale manoscritto fu il primo da lui copiato, quando era adolescente, sebbene rivendichi lo stesso primato in una nota aggiunta all’Urb. lat. 651 (f. 136v), datato 1471. In una nota all’Urb. lat. 351 (f. CCCLXXXIIr) afferma di aver vergato più di 60 manoscritti e che questo fu l’ultimo codice da lui esemplato, a causa della morte di Federico («et cu(m) circiter sexaginta volumina exaraverit ultimu(m) hoc fuit ob principis interitu(m) cuius eterne dolendu(m) est», f. CCCLXXXIIr). Morì sicuramente dopo il 1526 poichè nell’Urb. lat. 324 (f. 216v) ricorda la morte di Elisabetta Gonzaga, avvenuta quell’anno. Per tutte le sue sottoscrizioni cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 123-126, nrr. 4518-4544; De la Mare, New research, p. 449 nt. 224; Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 136 nr. 119 e II, p. 132-138. Cf. inoltre Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. XXIV-XXVIII; Clough, Federigo Veterani, p. 772-783; Fachechi, Federico Veterani, p. 989; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 55-66. Il codice presenta alcune note marginali di mano del copista a correzione di passi saltati nel corpo del testo, indicati con segni di rinvio (es. ff. 9r-v, 22r, 148r); notabilia prevalentemente rubricati, per lo più in capitale (es. f. 147r; non rubricati es. f. 25r-v), talvolta introdotti da «NOTA» (es. ff. 252r, 281r) o dalle lettere «NT» (es. ff. 43r, 47v, 86r).
- Decoration:
- Se l’attività di copista di Federico Veterani è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative (Fachechi, Veterani, Federico, p. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, p. 196-199; Ead., I codici di produzione urbinate, p. 73). Per confronto stilistico, inoltre, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati (per esempio i mss. Urb. lat. 423, 424, 425, 452, 487). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo. È possibile tuttavia che, secondo recenti e condivisibili riflessioni critiche (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58), le due indicazioni del copista debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator. È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo – una ‘struttura’ per la produzione miniata, sulla quale, tuttavia, le conoscenze sono ancora esigue –, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina.
- Decoration - Note:
- 1 pagina d’incipit (f. 1r) racchiusa nei margini laterali da fregi a bianchi girari su fondo policromo (blu, rosso, verde), intercalati da medaglioni abitati da putti e volatili; nel margine superiore, fascia decorativa con una coppia di cervi che si abbevera e una scena di lotta tra animali; a bas-de-page, genietti, stemma, animali. 8 iniziali maggiori decorate a bianchi girari (ff. 1r, 3v, 55r, 119v, 161r, 217r, 275r, 287r; da un massimo di mm 175x90 a f. 217r, a un minimo di mm 45x40 a f. 287r), accompagnate da scrittura distintiva, talvolta rialzata in bruno (es. f. 3v); iniziali medie calligrafiche in blu e in rosso (mm 20x15 ca.), spesso accompagnate da letterina guida; capilettera in vedetta nello stesso inchiostro del testo; rubrica in scrittura capitale nei colori del rosso, del verde, del viola, del blu, del rosa, in lettere alternate secondo diverse combinazioni, oppure in rosso e in nero; incipit, explicit, indicazioni a margine rubricati.
- Binding - Note:
- Coperta in pergamena tinta di verde priva di decorazione, su quadranti di cartone; restaurata in corrispondenza del dorso con pergamena naturale. Dorso a 6 compartimenti, delimitati da 5 doppi nervi. Nel secondo compartimento etichetta in pelle marrone recante l’attuale segnatura impressa in oro; nel terzo stemma di Pio IX (1846-1878); nel quinto stemma del card. Bibliotecario Angelo Mai (1853-1854). La presenza dei due stemmi permette di datare il restauro agli anni 1853-1854. Tagli dorati. L’“Indice vecchio” descrive una legatura «In Rubro» (cf. Storia).
- Signatures:
- Numerazione da I a XXX, con cifre romane precedute dalla lettera Q, apposta nell’angolo inferiore destro del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina di giustificazione, di seguito ai richiami; tale indicazione, su imitazione di modelli antichi, ricorre in diversi codici vergati da Veterani (es. Urb. lat. 326, 349, 419, 651; cf. Derolez, La codicologie des manuscrits, I, p. 40, 42).
- Catchwords:
- Richiami verticali nel senso alto-basso, vergati con lo stesso inchiostro del testo nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio dei fascicoli, all’interno della colonnina di giustificazione.
- Heraldry:
- Araldica di Federico da Montefeltro: f. 1r, a bas-de-page: inquartato, con l’ordine delle bande invertito (oro-azzurro e non azzurro-oro) rispetto al vero stemma (nel I e nel IV d’oro all’aquila di nero coronata nel campo, nel II e nel III bandato d’azzurro e d’oro all’aquila di nero sulla I banda d’oro), accompagnato da CF; nella decorazione marginale: a sinistra, inquartato come il precedente e con l’ordine delle bande invertito, come accade a destra nello stemma bandato d’azzurro e d’oro di 6 pezzi, all’aquila di nero sulla prima banda d’oro, che vede peraltro una doppia aquila sulle bande; ermellino con motto.
- Motto:
- f. 1r, "Non mai", nel filatterio svolto dell'ermellino.
- General note:
- Macchie di inchiostro ai ff. 51r, 52v, 59r, 215r, 216v, 224v. and Per questo ms. cf. anche C. Paniccia, Urb. lat. 420, in Catalogo dei codici miniati della Biblioteca Vaticana. II. I manoscritti Urbinati, a cura di S. Maddalo - E. Ponzi, con la collaborazione di C. Paniccia, Città del Vaticano (Studi e testi), in corso di elaborazione.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Colophon:
- Al f. 288v: "Et ego Federicus Veteranus Urbinas cum adhuc adolesce(n)s esse(m) imperante Ferico [sic] duce scripsi sed heu spes omnis mea periit illo decedente”. Si tratta di una nota rubricata racchiusa in una cornice a forma di cartiglio posta a fondo pagina, aggiunta da Federico Veterani in età avanzata; cf. Bénédictins du Bouveret, Colophons de manuscrits occidentaux, II, p. 126 n. 4532.
- History:
- Il manoscritto è, insieme all’Urb. lat. 419, uno dei due codici contenenti la “Historia Romana” di Appiano nella traduzione di Pier Candido Decembrio realizzati per Federico da Montefeltro. Entrambi i codici sono registrati nel cosiddetto “Indice vecchio”, compilato intorno al 1487 dal bibliotecario Agapito (Urb. lat. 1761, f. 57v, rispettivamente Urb. lat. 420: «Appianus Alexandrinus De Bellis Civilibus romanorum Traductis per Candidum et Alphonso Utriusque Siciliae Regi dicatus. Eiusdem Illyricus traductus ab eodem. Codex ornatissimus In Rubro»; edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CVIII, nr. 399; Urb. lat. 419: «Appianus Alexandrinus Historicus elloquentissimus [sic] De bellis Cum externis gentibus A p. Candido Conversus et Nicolao V Pont. Max. Dicatus. Codex ornatissimus In Rubro», edito in Stornajolo, Cod. Urb. Graeci, p. CVIII, nr. 400). Federico Veterani ricorda di aver vergato il codice quando era adolescente in due note aggiunte in età avanzata, dopo la morte del duca, rispettivamente al f. 1r lungo il margine inferiore («Manu mei Federici Veterani Urbinatis q(ui) hunc scripsi et hoc minio decoravi du(m) adhuc adolescens essem») e al f. 288v (cf. Colophon). Sulla base della nota apposta al f. 1r, è stata attribuita a Veterani un’attività di miniatore, a cui farebbe riferimento anche un’altra nota di sua mano vergata al f. 136v dell’Urb. lat. 651 («Divo principi Federico Mon(te)fel(trensi) Urbini comiti qui postea dux a Sixto pont(ifice) 4° creatus est, ego Federicus Veteranus Urbinas transcripsi: et hic liber fuit primus qui alios complures transcribendi causam dedit: et tanti principis liberalitatem mihi conquisivit: cum in dies pulcriora conscripserim: et minio decoraverim»; cf. da ultimo Fachechi, Veterani Federico, p. 989). È stato tuttavia osservato come l’espressione “minio decorare”, utilizzata in entrambi i casi da Veterani, indicherebbe un intervento tipico di un copista nella realizzazione di rubriche, titoli o iniziali con l’utilizzo del minio, «piuttosto che un intervento, più consono a un miniatore, nella decorazione di pennello vera e propria, in riferimento alla quale, solitamente, prevale nelle firme dei miniatori l’impiego delle forme “fecit”, “pinxit”, “hoc opus est”» (cf. Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58). È probabile che il codice sia stato realizzato al principio degli anni ‘70 del ‘400, in una data cioè prossima all’esecuzione dell’Urb. lat. 419 (che reca al f. 161r una data, successivamente erasa, che potrebbe essere 1471 o 1472), non solo perché entrambi completano nella collezione urbinate l’intera traduzione latina di Appiano compiuta da Decembrio, ma anche per motivi stilistici pertinenti alla decorazione (cf. Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 57-60). Lo stemma presente al f. 1r è quello inquartato. La traduzione dei libri di Appiano venne realizzata dall’umanista pavese negli anni 1450-1454 e fu complessivamente dedicata a papa Niccolò V, che gli aveva commissionato tale operazione. Nel 1456 però, in seguito alla morte del pontefice (1455), i libri “Bella civilia”, “Illyrica” e “Celtica” vennero ridedicati ad Alfonso V d’Aragona (cf. Zaccaria, Sulle opere di Pier Candido Decembrio, p. 13-74); l’Urb. lat. 420 contiene la dedica al re aragonese ai ff. 1r-2r. Il codice presenta delle somiglianze con un coevo testimone di Appiano conservato a Valencia, Biblioteca Universitaria, ms. M-617 (già 830), che potrebbe essere servito come antigrafo (cf. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei Re d’Aragona, II, 1947, p. 12; I libri dell’Accademia, II, p. 14). Al f. 288v Veterani, in un’altra nota rubricata, afferma: «Liber iste imperfectus est nec ulterius quicq(uam) ex eo inventum ests [sic] i(n) codicibus gręcis», verosimilmente in riferimento al fatto che l’ultimo testo trascritto nel codice, i “Celtica”, è pervenuto frammentario. La collezione dei duchi di Urbino giunse in Vaticana nel 1657 sotto il pontificato di Alessandro VII. L’antica segnatura “665”, segnata a penna al f. 1r nell’angolo superiore interno, è da riferire all’inventario vaticano di Stefano Gradi (Urb. lat. 1388, f. [63]r; cf. Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1001-1779, p. VIII). Timbri della Biblioteca Apostolica Vaticana ai ff. 1v, 3v, 288v.
- Bibliography:
- Stornajolo, Cod. Urb. lat. 1-500, p. 429-430; IAM61; IAM41.6.
- Other name:
- Federico da Montefeltro, duca d'Urbino, 1422-1482 [owner]
Pius PP. IX, b., 1792-1878 [person]
Mai, Angelo, card., 1782-1854 [person]
Veterani, Federico, m. dopo il 1526 [scribe]
Curatorial narrative
Manoscritto in formato medio-grande e dalla pergamena di qualità e ben lavorata, insieme all’Urb. lat. 419, l'Urb. lat. 420 tramanda l’Historia Romana di Appiano tradotta da Pier Candido Decembrio (1399-1477); entrambi i codici, databili agli anni 1471-1472, sono vergati da Federico Veterani, scriptor di Federico da Montefeltro. Se la sua attività di copista è ormai un fatto condiviso dagli studiosi, controversa rimane invece la questione del “Veterani miniatore”: nell’Urb. lat. 420 e nell’Urb. lat. 651 egli infatti afferma di essersi occupato anche della decorazione – nel primo caso egli utilizza l’espressione minio decoravi (f. 1r), nel secondo minio decoraverim (f. 136v). In ragione di ciò, la critica gli ha a lungo attribuito, nelle vesti di artista, entrambi i codici appena citati e quindi anche l’Urb. lat. 419, non separabile dall’Urb. lat. 420, per ragioni testuali e illustrative.
Per confronto stilistico, inoltre, si associa alla figura di Veterani miniatore un cospicuo gruppo di codici urbinati, come per esempio gli Urb. lat. 423, 424, 425, 452 (Fachechi, Veterani, Federico, pp. 989-990; Martelli, Miniatore attivo a Urbino, pp. 196-199; Martelli, I codici di produzione urbinate, p. 73). Un corpus di esemplari che condivide, seppure con alcuni scarti e alcune differenze di impostazione e spesso con imprecisioni nel disegno, un medesimo linguaggio decorativo, costruito sull’impiego di fregi a bianchi girari abitati da putti e da volatili, su un ampio uso della lamina metallica aurea, su gallerie di ritratti e su fasce variamente illustrate – solitamente collocate nelle pagine di incipit – a introdurre figurativamente il testo.
È possibile tuttavia che le due indicazioni di Veterani– minio decoravi e minio decoraverim – debbano mettersi in relazione non all’attività miniatoria, bensì a quella di calligrafo e di rubricator (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 58, ella fa giustamente osservare le sfumature terminologiche collegate a quest’ultime locuzioni e a quelle invece comunemente associate alla pittura, per la quale si utilizzano espressioni come fecit, pinxit, hoc opus est). In effetti, insieme ad ampie porzioni di scrittura distintiva che accompagna le iniziali, i mss. elencati esibiscono tutti, nelle pagine di incipit, rubriche in capitale – seppure talvolta la mise-en-texte risulti incerta e non ben calibrata rispetto allo spazio riservato –; nella maggior parte dei casi sono state eseguite lettere in blu e in inchiostro d’oro, variamente alternate, oppure in rosso.
È quindi più verosimile pensare che l’intervento decorativo nel ‘catalogo veteraniano’ sia da ricondurre all’attività di anonimi maestri, probabilmente collegati allo scriptorium di palazzo, ipotesi questa che giustificherebbe anche le piccole variazioni, le incertezze di stile e di approccio alla pagina. In particolare, per gli Urb. lat. 419 e 420, l’esecuzione dell’apparato illustrativo potrebbe essere riferita a un miniatore, anch’egli anonimo, formatosi probabilmente a Pesaro alla fine degli anni ’50 del Quattrocento e giunto a palazzo, coadiuvato da una vera e propria officina di miniatori, forse negli anni delle nozze di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 64). La sua attività pesarese è testimoniata, ad esempio, da un Virgilio, sottoscritto da Iacopo Guidoni da Verona nel 1459, un tempo proprio nella collezione di Alessandro Sforza, signore di Pesaro (1409-1473) e padre di Battista (attualmente in collezione privata, ma già a Cologny, Bibliotheca Bodmeriana, ms. 185; de la Mare, Florentine Manuscripts, p. 195; Nicolini, Scheda nr. A36, pp. 213-217; Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 62); allo stesso scriptor vanno poi ricondotti altri tre codici eseguiti tra il 1459 e il 1460 e accostabili al Bodmer anche per l’apparato illustrativo – soprattutto per alcuni elementi connotativi come le peculiari fisionomie o un certo modo di rendere i paesaggi (Fumian, Autografia, prassi di bottega, p. 61), riconoscibili anche nella silloge urbinate di Appiano –: si tratta del Barb. lat. 482, un salterio-innario, e i Trionfi di Petrarca in doppia copia, Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 2649 e Dresda, Sächsische Landesbibliothek, ms. ob. 26 (Fumian, Autografia, prassi di bottega, pp. 62-63).
In conclusione, per gli Urb. lat. 419, 420 e per quelli compresi nel corpus a essi collegato, Federico Veterani fu responsabile della trascrizione del testo e degli interventi di tipo calligrafico, mentre gli apparati decorativi e illustrativi coinvolsero invece maestri che, per diverse vie e con differenti livelli di preparazione e di abilità, erano collegati allo scriptorium di palazzo; un’interazione, quella tra il copista e gli anonimi miniatori, che meriterebbe una riflessione più ampia, affrontata in una prospettiva d’insieme.
Parts of this manuscript
1r-2r
Ad gloriosissimu(m) et invictissimu(m) p(r)incipem Alfo(n)sum Aragonu(m) et utriusq(ue) Siciliae rege(m) in libris Appiani Alexandrini civilium bellorum Senat(us) p(o)p(u)liq(ue) Romani P(etri) Candidi prologus i(n)cipit feliciter
- Locus:
- 1r-2r
- Title:
- Ad gloriosissimu(m) et invictissimu(m) p(r)incipem Alfo(n)sum Aragonu(m) et utriusq(ue) Siciliae rege(m) in libris Appiani Alexandrini civilium bellorum Senat(us) p(o)p(u)liq(ue) Romani P(etri) Candidi prologus i(n)cipit feliciter
- Supplied title:
- Epistola dedicatoria ad Alfonsum Aragoniae utriusque Siciliae regem
- Incipit:
- Parthorum rege(m) ut ab Anneo accepimus sine munere
- Explicit:
- motus qui a Romanis prodiere referemus
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Other name:
- Alfonso V, El Magnanimo, re di Sicilia e Aragona, re di Napoli, 1385-1458 [dedicatee]
2r-3r
Argumenta libri Appiani Alexandrini de bellis civilibus I-V, P. Candido Decembrio interprete
3v-275r
De civilibus Romanorum bellis
- Locus:
- 3v-275r
- Title:
- De civilibus Romanorum bellis
- Uniform title:
- Historia romana (Appianus, sec. II). Bella civilia
- Rubric:
- Pu(bli) Candidi De civilibus Romanorum bellis ex Appiano Alexandrino hystorico eloque(n)tissimo traductis i(n) Latinu(m) liber primus incipit foeliciter
- Incipit:
- Senatus populusq(ue) Romanus mutuis sepe numero
- Explicit:
- easq(ue) Macedoniae illis finitimae subic(er)e
- General note:
- Al termine della rubrica, in capitale, seguono le parole: "et p(r)imo co(m)pendium sive epilogus totius op(er)is", vergate in minuscola umanistica e rubricate.
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Bibliography:
- IAM08.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
275r-287r
Illyricus
- Locus:
- 275r-287r
- Title:
- Illyricus
- Uniform title:
- Historia romana (Appianus, sec. II). Illyrica
- Rubric:
- P. Candidi de civilibus Romanorum bellis ex Appiano Alexandrino historico eloquentissimo traductis in Latinum liber quintus et vitimus [sic] explicit eiusdem liber incipit qui Illyricus i(n)scribitur ex eodem Appiano traductus foeliciter
- Incipit:
- Illyrios Graeci eos existimant qui supra Macedoniam
- Explicit:
- Tiberium vero sub monarchia illos recepisse
- Language:
- Latino.
- Alphabet:
- Latino.
- Bibliography:
- IAM08.
- Other name:
- Decembrio, Pier Candido, 1399-1477 [translator]
287r-288v
Historia romana (Appianus, sec. II). Celtica